Un ricordo di Mauro Ferri

20150930111639328_0001-di GIANNA GRANATI-

Il 29 settembre di quest’anno è morto Mauro Ferri. Aveva 95 anni, un’età tardissima che non aveva appannato la sua lucida intelligenza e la sua straordinaria memoria.

Ferri è stato uno dei protagonisti della storia del Partito socialista nel secondo dopoguerra, partito al quale aderisce nel 1945. Nella sua lunga vita politica è stato sindaco, deputato, segretario di partito, ministro, parlamentare europeo, membro del consiglio superiore della magistratura, giudice e poi presidente della corte costituzionale. Concluso il suo incarico alla Corte costituzionale, nel 1996 entra a far parte, come socio fondatore, della Fondazione Nenni, alla quale affida il suo archivio. L’impegno politico svolto con grande passione e acuta intelligenza non gli ha fatto dimenticare l’altra sua grande passione: lo studio della storia e in particolare della repubblica romana di cui era un cultore e collezionista di pubblicazioni, alcune anche di grande valore, donate alla Corte costituzionale.

Ho conosciuto Ferri tramite mio marito, Giuseppe Tamburrano. Tra loro due erano frequenti le discussioni politiche accese che qualche volta finivano con il telefono sbattuto. Salvo poi richiamarsi poco dopo per continuare a discutere e a volersi bene. Pian piano sono entrata anche io nel giro delle telefonate e, forse perché dotata di una maggiore diplomazia, ho finito col soppiantare mio marito come interlocutore privilegiato. All’inizio ci sentivamo per sfogarci per come andava la cosa pubblica – anche io sono stata iscritta al Partito socialista – e soprattutto per criticare, anche aspramente, il mondo politico, nel quale Ferri ormai stentava a riconoscersi. Gli capitava spesso di ritornare con la memoria alle battaglie condotte per arrivare a conclusioni sconsolate sulle vicende attuali. Non erano rari i suoi “ti ricordi……” e poi “ma no, come puoi, tu sei più giovane…..”.

Le nostre chiacchierate serali, quasi tutte le sere, hanno cambiato direzione in un’occasione particolare. Avevo raccontato a Mauro, che aveva studiato dai gesuiti e fino ai 25 anni aveva partecipato alle pratiche religiose, distaccandosene poi totalmente, che mi era stato chiesto nella mia parrocchia, per la domenica delle palme, di leggere, insieme ad altri fedeli, il brano del vangelo della passione di Cristo. E gli avevo raccontato che a me era toccata la parte peggiore, quella in cui il popolo chiede la crocifissione. Me ne ero lamentata con lui, dicendogli che la lettura ad alta voce mi aveva turbata. Scoprii in quell’occasione che conosceva benissimo la liturgia soprattutto quella pasquale e che aveva un gran piacere ad ascoltare le trasmissioni che la televisione dedicava ai riti della settimana santa, particolarmente quelli relativi alla resurrezione, irritandosi per ogni interruzione esterna: mi liquidò bruscamente al telefono perché stava ascoltando il canto dell’Exultet.

Quando Franca, la moglie, si ammalò seriamente mi disse della sua tristezza anche per l’impossibilità di aiutarla, e soprattutto delle domande che si affollavano nella sua mente sui problemi della morte, dell’al di là. Sono una cattolica praticante e faccio parte dei gruppi di volontariato vincenziano, ma non ero e non sono “attrezzata” culturalmente per discutere di temi così importanti. Gli consigliai di leggere le sacre scritture e segnatamente i salmi che, al di là del contenuto religioso, sono letterariamente splendidi. Non me ne ero resa conto, ma avevo finito col mettere in moto un meccanismo di ricerca che indusse Mauro a immergersi nella lettura dei vangeli.

E da intellettuale, anche un po’ pignolo, affrontò la lettura in modo rigoroso e sistematico: tutte le sere leggeva un brano e lo rileggeva, a mente fresca – diceva – la mattina seguente. Usava un volume con i testi in latino (che leggeva perfettamente) confrontandoli – e criticando spesso la traduzione – con la versione italiana. Qualche volta, ricorreva anche al testo greco. Succedeva spesso che la sera mi sottoponesse ad una sorta di interrogatorio, citando delle frasi latine. Sul latino mi ha preso più volte in castagna con domande tranello anche non inerenti la religione: non dimenticherò tanto presto la domanda su Plinio il Vecchio.

Gli avevo regalato un volume di commento ai vangeli, ma , pur gradito, non lo usò mai. Mi telefonò e con la schiettezza che diceva dovesse esserci tra amici, mi disse : figurati se ti ricordavi che devo mettere il libro sotto l’apparecchio per leggere. Questo è troppo grande. Aveva infatti problemi con la vista, soffriva di “macula” ed era costretto a usare uno strumento speciale per leggere.

Un personaggio che lo affascinava era papa Bergoglio. I suoi giudizi sull’operato del Papa erano tutti positivi ed io, qualche volta, scherzando gli dicevo che lo amava tanto perché sentiva nelle sue parole l’eco degli ideali di solidarietà, giustizia sociale per i quali si era battuto.Il mese di luglio di quest’anno era stato un brutto mese per la sua salute, ricoverato in clinica, ma le nostre telefonate non si erano interrotte. Anzi, si era impegnato a leggere l’enciclica “Laudato si” per poterne poi discutere insieme. Al rientro a casa si era procurato il testo. E’ riuscito a leggerne metà poi la situazione è precipitata ed è stato necessario un nuovo ricovero in clinica. Durante le visite che con mio marito gli abbiamo fatto conversava un po’ e poi la stanchezza lo sopraffaceva. Due giorni prima della sua morte, mi disse che sperava tanto di tornare a casa e io gli promisi che sarei andata a tenergli compagnia, ma notai che la voce non era più la stessa.

Due giorni dopo Mauro non c’era più. Mi, ci mancherà.

Mio marito sostiene che Mauro si era “innamorato” di me. E lo prendeva in giro: “Mauro, attento, gli amori senili sono dolorosi”. Io non mi sono mai accorta di essere Susanna. Il sentimento di Mauro era ispirato da una inquieta ricerca di Dio di cui certo non poteva discutere con mio marito che è, come si definisce lui, “cristiano ma non cattolico”. Diceva Pascal: Dio, se lo cerchi lo hai trovato. E con me Mauro poteva parlarne.

Se le nostre lunghe “chiacchierate” lo hanno aiutato ne sono felice (e aspetto mio marito al varco).

Oggi pomeriggio (5 novembre 2015), alle ore 18.30 si celebrerà, presso la Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, una Messa in suffragio di Mauro Ferri. 

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Un ricordo di Mauro Ferri

  1. Sono Isabella, la nipote di Mauro Ferri. Cara Gianna, non può immaginare il piacere che mi ha fatto leggere il suo ricordo di mio nonno, ancora vivo, così presente, così pignolo, come lei giustamente sottolineava. Spesso mi aveva parlato di lei con molto affetto. Anche a me, a noi, manca tanto!

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