– DI FRANCESCA VIAN –
ECONOMIE D’ABORD!
Pietro Nenni è quasi arrivato al traguardo del 2 giugno 1946, dopo più di due anni di paziente lavoro. Manca un mese, quando parla ai cittadini di Roma. Come è consueto fare, tiene un piede ancora rivolto verso il risultato del prossimo due giugno, e un altro già oltre quella data. Dopo “politique d’abord”, è tempo di “économie d’abord”.
“Noi socialisti che dal luglio 1943 abbiamo detto – perché era necessario – “politique d’abord”, diremo dopo il 3 giugno “économie d’abord” e chiameremo tutte le forze sane della Nazione alla battaglia della produzione, alla battaglia del pane e del lavoro.
A questo fine è necessario rompere definitivamente con la politica della monarchia militare e del fascismo imperialista. Nel corso degli ultimi 50 anni noi siamo stati sacrificati prima alla Triplice Alleanza – dietro la quale si celavano gli interessi della dinastia – poi a quelli del “patto d’Acciaio”, dell’“asse Roma-Berlino”, del triangolo “Berlino-Roma-Tokyo”. In tutti questi sistemi d’alleanze noi non avevamo nulla da guadagnare e tutto da perdere, ed abbiamo effettivamente tutto perduto. Né sembra che basti, che già vi è chi ci propone la politica del “blocco occidentale”. Noi diciamo basta. La politica del blocco occidentale farebbe del nostro paese una colonia inglese od americana. La politica contrapposta del “blocco orientale” farebbe di noi una colonia dell’Unione Sovietica e noi non vogliamo essere una colonia russa.
Posti al limite fra l’Occidente e l’Oriente è venuto il momento di dire ai “grandi” della Terra: “Vedete di mettervi d’accordo e per questo contate sempre sui nostri buoni uffici, ma se per caso non riuscite a mettervi d’accordo, ebbene, non contate sul sangue degli italiani per nuove guerre di equilibrio”. (…) il Partito Socialista invita tutti gli italiani a coltivare il giardino e l’orto d’Italia in uno sforzo teso a risolvere i nostri problemi interni. (…) Risolvendoli faremo l’Italia e realizzeremo nel campo economico e sociale il nostro secondo Risorgimento.
Compagni e cittadini. Dopo l’Italia dei pennacchi, degli elmi, delle uniformi e dei galloni, il Socialismo si presenta alla Nazione sotto gli aspetti dell’umile ed austero seminatore. E’ passata la tempesta e noi ci apprestiamo a gettare sulla terra ancora sconvolta la semente della rinascita dell’Italia.” Dal discorso del 5 maggio 1946, pubblicato in Una battaglia vinta, 1946, ripubblicato nella rivista della Fondazione Nenni, 2016, http://www.youblisher.com/p/1356638-La-Repubblica-rivoltata/
Effettivamente la direzione del Partito socialista, nei giorni seguenti al voto, esprime un ordine del giorno tutto centrato su questioni economiche.
L’austero seminatore che getta sulla terra la semente della rinascita è al centro di altri passaggi chiave degli scritti di Nenni, certamente dei più suggestivi. E’ anche alla guida della seminatrice ritratta da Giuseppe Scalarini (La seminatrice, Avanti!, 24 febbraio 1917, vignetta richiesta alla famiglia dell’artista per il blog; in http://www.scalarini.it/it/home ogni settimana c’è in evidenza una vignetta di attualità; questa settimana è sulle tasse e fa “amaramente” ridere).
Nelle righe metalliche che distribuiscono i semi vi sono i nomi dei giornali socialisti dell’epoca, 52 nomi soltanto nella prima fila, fra i quali La difesa delle lavoratrici, e altre prestigiose testate per cui lo stesso Scalarini ha disegnato. L’austero seminatore di Scalarini semina socialismo. In verità, semina anche molto di più. I giornali socialisti editi in tutta Italia prima del fascismo furono più di mille, testimoniarono “l’attecchire degli ideali egualitari e contemporaneamente la nascita, la elaborazione e il diffondersi di un nuovo programma, (…) l’inserimento concreto nella lotta politica, l’impegno e la verifica rispetto alle realtà più misere del Paese, precise rivendicazioni sociali”. La propaganda di Napoli (1899), ad esempio, fu “promotrice di una vigorosa battaglia contro la camorra partenopea, battaglia che portò all’arresto e ai processi dei più noti esponenti camorristi dell’epoca” (citazioni da Marina Catricalà, “Le mille e una storia della stampa socialista”, Immagini del socialismo).
Sono le “Mille e una storia” di un popolo che sorge: poi schiacciate dal fascismo, perseguitate con ogni mezzo, le riviste tacquero per forza, almeno in Italia, ma il loro seme germinò ugualmente, e fu il fermento delle migliori “cose” (una parola amata da Nenni) dell’Italia di domani.
Il prossimo appuntamento è con Una pace con casco militare. francescavian@gmail.com
Si attende, ormai, il giovedì per leggere queste belle puntate di Francesca Vian.
Devo dire che è diventato un appuntamento interessante!
Grazie a Francesca.
Concordo in pieno con il commento precedente, grazie Francesca. Il fiuto del politico si manifesta anche nel saper distinguere ciò che è più importante e urgente da quello che lo è di meno. Le espressioni ‘il problema dei problemi’, ‘politique d’abord’ ed ‘économie d’abord’ si fanno veicolo di questa capacità.
Mi sfugge il motivo per cui le ultime due sono in francese. Chissà se per i lettori del tempo erano di immediata comprensione, probabilmente sì. Un dato mi sorprende molto: che i giornali socialisti editi in Italia prima del fascismo fossero più di mille. Una brulicante e prorompente democrazia! Benché solo nascente…