-di SANDRO ROAZZI-
C’era una volta la chimica…Ecco una eventualità che oggi lo sciopero riuscito e la manifestazione battagliera dei lavoratori chimici a Roma cerca di scongiurare in un Paese che a parole continua a credere nella sua vocazione manifatturiera ma poi appare in realtà distratto in due componenti essenziali come la politica e la stampa. Oggi migliaia di lavoratori provenienti da sette stabilimenti in diverse realtà di Italia hanno ribadito con grande determinazione la volontà di impedire che gli ultimi capisaldi di questo settore strategico per il futuro industriale finisca nel cassetto dei ricordi. La vertenza Versalis acquista dunque un valore tutto particolare: la sfida consiste nell’evitare che il destino di Paese manifatturiero si riduca ancor di più quando invece l’Italia avrebbe tutto da guadagnare conservando degli asset industriali che guardano al futuro come è la chimica verde.
Questa vicenda è ancora più emblematica in quanto Versalis vuol dire Eni, ed Eni è ancora strettamente collegato ad una proprietà pubblica che invece finora a quanto pare ha fatto di tutto per evitare di scendere in campo. Insomma scelte da fare e responsabilità da prendere in questo caso sarebbero quanto mai chiare.
I sindacati, lo hanno detto chiaramente, non vogliono che l’Eni venda la miglior offerente Versalis che racchiude quel che resta della chimica italiana pensando unicamente ai conti e proseguendo sulla strada di diventare sempre più un gruppo che concentra la sua mission nella compravendita di energia nel mondo. Un segnale anch’esso che va nella direzione di un impoverimento della vocazione manifatturiera italiana e che farebbe probabilmente girare nella tomba il suo fondatore, Mattei (e tutto questo nella assenza di un qualsiasi… fremito da parte di Confindustria).
In questa vicenda il sindacato ha dimostra una capacità di trattare e lottare unitariamente che non si vedeva da tempo. Ma l’ostacolo è di quelli durissimi, visto che si tratta di evitare la vendita a fondi stranieri della maggioranza di Versalis ipotecando per questa attività produttiva un futuro quanto mai incerto. Il silenzio del Governo, l’opacità delle forze politiche, la… disabitudine di buona parte della comunicazione a seguire vertenze di questo tipo con la sensazione che tutto sia già deciso e che il rapporto della forze in campo non penda certo dalla parte dei lavoratori vista la forza (anche comunicativa) dell’Eni spingerebbe a non essere molto ottimisti. Eppure il paradosso è che si sta discutendo del destino non di un ramo secco della produzione industriale di Eni ma di una scommessa seria nel coniugare chimica ed ambiente, nel far progredire anche nel nostro paese un progetto reale di chimica verde.
Versalis è nelle condizioni di poter rivestire un ruolo fondamentale in questo settore e nella ricerca avanzata che lo riguarda. Affidarlo a mani straniere vuol dire dunque rinunciare ad una possibilità di sviluppo importante oltre che constatare che l’Eni sta diventando sempre più un corpo estraneo alle sorti dell’industria italiana.
Se questo è lo scenario è comprensibile che i sindacati abbiano esposto anche al Presidente della Repubblica la situazione ed abbiano incalzato il Governo a guardare anche dalla parte della chimica intervenendo con tutto il peso della sua autorevolezza politica e di quella non meno rilevante che gli deriva dagli obblighi di azionista. Certo è che siamo di fronte ad uno scenario davvero poco confortante. La crescita, dati Ocse, galleggia appena sulla stagnazione, la domanda interna stenta, gli investimenti pubblici, necessari come il pane in questo frangente, latitano. La vertenza Versalis anzi segnala la fuga da progetti di investimento proiettati in avanti. Ma così si rischia di perdere un altro tassello vitale della nostra industria in grado di alimentare a sua volta settori essenziali come la ricerca o collegamenti fondamentali con l’ambiente, l’agricoltura. Qualcosa non torna, è evidente. Scoraggia poi il fatto che non ci sia su questi problemi una vera e seria interlocuzione fra Governo, politica e sindacati. Questo vuoto mette in mostra per l’ennesima volta una incapacità progettuale che alla fine può solo favorire un lento ma inesorabile declino come dimostra del resto quanto è avvenuto a Porto Marghera, a Porto Torres, a Gela e nella vicenda che ha riguardato la Saipem.
Fa sorridere infine la constatazione che questo governo e questa politica si riempiano la bocca sostenendo la necessità che i giovani possano già nella scuola fare esperienze di lavoro. Ma se le attività industriali che parlano di futuro come la chimica verde si perdono, dove vanno a finire le speranze di questi giovani? Oppure dobbiamo concludere che capiranno presto sulla loro pelle che crescono in un Paese che li cita continuamente ma al dunque invece di creare per loro spazi di lavoro da lezioni di …rinuncia.
Enrico Mattei sosteneva che “l’ingegno è vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”. Frase attualissima, ma più ancora potrebbe essere un buon compito da assolvere per Eni e Governo. Anche se Mattei…era Mattei.