Il “costituzionalista” Casaleggio

 

“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. L’articolo 49 della Costituzione della Repubblica Italiana non sembra contemplare i principi-guida del documento messo a punto da Gianroberto Casaleggio nel quale si prevede una “punizione” di 150 mila euro per quegli eletti che dissentono dalla linea ufficiale o, meglio, dal “pensiero unico” del partito. Certo, la tempistica con la quale il Pd ha pensato di dare attuazione a quell’articolo (o, almeno, a una sua parte) appare un po’ sospetta. Ma che le regole del Movimento 5 stelle (ad esempio, l’imposizione del vincolo di mandato non tanto rispetto alle indicazioni dell’elettorato, quanto ai diktat di due smanettatori di computer) siano più in linea con quelle di una setta che di una organizzazione dedita alla politica, è ormai abbastanza evidente. Alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno bollato come “fascista” l’iniziativa del Pd. Consiglio ai “Casaleggio-Boys” una breve meditazione su queste poche parole: “Io ho sempre sostenuto che per preparare il testo di una nuova costituzione democratica, sia più opportuno o più prudente muovere dal punto di vista della minoranza”. Le pronunciò settant’anni fa nel corso di un intervento alla Costituente Piero Calamandrei che forse aveva con il diritto e i diritti una familiarità maggiore di quella che mostrano oggi Casaleggio e Grillo. Anche lui fascista? Ormai è chiaro cosa intendeva dire il M5s con lo slogan “uno vale uno”. Intendeva semplicemente sottolineare che solo “uno vale”. Cioè l’insigne costituzionalista Casaleggio.

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