-di FRANCESCA VIAN-
DISIMBORGHESITO
Il 7 ottobre 1944, dalle colonne dell’Avanti!, Nenni scocca dal suo arco l’aggettivo “disimborghesito” (nell’articolo Tendenze europee, ripubblicato in Pietro Nenni, Vento del Nord). Significa “non più borghese”, ma vuol dire in verità molto di più.
Nell’articolo spiega: “La guerra ha proletarizzato in Francia, come negli altri paesi, vastissimi strati di piccoli e medi borghesi, i quali oggi non hanno più niente da difendere nei confronti delle classi operaie. (…) L’esperienza annunciata dal generale De Gaulle (il controllo da parte dello Stato di molte attività economiche e fonti di ricchezza, ndr) si tradurrà in un rafforzamento della democrazia soltanto attraverso l’assurgere delle classi lavoratrici a nuove classi dirigenti. E’ il destino della Francia, come dell’Italia, come di tutti i paesi d’Europa, che escono dalla guerra disimborghesiti e proletarizzati”.
Questa parola racconta, in sei sillabe, una lunga storia umana. Vi sono dei proletari che – un tempo che fu – si sono “imborghesiti”. Composta con il prefisso in- illativo, cioè di avvicinamento, di “andare verso”, la parola significa: “diventati borghesi”; a questo prefisso in-, Nenni prepone il dis- che significa l’esatto opposto, cioè separazione, allontanamento, negazione. I ceti in-borghesiti ora si sono cioè “allontanati dalla loro condizione di borghesi” e si sono, dunque, dis-in-borghes-i-ti; in –iti, –i è la vocale tematica di un ipotetico verbo “disimborghesire”, oppure di “imborghesire” (verbo già esistente a cui Nenni ha preposto il dis-), e –ti è la desinenza del participio passato, volta al plurale nel contesto del nuovo aggettivo.
E’ una parola geniale, che narra, nella sua apparente semplicità, la storia di molti uomini di tutta Europa, una storia antica accostata alla storia recente, anzi al presente della guerra in atto, alla conseguenza sociale ed economica della guerra (nella foto Bombardamenti in riviera Paleocapa a Padova, collezione Sergio Nave). E’ una parola ossimorica, che contiene cioè due concetti contrari, ma non contraddittori, perché tra i due movimenti opposti c’è il tempo e c’è la guerra: prima, con il tempo, è arrivato l’in-, cioè l’avvicinamento alla borghesia; poi, con la guerra, il dis-, cioè l’allontanamento dalla stessa. Da proletari si è diventati borghesi, ora si è tornati proletari. “Disimborghesito” è dunque un aggettivo di derivazione participiale, che dà forma ad un sofferto percorso plurigenerazionale.
Nei primi anni Novanta ho elencato nella rivista fiorentina Lingua Nostra circa centoquaranta parole che Nenni ha creato o usato prima degli altri. I dizionari, negli anni successivi, le hanno accolte, attribuendole a Pietro Nenni. Non essendo però riuscita a trovare l’aggettivo “disimborghesito” in nessun altro scritto, come se avesse avuto quest’unica vita nell’ottobre del 1944, l’ho citato marginalmente, come creazione nenniana poi non divenuta parola della lingua italiana. Ho avuto in verità la felice sorpresa che il Grande dizionario dell’uso diretto da Tullio De Mauro, oltre alle altre parole, ha inserito anche “disimborghesito” nelle sue prestigiose pagine, e lo ha datato 1944; ha fatto dunque così entrare – a ragion veduta – questa efficace parola di Pietro Nenni nella storia della lingua italiana.
La prossima puntata con “Sua Eccellenza”, una parola da abolire.
“LE PAROLE D’AUTORE” è diventato, per me, un appuntamento molto gradito. Si riscopre il piacere della “Parola” e delle “PAROLE”, che erano “passione” e “vita” una volta e che diventano, oggi, grazie a Francesca Vian , la riscoperta di un pensiero e di una Storia che diventano importanti nell’attualità del momento per dare significato alle Parole , con la speranza di uscire dalla banalità del lessico quotidiano.
Grazie a Francesca e alla Fondazione.
Questo articolo mi ha fatto rivivere giorni lontani che ho vissuto nel 1944 a Ponte di Brenta, dove in quel periodo i fascisti uccisero Silvio Barbato, un sostenitore (se non ricordo male) di Nenni. Grazie per aver sollecitato questo ricordo, Annamaria Beschi
Carissime, Vi ringrazio di cuore dei Vostri commenti, che sono di riferimento nel mio lavoro. Sì, signora Annamaria, Silvio Barbato era proprio sostenitore di Nenni, come Lei ben ricordava. Ho colto il Suo spunto per la pagina di oggi. Un caro saluto.