-di Sandro Roazzi-
Cuneo fiscale sempre più alto in Italia. Secondo stime Ocse siamo al quarto posto in Europa, considerando lo stato di un lavoratore single. Migliora leggermente la situazione se riferita ad una famiglia. Ormai il cuneo lambisce la metà del salario attestandosi al 49% nel primo caso, al 40% nel secondo. Ma l’aspetto meno… rassicurante è che l’aumento pari allo 0,76% nel 2015 è interamente dovuto alla tassazione, mentre stabile resta il dato contributivo. Si potrà dire che prima di arrivare al capolista Belgio con un soffocante 55% ce ne corre, Paese nel quale l’esito del cuneo fiscale è dato sia dalla tassazione che dalla contribuzione.
Si potrebbe anche obiettare che il salario considerato dall’Ocse, attorno ai 30 mila euro lordi, va preso con le molle. E’ però indubitabile che il cuneo fiscale rappresenta tuttora uno dei nodi inestricabili delle difficoltà del nostro sistema economico. Se poi ci chiedessimo quale sia stata la causa dell’aumento del 2015 non saremmo lontani dalla verità se in termini di tassazione puntassimo il dito sul fisco locale. Certamente è il primo indiziato e richiama quindi ancora una volta l’esigenza di un riequilibrio nella tassazione che può essere raggiunto solo con una vera riforma fiscale. Anche perché di tentativi di riduzione del cuneo ce ne sono stati in passato con risorse non indifferenti. Ma anche con risultati poco soddisfacenti. Occorrono molti soldi per un taglio efficace e naturalmente a ruota spunta il solito interrogativo: chi ne beneficerà? Ovvero si tagliano i contributi a carico dell’impresa nella speranza che qualcosa, ottenuto in termini di produttività, raggiunga anche il dipendente o si favorisce direttamente quest’ultimo con una riduzione dei suoi contributi o dell’Irpef?
Domande non facili, viste le attese. Una via da esplorare era stata indicata tempo fa partendo dalla constatazione che avendo limitato (fino forse a farli decadere) gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni si liberavano risorse per immaginare interventi più strutturali. Ma è un’ipotesi che al momento non pare venga ripescata. Ed Allora? Il Governo a più riprese ha alluso ad interventi fiscali sul lavoro. Un po’ sottovoce viste le sorti dei conti pubblici collegate al confronto con Bruxelles. Una partita aperta che se verrà giocata però escluderà altre misure possibili di sostegno ai redditi. E qui cominciano i problemi.