Il significato nascosto nell’8 Marzo

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Un giorno per celebrare le donne. Così è, internazionalmente parlando. Anche se ormai oggi sembra essere diventata una ricorrenza commerciale, legata soprattutto al dono della mimosa e alle serate a tema, la festa della donna ha un’origine che vale la pena ricordare. È una giornata carica di senso e di significati: ecco perché non è tempo perduto attardarsi su alcune riflessioni e meditare sul significato reale (ormai quasi rimosso) dell’8 marzo.

Contrariamente a quanto sempre pensato, la festività non nasce in seguito all’incendio divampato nello stabilimento “Cotton” di New York nel 1908 dove avrebbero perso la vita numerose operaie. Questa sarebbe solo leggenda.

La celebrazione cominciò a farsi strada nel “milieu” socialista, in particolare sul terreno delle lotte e delle rivendicazioni del movimento operaio internazionale attraverso un’idea di Rosa Luxemburg e Clara Zetking, due militanti comuniste.

Durante il VII Congresso della Seconda Internazionale nel 1907, a cui parteciparono delegati provenienti da varie nazioni, tra cui i massimi dirigenti socialisti dell’epoca come  la  Luxemburg, appunto, e Lenin, si discusse sulla richiesta dell’estensione alle donne del suffragio universale. Su questo argomento il Congresso votò una mozione in cui i partiti socialisti si impegnavano a perseguire l’obiettivo sino alla sua definitiva conquista.

Il 25 Marzo 1911 scoppiò veramente un incendio nella fabbrica “Triangle” di New York, dove morirono 146 lavoratori, per la maggior parte donne. Probabilmente è questo l’avvenimento intorno a cui poi nacque la leggenda che, tramandata sino a noi, si è trasformata in un riferimento storico. Da allora, in ogni caso, la lotta femminista per la conquista dei diritti politici si allargò anche ad altre questioni: lavoro, società, vita quotidiana.

La prima “Giornata della donna” fu celebrata ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio 1909, mentre in alcuni paesi europei si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911 su iniziativa di Clara Zetkin. Le manifestazioni furono interrotte dallo scoppio della Prima guerra mondiale finché l’8 marzo 1917 nella capitale russa le donne guidarono un’imponente manifestazione per chiedere la fine del conflitto sancendo così di fatto l’inizio della Rivoluzione bolscevica. Per stabilire un giorno comune a tutte le nazioni, poi, nel 1921 la Conferenza internazionale delle donne comuniste decise di dedicare l’8 marzo alla celebrazione della “Giornata internazionale dell’operaia”.

In Italia la Festa della Donna ha fatto il suo esordio nel 1922, ma l’avvenimento fu accolto in maniera molto tiepida perciò nel nostro Paese la prima vera celebrazione della Giornata delle Donne viene fatta risalire al 1945 quando si svolsero manifestazioni nelle zone già liberate dall’occupazione nazi-fascista. Il primo grande evento celebrativo dei diritti e delle conquiste femminili, si è avuto, tuttavia, soltanto nel 1972, in Piazza Campo de’ Fiori a Roma e fu in quella occasione che ebbe inizio la battaglia per la conferma del divorzio (due anni dopo si svolse il referendum e l’Italia allora massicciamente cattolica smentì i promotori cattolici che lo avevano voluto) e per il varo della legge sulla disciplina e la legalizzazione dell’aborto (la lotta ai “cucchiai d’oro”). La scelta della mimosa, come simbolo della Festa della Donna, invece, non ha particolari significati simbolici ma è legata principalmente al fatto che la sua fioritura avviene ai primi di marzo.

Al di là delle celebrazioni rituali e ufficiali che, comunque, servono anche a segnalare nel calendario della storia la progressiva conquista degli obiettivi, una cosa appare chiara ancor di più in una società che fa quotidianamente i conti col femminicidio e le violenze: le donne non devono essere festeggiate solo l’8 marzo ma rispettate, amate e considerate “pari” nelle opportunità, sociali, lavorative o di qualunque altro tipo (come sottolinea la Costituzione), tutti i giorni dell’anno.

Ecco perché questa Festa che a molte appare inutile, in realtà mantiene intatte le ragioni della sua esistenza: finché nel mondo (Italia compresa), le donne saranno vittime di discriminazione e violenza, cerchiare di rosso intorno un numero sul calendario diventa la maniera per non dimenticare e andare avanti sulla strada della completa emancipazione e della totale liberazione. Questa giornata nasce per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, quel lento e silenzioso fiume carsico che ci ha reso come siamo e non ancora (o non del tutto) come vorremmo essere; celebriamo conquiste che non dobbiamo dare per scontate, che sono state il frutto di lotte pazienti e faticose, portate avanti da donne tenaci che hanno voluto cambiare il mondo in cui vivevano con forza e determinazione perché credevano nel progresso e nella possibilità di una continua evoluzione verso il meglio. Cambiamento della politica e della società, che è soprattutto trasformazione delle menti e delle idee. Valori universali ai quali l’umanità deve ispirarsi; valori universali a molti negati e la cui conquista rende la vita degna di essere vissuta.

 

 

Valentina Bombardieri

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