Pensioni, l’emergenza è sociale

-di SANDRO ROAZZI- 

Sono tanti 173 miliardi di euro a prima vista: è la spesa previdenziale registrata dall’Inps agli inizi di quest’anno. Ma va ripartita per oltre 18 milioni di pensionati, tenendo conto che il 63% di essi non arriva a 750 euro mensili. Le donne in questa giravolta di cifre sono le più svantaggiate (ed il pensiero va alle reversibilità sempre in odore di… assurda eresia) ma anche il 42% degli uomini percepisce pensioni molto basse. Sono dati che raffigurano un Paese sempre più anziano ma anche con un solco sempre più profondo in fatto di redditi. Se aggiungiamo che il sistema di sostegno alla salute ed alla non autosufficienza suscita forti perplessità sul livello di civiltà assicurato in alcune zone d’Italia possiamo dire che forse proprio questa è la grande questione sociale con cui fare i conti.

            Sabato i sindacati terranno le loro manifestazioni sulla previdenza in tutta Italia, c’è da giurarci che questi numeri non saranno ignorati. Probabilmente però sarebbe il caso di mettersi attorno ad un tavolo prima che le pensioni tornino ad essere un terreno di scontro. Ed i pensionati le vittime sacrificali, o come qualcuno dice il bancomat del Governo. Anche perché sui conti pubblici tornano ad addensarsi nubi. I tedeschi, figurarsi, puntano il dito sul debito pubblico (ma il vero bersaglio non sarà mica Mario Draghi?), S&P, la solita agenzia di rating solerte quando è il caso di agitare le acque, abbassa le previsioni di crescita all’1,5% dall1,8%, la Confindustria paventa manovre corpose di correzione dei conti fino a 24 miliardi se la situazione tornerà ad essere problematica anche per colpa della bassa crescita…Non è un bel vedere, ma sarebbe saggio serrare le fila anziché… defilarsi. Le prossime settimane ci faranno capire qualcosa di più. Per il Governo comincia il difficile.

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