– di Martino Longo-
I giorni seguenti ad un attentato sembrano ripetersi solennemente in un
eterno ritorno, la clessidra dell’esistenza sempre di nuovo capovolta e
con essa paura, terrore e morte. Il cuore dell’Europa sanguina nuovamente
e con essa i suoi figli, ma il punto di rottura rispetto al passato
forse sta proprio qui, nel chiedersi dove e qual è il cuore dell’Europa
per capire veramente chi sono i suoi figli. Solo così, acquisendo
consapevolezza della nostra identità potremo difenderci da questa
minaccia: diceva Chesterton che il vero soldato non combatte contro quel
che ha davanti, ma per quello che ha dietro di sé, solo riscoprendo
perciò il nostro passato potremo capire la bellezza della cultura,
della civiltà e dell’arte di cui siamo figli e come tali siamo obbligati a
difenderle.
Se vogliamo tornare a guardare più in là del dolore e della
paura del giorno dopo, dobbiamo essere umili e riconoscere di essere
seduti sulle spalle di quel gigante che altro non è che l’intera storia
dell’Europa dalle sue origini cristiane, al concetto di nazione, al
rinascimento passando per le guerre dello scorso secolo, le libertà e i
diritti guadagnati. Cos’altro è se non questo il cuore dell’Europa?
Forse ci tiene uniti solo la burocrazia di Bruxelles? L’Europa è il
suo popolo e con esso tutta l’eredità che è alle sue spalle, basta
saper guardare con umiltà alla propria storia traendo da essa la forza
per guardare avanti. Senza di ciò questa lotta procederà sempre più
per odio ideologico verso chi si ha difronte e porterà ad una rottura
che non potrà essere sanata.