Le parole d’autore di Pietro Nenni (sesta puntata)

-di FRANCESCA VIAN-

PRENDERE PER IL BAVERO

nenni fumettoIl 19 aprile 1921 è il primo giorno per Nenni giornalista dell’Avanti!. Egli si trova a Parigi, dove il presidente del Consiglio francese, onorevole Aristide Briand, è nero contro la Germania, perché essa non paga i danni di guerra. Briand dice che verso la Germania bisogna procedere “main au collet”. Nenni lo lascia in francese e non lo traduce (“la maina au collet del signor Briand”), commentando invece duramente ciò che c’è dietro il termine: il “patriottismo aggressivo”, la “politica della forza”, il “gretto egoismo nazionale”.

Poiché Briand insiste con il suo “main au collet”, dopo undici giorni, alla scadenza del primo maggio, quando si impone un articolo riflessivo, Nenni non può più evitare di tradurlo. Comincia il pezzo con: “Che cosa ci porterà il Primo Maggio? Alla minaccia inequivocabile del signor Briand che una mano ferma prenderà per il bavero la Germania se gli impegni assunti col Trattato di Versailles non saranno eseguiti, altre (…) s’aggiungono in questi giorni” (pagina 4)

Oltre a “prendere per il bavero”, nello stesso articolo, Nenni rende il motto in italiano anche con “colle mani alla gola” e nuovamente con “la main au collet”: segno che Nenni non ha ancora in mente un modo univoco per rendere il motto francese in italiano.

Ci possiamo vedere il primo esempio nella lingua scritta italiana di “prendere per il bavero” in tutte le accezioni, qui per “afferrare qualcuno”. Nenni lo utilizza in senso figurato: la Germania non è una persona e non ha il colletto. In senso proprio, non può essere una coincidenza, il modo di dire viene assegnato dai vocabolari qualche anno più tardi allo scrittore Ignazio Silone (socialista e poi comunista fino al 1931). Nel romanzo “Fontamara”, pubblicata a Zurigo nel 1933, Silone scrive: “Lo prese per il bavero, gli sputò in faccia e gli domandò: – Dov’è Elvira? Cos’hai fatto a Elvira?”. Inoltre il letterato Alfredo Panzini, che registra periodicamente le parole nuove nel suo “Dizionario moderno” (essenziale per studiare la lingua di quegli anni) registra “presa di bavero” come “presa in giro” due anni dopo, nell’edizione del 1923.

La “maina au collet” è per Nenni il fondamentale pericolo che l’Europa corre in quei frangenti. Non è però il premier francese il maggior responsabile: Briand, anzi, riconosce Nenni, “è senza dubbio il più pacifista degli uomini di Governo francesi” (Avanti!, 23 ottobre 1921, pag. 5): nel 1926 Briand sarà insignito insieme con il ministro degli esteri tedesco Gustave Stresemann del premio Nobel per la pace. Non è Briand, dunque, il colpevole, ma il Trattato di Versailles, uscito dalla Conferenza della pace, subito dopo la prima guerra mondiale (nella foto le delegazioni dei paesi riunite a Versailles nel 1919); ancora peggiore è l’atteggiamento di ostinata politica di attuazione del trattato di Versailles della classe governativa francese, politica che prepara una nuova guerra.

Fin dal suo primo giorno a Parigi, Nenni condanna infatti il Trattato di Versailles (il suo primo articolo da socialista si intitola La bancarotta della politica di Versaglia), trattato che l’America non firmò mai, e poi prosegue a condannarlo in tutti i mesi successivi.

O il trattato di Versailles o la pace. Oggi l’opposizione al Trattato di Versailles, quindi la politica di pace, è una sola: il socialismo. (…) L’Europa non riacquista la sua capacità produttiva, l’ordine rimane una chimera, perché alle infinite barriere doganali che sono la morte economica degli stati più deboli e sussidiari di materie prime, si è aggiunta e sovrapposta una più grande barriera fra vinti e vincitori, e perché l’Europa tende l’attività dei suoi organismi statali ed economici, alla rovina e alla distruzione dell’altra metà dell’Europa. Ecco il problema e il nodo da sciogliere, il tragico nodo che ci strozza tutti, vinti e vincitori, il Trattato di Versailles.Avanti!, 13 settembre 1921, pagina 5

Il Trattato di Versailles ha impedito che sulle rovine della guerra si stabilisse il minimo di solidarietà fra gli stati europei. Ecco la colpa, ecco il delitto.” Avanti! 16 settembre 1921, pag. 1

Non si divide per mezzo secolo il mondo in vinti e vincitori, non si condanna metà dell’umanità a divorare l’altra metà.” Avanti! 4 ottobre 1921, pagina 1.

Nella prossima puntata assillante.

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