Le parole d’autore di Pietro Nenni (quarta puntata)

-Francesca Vian-
vignetta

Giuseppe Scalarini, “Venticello elettorale”

Codino Rosso”, 23 marzo 1946, da scalarini.it

Vento del nord

Pietro Nenni conia e lancia la formula politica “Vento del Nord” nell’autunno del 1944. Anche se la locuzione è ampiamente nota, non ho voluto trascurarla, sia per l’importanza che ha avuto, sia per la forza profetica che il vento ha avuto in Pietro Nenni e nella stampa socialista. Con Vento del Nord si intende “la spinta politica verso sinistra che il Nord avrebbe portato” (Bruno Migliorini), lo scatenarsi delle forze rivoluzionarie che la Resistenza determinava al Nord, e che avrebbero investito la situazione politica e istituzionale in Italia, con la loro spinta propulsiva al cambiamento a favore della Repubblica.

Il 23 settembre 1944 Nenni si avvicina alla formula, scrivendo sull’Avanti!: “Il vento che soffia, e che a Milano e a Torino diventerà impetuoso, non s’acquieterà finché tutte le forze antidemocratiche, tutti gli interessi reazionari non siano spazzati via”.

Il 26 ottobre il suo Vento prende il nome dalla terra da cui si leva: “si ha ancora nelle orecchie il grido di passione e di ardore delle popolazioni dell’Italia centrale, che è come un’anticipazione di quel tale Vento del Nord, al cui soffio impetuoso molti equivoci, molti “se”, molti “ma” andranno per aria come foglie d’autunnoAvanti!, 26 ottobre 1944.

Ciò che noi chiamiamo il “Vento del Nord” è lo sforzo che sarà necessario, da parte delle masse lavoratrici e dei partigiani dell’Italia settentrionale, per riprendere il problema al punto in cui era un anno fa e per dire: – Qui definitivamente finisce l’Italia del fascismo e comincia l’Italia democratica.Avanti!, 28 gennaio 1945

Ma al di là della linea di guerra, con le masse contadine della valle padana, coi proletari del triangolo Milano Genova Torino, coi lavoratori del Veneto, con i tecnici e gli intellettuali che sono in prima linea nella cospirazione, una forza in irresistibile movimento, che non si accontenterà di parole sulla libertà e la democrazia, ma vorrà fondare la libertà su nuove istituzioni politiche e su nuovi ordinamenti economici. Questo è ciò che noi chiamiamo il Vento del Nord.Avanti!, 7 febbraio 1945 “Ben venga quindi il vento del Nord a fugare ombre, dubbi, esitazioni e a rimettere al loro posto uomini e cose”, Avanti!, 16 marzo 1945

Si tratta di preparare la saldatura del Sud col Nord, evitando gli urti troppo violenti. Si tratta di preparare i polmoni della nazione al soffio vivificatore del Nord” Avanti!, 28 marzo 1945

Vento del Nord. Vento di liberazione contro il nemico di fuori e quelli di dentro…Avanti!, 27 aprile 1945

Quando parlammo per la prima volta di Vento del Nord, i pavidi, che si trovano sempre al di qua del loro tempo, alzarono la testa un poco sgomenti. Che voleva dire? Era un annuncio di guerra civile? Era un incitamento per una notte di San Bartolomeo? Era un appello al bolscevismo? Era semplicemente un atto di fiducia nelle popolazioni che per essere state più lungamente sotto la dominazione nazi-fascista, dovevano essere all’avanguardia della riscossa. Era il riconoscimento delle virtù civiche del nostro popolo, tanto più pronte ad esplodere quanto più lunga ed ermetica sia stata la loro compressione. Era anche un implicito omaggio alle forze organizzate del lavoro e alla loro disciplina rivoluzionaria. Ed ecco il Vento del Nord soffia sulla penisola, solleva i cuori, colloca l’Italia in una posizione di avanguardia. In verità il Vento del Nord annuncia altre mete ancora oltre l’insurrezione nazionale contro i nazifascisti. Gli uomini che per diciotto mesi hanno cospirato nelle città, che per due lunghi inverni hanno cospirato sulle montagne sono pronti ad imporre, non una rivoluzione di parole, ma di cose. Avanti!, 27 aprile 1945 “Con l’arrivo a Roma dei membri del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, un poco del Vento del Nord soffierà in Piazza degli Apostoli e al Viminale.” Avanti!, 6 maggio 1945

Il “soffio vivificatore” è sempre presente nell’immaginario di Nenni e anima anche il Vento del Nord. Esso è “soffio”, per quanto potente; Nenni non lo chiama mai uragano, ciclone, raffica, tempesta: queste parole sono familiari a Nenni, ma riservate esclusivamente alla “reazione”.

Non ci sono dubbi. Il Vento del Nord ci ha dato la Repubblica, la Costituzione, e tanti valori che non erano affatto scontati. Nemmeno la repubblica lo era, se pensiamo al grande numero di monarchie che ci sono ancora in Europa. Ci voleva la forza profetica di sapere leggere – nella pagina di insopportabili sciagure che fu l’Italia settentrionale fra il ‘44 e il ‘45 – il germe di una nuova era. Dal momento che non si poteva evitare tanto dolore, bisognava creare il futuro, credendoci. E Nenni vi riuscì. Non bastava la “Resistenza”, benché essa sia presto divenuta il mito fondante della nostra repubblica (in proposito Riccardo Tesi, “Lingua Nostra”, 1994). Non bastava cioè aiutare a cacciare i tedeschi. Fu assolutamente il Vento del Nord a darci la repubblica e la Costituzione, cioè l’idealità suprema che tanti uomini di buona volontà (e tante donne, e le loro famiglie, di tutta Italia) misero a servizio di un futuro migliore; Nenni (che non era al Nord) gridò ogni sua lacrima affinché vincesse tale idealità, un’idealità fatta di vivi, o meglio di fortunati sopravvissuti (come Nenni stesso, del resto), ma fatta in primis di tutte le speranze dei morti, che Nenni non dimentica mai, cui volge lo sguardo ad ogni successo, come offrendo loro, come dovendo a loro, come traendo da loro ogni vittoria (Vittoria Nenni compresa). Il Vento del Nord è una parola per porgere anche un tributo immediato alle tante storie di partigiani, che non si è mai smesso di raccontare, oggi ancora vive: l’ultima di esse è quella di Giovanni Zerbetto, presentata a Padova il 15 dicembre (Marco Guglielmi, Una storia partigiana, 2015, Cleup).

Repubblica e Costituzione. Battaglie vinte. Aveva ragione Giuseppe Tamburrano a mettere in evidenza, nel suo “Pietro Nenni”, le parole di Francesco Saverio Nitti: “In Italia c’è un solo rivoluzionario: Nenni. Per fortuna c’è Togliatti a moderarlo”.

Sulla forza animatrice, consolatrice, redentrice del vento, e più ancora del “soffio” ci rivediamo

nella prossima puntata con “corrente”, altra creazione politica di Pietro Nenni.

francescavian@gmail.com

avanti

Avanti! 6 maggio 1945, pagina 1

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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