-di ANTONIO MAGLIE-
I tedeschi hanno deciso di trasformare in virtù nazionale anche la “smemoratezza” storica. Perché se è già intollerabile che delle persone condannate per crimini di guerra non vengano obbligate a espiare la propria pena, è ancora più vergognoso che tra di loro qualcuno venga “premiato” per i servigi assicurati alla comunità d’origine e di appartenenza, tralasciando il fatto che nei confronti di altre comunità, in tempi passati ma non ancora dimenticati, ben altri servigi quelle persone hanno reso. Il caso è quello di Wilhelm Ernst Kusterer sergente delle Ss durante la seconda guerra mondiale, in servizio molto “attivo” dalle parti di Marzabotto. Kusterer è ormai un anziano signore di novantaquattro anni compiuti l’8 febbraio scorso al caldo della sua bella casa a Engelsbrand. Insomma, un uomo a cui il destino ha regalato una vita piuttosto lunga. Meno lunga è stata quella dei i 216 bambini che abitavano tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944 a Marzabotto, cioè quando da quelle parti calarono Kusterer e camerati sospinti da un vento di morte. L’uomo non ha mai pagato nonostante una condanna e la Germania (come l’Austria) non si è mai impegnata a dare seguito alle sentenze italiane. Si è detto spesso che i tedeschi hanno fatto i conti con il nazismo molto più seriamente di quanto non abbiano fatto gli italiani con il fascismo. Una verità parziale perché l’epurazione anche da quelle parti fu molto superficiale e in maniera decisamente frettolosa si provvide a voltare pagina salvando così anche molti noti intellettuali (tra gli altri, Martin Heidegger, Carl Schmitt: al riguardo, piuttosto indicativo è il libro di Yvonne Sherratt: “I filosofi di Hitler”). Una fretta, però, che ora genera paradossi che hanno il sapore dell’insulto nei confronti dei parenti di quelle vittime che invocano giustizia senza averla mai compiutamente ottenuta.
Perché il tempo può anche cancellare i ricordi ma se poi qualcuno provvede a ravvivarli andando in direzione ostinata e contraria rispetto a quella giustizia degli uomini che non sarà infallibile come quella divina, ma qualche punto fermo comunque lo pone, allora qualsiasi sforzo diventa vano. A Engelsbrand, infatti, non solo hanno deciso di dimenticare ma hanno provveduto anche a onorare con una medaglia d’oro il “cittadino che ha reso grandi servigi” alla città. In quel paese (poco più di quattromilatrecento anime, sud-ovest della Germania, regione del Baden-Wuerttemberg, non lontano da Stoccarda, la città della Mercedes e stazione d’arrivo prediletta negli anni Sessanta dell’emigrazione italiana) l’ex sergente ha sempre vissuto. Lo racconta anche la sentenza di condanna del 7 maggio del 2008 emessa dal tribunale militare d’appello che nell’iniziale elenco degli imputati segnala “Kusterer Wilhelm Ernst nato l’8 febbraio 1922 a Salmbach ora a Engelsbrand (Germania) residente in 75331 Engelsbrand-Salmbach via Birknockerstrass”. Ma non sono tanto i dati anagrafici che rendono significativa quella sentenza, quanto la storia che racconta e che non è di quelle che si possano facilmente dimenticare.
Kusterer l’anno prima era stato a sorpresa assolto dal tribunale militare di La Spezia che aveva in qualche misura accolto la tesi del suo avvocato difensore, Nicola Canestrini, illustrata in maniera un po’ pirotecnica: “Se basta essere appartenenti alla gioventù hitleriana per essere corresponsabili delle stragi naziste, allora dobbiamo allungare l’elenco degli imputati anche a Papa Ratzinger”. In realtà, Kusterer non si era limitato ad aderire alla gioventù hitleriana che poteva anche essere la conseguenza di un tragico errore di valutazione, aveva fatto di più, molto di più. E l’anno dopo lo spiegò la sentenza del tribunale d’appello facendo propria la tesi dell’accusa e condannandolo all’ergastolo: “La presenza del sergente Kusterer sui luoghi e nei giorni dei fatti è pacificamente provata, così come è altrettanto provato il suo grado, la sua esperienza, la sua anzianità nel grado, il suo ruolo operativo… e la conseguente partecipazione in tale qualità alla preparazione, organizzazione e coordinamento di una operazione di sterminio e di morte”. Sulla base di questi elementi lo dichiarava (“contumace”) “responsabile del reato di concorso in violenza con omicidio contro privati nemici, pluriaggravato e continuato”. Otto anni dopo, Kusterer non solo viene riabilitato, ma addirittura santificato dai suoi concittadini. Walter Cardi, il presidente dell’Associazione vittime della strage di Marzabotto, ha fatto sapere di aver scritto ad Angela Merkel e all’ambasciatrice in Italia, Susanne Marianne Wasum-Rainer. Chissà se quelle sue righe riusciranno a provocare un improvviso (per quanto tardivo) sussulto di memoria.