-SILVANO MINIATI-
Tito Boeri che molto spesso negli ultimi tempi ho attaccato anche duramente per il suo modo di gestire l’INPS è stato intervistato Domenica scorsa da Maria Latella di SKY TG24. Personalmente ritengo l’intervista abbastanza esplosiva e comunque tale da non essere archiviata con un semplice richiamo alle sue parti ritenute più significative, visto che pone problemi di grande rilevanza politica e anche strategica. La cautela mi induce a non dare per scontata la versione di Boeri, soprattutto quando si individuano le responsabilità del parlamento nel bloccare una scelta di assoluta e condivisibile trasparenza dell’INPS nei confronti di milioni di assicurati.
Ancora più cauto mi considero nel sostenere l’affermazione che l’atteggiamento di ostilità dei parlamentari potrebbe derivare da una ritorsione contro chi combatte i vitalizzi e non solo in base ad un esperienza consolidata che mi ha portato a ritenere che Boeri, di lotta ai vitalizzi non ne abbia davvero fatta a sufficienza, ma perché abbiamo alle spalle momenti esemplari che dimostrano come lo scarica barile tra dirigenti dell’INPS e deputati non sia proprio un evento impensabile. Torniamo quindi a Boeri che ci avverte che è stato vistosamente intralciato il suo tentativo di utilizzare lo strumento delle “buste arancioni” per comunicare a ogni assicurato la sua reale posizione.
Se l’affermazione di Boeri è vera, non solo il presidente merita tutta la nostra solidarietà, ma anche una riflessione sul perché sindacati e forze sociali non si stiano schierando. La scelta del ricorso alle “buste arancioni” è non solo giusta in se, in quanto costituisce un contributo alla trasparenza e a i corretti rapporti dell’istituto con quelli che dovrebbero essere considerati i suoi legittimi proprietari: e cioè i lavoratori, ma anche una rottura (chiamiamola discontinuità) con un passato dove hanno prevalso il paternalismo e anche, diciamolo francamente, il terrorismo. Un passato, quello con il quale dobbiamo rompere definitivamente, che riguarda ad esempio il perché una scelta come quella delle pensioni complementari on integrative , chiamatele come volete, sia stata chiaramente ostacolata. La scelta delle pensioni integrative ha fatto poca strada, e ora ci dobbiamo chiedere quanto abbia pesato il sabotaggio di fatto di governi che non hanno messo in campo politiche fiscali di sostegno e una campagna denigratoria molto martellante orchestrata da politici, banche, assicurazioni alla quale l’INPS non si è di fatto opposta in modo convincente che ha trasformato una opportunità positiva in un semplice salvagente in previsione delle future disgrazie.
È chiaro che il lavoratore che ha percepito la proposta di adesione alla pensione integrativa, che non ha colto possibili aiuti fiscali certi e che si è sentito dire che doveva fare presto a costruirsi un reddito integrativo poiché la “pensione”, ormai condannata a ridursi drasticamente, sia diventata un soggetto non solo scettico, ma in molti casi sospettoso e contrario. A proposito di trasparenza, spero che molti non abbiano dimenticato che quando si trattò di compiere le prime esperienze di comunicazione sullo stato dell’arte ai giovani e in particolare a quelli del fondo precari, l’allora presidente dell’INPS, il noto professore Mastrapasqua impedì l’iniziativa sostenendo che sarebbe stato molto pericoloso mettere i giovani in stato di apprensione comunicando loro dati che avrebbero dimostrato che il loro futuro previdenziale si annunciava veramente nero.
Ben vengano allora le buste arancioni che servono a mettere ognuno di fronte alla propria realtà e anche alle proprie responsabilità. Se scopri che esistono situazioni non trasparenti sul piano della contribuzione, e quindi che la lotta al nero non si fa o non funziona; se ti accorgi com’è facile oggi verificare che i provvedimenti costruiti all’insegna e in nome del Job Act stanno creando solo grande confusione e soprattutto mancanza di certezze allora capisci che il problema non è quello di tifare per Boeri o per chi ne ostacola la operatività anche se essa può apparire debordante non sul piano dei fatti ma sicuramente su quello dei discorsi. Conoscere per giudicare, quante volte lo abbiamo detto. Meno purtroppo abbiamo fatto nostro il principio del conoscere per agire.
Rivendicare oggi il diritto-dovere dell’INPS e di Boeri di scegliere la strada delle “buste arancioni” significa molto semplicemente stare dalla parte di coloro che considerano che i diritti, le cose giuste non ti vengono regalate, ma devi conquistarle e difenderle.