La foto di Monti, la politica, i nostri difetti

-di ANTONIO MAGLIE-

La foto di Monti in attesa come “un comune mortale” in un ospedale nel web è diventata virale. Per carità, mai è apparsa tanto meritata la notorietà riservata a una immagine nella sostanza banale: a cose del genere siamo poco abituati. Ma l’aspetto triste della vicenda è che un comportamento appena normale si sia trasformato in un “esempio” di virtù civica. Sicuramente colpa di una politica che ci ha “allenati” ai piaceri del privilegio, peraltro anche esibito per consentirci poi di poter urlare il tradizionale: “Lei non sa chi sono io”. Però c’è anche un altro aspetto che andrebbe analizzato e cioè la misura della diffusione di determinati comportamenti presso l’italica popolazione.

Perché se è vero che chi ci governa offre da tempo immemore pessimi esempi, è anche vero che in tanti tra i nostri connazionali nel loro piccolo (come le famose formiche di Gino e Michele che si incazzavano) si abbandonano lietamente allo sfruttamento della posizione di favore, che si tratti di un ospedale, di un ufficio postale, di un banco al mercato, dell’accesso a un vagone della metropolitana (provare, soprattutto a Roma, per credere). Una parte degli italiani non ama le “file” (e tante altre cose: la fedeltà fiscale, il rispetto delle norme del codice della strada che induceva uno scrittore di origini nostrane, John Fante, a descriverci come un popolo votato a una guida molto creativa con tanto di chiassoso accompagnamento musicale). Quando nella Capitale Eataly aprì il suo punto-vendita, decise di consegnare al “buon senso” dei clienti la gestione delle attese. Esperimento fallito e per evitare spargimenti di sangue davanti al bancone della salumeria, il proprietario della catena di supermercati di lusso montò dopo pochi mesi le macchinette che distribuiscono i biglietti tagliacode.

Probabilmente anche alcuni di quelli che in pubblico hanno lodato il comportamento di Monti, in privato, poi, davanti a un semaforo che dura troppo a lungo al centro di un incrocio in cui non passano auto, attraversa tranquillamente dimentico che quella colorazione non svolge una funzione puramente estetica, non abbellisce la strada ma indica semplicemente un dovere che comporta, di converso, per altri un diritto. In un film di Totò la gag più esilarante è quella che coinvolge un parlamentare arrogante e tronfio di nome Trombetta la cui figlia aveva sposato il signor Bocca da cui “Trombetta in Bocca”. Ebbene, troppi, anche tra di noi, non solo con scranno parlamentare, si sentono come l’onorevole Trombetta, con o senza il signor Bocca assunto nel ruolo di genero.

antoniomaglie

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