Pensieri (quasi) controcorrente. 2: la nuova immigrazione

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-EDOARDO CRISAFULLI-

 

Che dire invece degli immigrati giunti da noi in età adulta? Qui il discorso si fa più complesso. Anzitutto va abolito il reato di immigrazione clandestina, introdottto dalla legge Bossi-Fini (30 luglio 2002, n. 189), che dovrebbe tornare a essere un illecito amministrativo. Saviano ci ricorda il triste anniversario dell’omicidio di Jerry Masslo (25 agosto 1989), fuggito dal Sudafrica dell’Apartheid nella speranza di trovare un lavoro dignitoso e un riscatto in Italia. Jerry presenta subito la domanda di asilo politico, che gli viene rifiutata. All’epoca lo status di rifugiato era previsto solo per i dissidenti in fuga dall’Est europeo (furono i socialisti a volere fortemente una legge civile sull’immigrazione, che estendesse il diritto di asilo agli extraeuropei. E così, nel 1990, venne approvata la legge Martelli).

Senonché, Jerry va a Villa Literno, nel casertano, per lavorare come stagionale nella raccolta dei pomodori. Un lavoro massacrante, fino a 12 ore al giorno a spezzarsi la schiena sui campi. I braccianti africani sono costretti a dormire in capanne, in case diroccate o all’aperto. I clan camorristici tengono tutti in pugno, e impongono il sistema brutale del caporalato. Una sera una banda di criminali tenta di rapinare i braccianti africani. Jerry, che si oppone, viene freddato a colpi di pistola. Una delle tante vittime della prepotenza mafiosa. Quando si parla di immigrazione, al Nord, ci si dimentica che una marea di extracomunitari – regolari o clandestini, non importa – lavorano nell’economia sommersa, nell’illegalità, per colpa nostra. Sono schiavi salariati nelle campagne del Meridione o nei cantieri edili del Nord; sono lavoratori fantasma, senza diritti e senza sicurezza. Al Nord si mugugna perché gli immigrati senza lavoro (legale) e privi di fissa dimora vengono curati nei nostri ospedali. Usufruiscono, cioè, di servizi pubblici senza aver pagato le tasse. L’accusa è vergognosa: se tolleriamo che lavorino in nero, dobbiamo accettare le cure gratuite anche per loro. Se ce n’è – come ce n’è di sicuro – un certo numero che bighellona e campa di espedienti, non è una buona ragione per negare l’assistenza medica di base a tutti. L’economia sommersa non l’hanno importata né gli arabi, né gli africani.

Va anche detto che per decenni una miriade di italiani ha sfruttato ben bene i servizi pubblici pagati dai contribuenti onesti – scuole, università, ospedali, pensioni, assistenza sociale ecc. –, dichiarando la decima, a volte la ventesima, parte di quanto guadagnavano. E lo hanno fatto con tracotante senso dell’impunità, ben sapendo che rubavano ai loro concittadini. La civiltà di un Paese si giudica anche da queste cose. L’onestà fiscale è un dovere di lealtà verso i propri connazionali.

Ben di rado sentivo mugugnare, prima dell’immigrazione di massa. Forse non è razzismo, ma poco ci manca. A un italiano “doc”, con pedigree italiano, si riconoscono più facilmente diritti senza contropartita. La cittadinanza, acquisita per nascita, giustifica un privilegio, quello di frodare il fisco. Bizzarra, questa mentalità: gli evasori di ‘’pura razza italiana’’, avrebbe detto un estensore dell’infame Manifesto della razza, sono proprio coloro che hanno sospinto l’Italia sull’orlo del baratro. Se non altro, hanno avuto molto più tempo a disposizione per far danni. Un fatto è certo: l’Italia non rischia la bancarotta a causa degli immigrati.

Ma, a voler essere obiettivi, una cosa dobbiamo ammetterla: la narrativa della sinistra – così nobile e idealistica – sorvola troppo spesso sui problemi che l’immigrazione incontrollata porta con sé. Gli immigrati sono in buona parte lavoratori onesti. Non ho dubbi in proposito. Ma il trionfalismo, il clima da sol dell’avvenire – l’immigrazione produce solo ricchezza, basta riconoscere i diritti a tutti – mi lascia perplesso. Sul fatto che bisogna garantire a tutti – italiani e stranieri – eguali diritti (e, aggiungerei, eguali DOVERI) non ci piove. Ma il punto è un altro: che politica dell’immigrazione abbiamo? Qui mi riferisco ai migrant workers, a chi cerca un lavoro: chi fugge da guerre, persecuzioni e dittature ha giustamente diritto all’asilo, così dice la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati.

L’Italia importa fin troppe braccia e si preoccupa poco dei cervelli, anche dei propri: ne sono fuggiti tanti, di cervelli italiani, che ci sono costati una fortuna! Perché non ragionare seriamente su un sistema a quote, tipo quello americano? Scegliere gli immigrati sulla base della nazionalità o della religione questo sì che sarebbe discriminatorio. Ma non è forse insensato ignorare le competenze professionali? Gli Stati Uniti attraggono le migliori intelligenze dall’Europa e dall’Asia, e così sono all’avanguardia in tanti campi. Anche il Canada, uno dei paesi più civili al mondo, che infatti è apertissimo all’immigrazione, incentiva un certo tipo di immigrato. Persone con qualifiche specifiche hanno maggiori possibilità di ottenere il visto d’ingresso. Sull’immigrazione dovremmo essere più generosi in alcuni casi, e più severi in altri. Va abrogata e riscritta la Bossi-Fini: oggi lo straniero ottiene il permesso di soggiorno se ha già un contratto di lavoro. Io concederei visti di lavoro della durata di un anno e anche più a tutti gli stranieri che dimostrano di avere certi requisiti culturali o professionali – nonostante la crisi, avremo sempre bisogno di tecnici, di operai specializzati, di artigiani, di infermieri, di ingegneri, di scienziati, di piccoli imprenditori ecc. Diamogli il tempo di trovare, o di inventarsi, il lavoro una volta arrivati in Italia. Cosa facciamo, per esempio, per attirare scienziati e ricercatori stranieri nelle università italiane? Ho l’impressione che non vogliamo regole per le braccia straniere, ma ai cervelli stranieri mettiamo volentieri il bastone fra le ruote.

Questi discorsi, da noi, sono in odore di eresia: non piacciono a chi, a destra, vorrebbe ricacciare tutti gli immigrati in mare; e piacciono ancor meno a chi, a sinistra, rifiuta l’idea di un’immigrazione regolamentata sulla base di ‘punteggi’. A destra sono succubi della xenofobia. A sinistra siamo ostaggi dell’etica del buon Samaritano.

 

 

 

 

 

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One thought on “Pensieri (quasi) controcorrente. 2: la nuova immigrazione

  1. Per Edoardo Crisafulli. Sono d’accordo su tutto quanto ha scritto sul tema dell’immigrazione. Comunque ritengo che ci sia un’aspetto che andrebbe normativizzato con attenzione e con implementazione di strumenti efficaci: l’accesso ed il transito sul suolo nazionale di un flusso costante e, con durata imprevedibile nel tempo, di spostamenti di masse di persone dall’area geopolitica dell’Africa e del Medio Oriente verso l’Europa che utilizzano ,ora e nel futuro, perché il passaggio è obbligato in quanto il più vicino nell’area mediterranea. Quanto ,ora, segnalato penso che possa avere la tua attenzione. Cordialità.

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