Di banche e di rapinatori

BANCHE– di ENZO RUSSO-

Sul supplemento Risparmio del Sole 24 Ore del 9-01-2016 Luigi Guiso interviene sul caso delle obbligazioni subordinate delle quattro banche, e si chiede chi ha sbagliato i regolatori o i banchieri? Dopo una breve analisi della vicenda che molti italiani stanno seguendo con attenzione, il professore di finanza familiare si stupisce come nel caso di specie da parte di molti commentatori “si metta in secondo piano il fatto che le perdite subite dai risparmiatori siano innanzitutto il riflesso della pessima gestione di quelle banche”. Si stupisce ancora che “non ci si chieda come si possa migliorare il governo delle banche in modo da ridurre le tentazioni di ricorrere a raggiri dei propri clienti quando la redditività della banca vacilla – qui il riferimento è alla poca chiarezza dei prospetti prescritti dalla Consob che devono essere consegnati ai clienti. Dico io che un esempio preclaro di prospetto poco chiaro ma corposo è stato recentemente quello relativo alla quotazione in borsa di Poste italiane. Ben cinque pagine del Sole 24 Ore notoriamente scritto a caratteri molto piccoli che chiunque fa fatica a leggere. Qualcosa come un libro di 130-150 pagine. Mi sono rifiutato di leggerlo.

Tornando al caso delle quattro Banche, Luigi Guiso non volendo parlare in prima persona conclude la sua breve ed efficace analisi così: “come ha intelligentemente intuito lo scrittore Mauro Corona, i primi rapinatori di banche (e dei loro clienti) sono i banchieri stessi”. Una conferma di questa affermazione si trova in tutta la letteratura che si è sviluppata sulle banche d’affari dopo lo scandalo dei mutui sub-prime, le relative cartolarizzazioni e l’uso spregiudicato dei prodotti derivati nudi che hanno fatto tutte o quasi le principali banche del mondo. E ovviamente non è la prima volta che ciò avviene.

Una riprova indiretta e rilevante si trova sempre su Il Sole 24 Ore citato nel supplemento Finanza e Mercati. Silvia Pieraccini intervista Lorenzo Rosi ex Presidente e AD di Banca Etruria. Un’intervista molto istruttiva. Alla richiesta di spiegazioni circa l’utilizzo di fatture false (primo filone di indagine su Banca Etruria) e l’essere indagato per questo motivo, l’interessato risponde che le fatture sono state contabilizzate nella dichiarazione IVA – da lui firmata – ma che l’IVA relativa alle fatture false non è stata portata in detrazione e, quindi, confida nello stralcio della sua posizione”. Tutto regolare? Niente affatto. Ma io ragiono con categorie diverse. Più significativa ancora la risposta ad un’altra domanda della giornalista: “la spaventa la possibile accusa di bancarotta fraudolenta”. Risposta: “bancarotta? Anche se il commissario liquidatore e Bankitalia chiedessero il fallimento della banca, per la bancarotta servirebbe il presupposto di avere distratto somme nel proprio interesse. Su questo sono più che tranquillo. La Banca d’Italia ha fatto quattro ispezioni : se avessimo preso soldi sarebbe emerso, lei non crede? La verità è che abbiamo sempre e solo lavorato nell’interesse del territorio e delle aziende”. In questa chiara e lampante ultima affermazione del signor Rosi non compare l’interesse della banca, dei suoi azionisti, dei suoi obbligazionisti di serie A e B e, meno che mai, dei depositanti. È un problema?

Riprendo l’ultima frase del pezzo del prof. Guiso che condivido ma merita un’annotazione. La frase è: “Possiamo aumentare i numeri di guardiani o dotarli di più munizioni ma prima ancora dovremmo occuparci di come selezionare meglio i banchieri”. Giusto ma senza dimenticare l’articolo 47 comma 1 della Costituzione secondo cui “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. Sono sicuro che Luigi Guiso conosce benissimo questo articolo ma lo ricordo per spiegare al lettore che le banche non sono imprese come le altre e che se la Costituzione non deve rimanere  solo un pezzo di carta, il legislatore deve meglio e più rigorosamente articolare la disciplina, il coordinamento e il controllo dell’esercizio del credito. Altrimenti è come se assumessimo che il risparmiatore è perfettamente informato ed è tutta colpa sua se si è affidato ai rapinatori di banche.

fondazione nenni

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One thought on “Di banche e di rapinatori

  1. Molto interessante. Pietro Nenni definiva i “banchieri” con la formula “i sacerdoti del vitello d’oro”…

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