PRIMO BILANCIO DEL GOVERNO RENZI

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Ho intitolato il primo articolo su Renzi “Parole, parole, parole….”. Anche questo articolo meriterebbe lo stesso titolo più di un anno dopo. Il bilancio dei fatti è, per la verità, estremamente magro: gli 80 euro di bonus ai lavoratori dipendenti: che – tra l’altro – non hanno prodotto alcun effetto positivo sul mercato.
Dopo aver fatto un bellissimo discorso al Parlamento di Strasburgo (parole, parole, parole!), i fatti continuano a latitare. Egli ha molte ragioni a pretendere una dose di flessibilità nei conti europei: ma non la ottiene. Personalmente avrei preferito che insieme a questa richiesta – difficile da ottenere – Renzi avesse proposto all’Europa misure concrete, precise, ad esempio per porre fine all’ecatombe di immigrati nel “mare nostrum”.
 
Mentre la situazione economica in Italia peggiora – qualcuno parla di terza recessione – Renzi ha ingaggiato la battaglia per la riforma del Senato, di cui non si vede l’urgenza e i benefici istituzionali poiché il Senato renziano potrà provocare una seconda lettura da parte della Camera e se passa ora è difficile che passi alla seconda votazione che richiede la maggioranza dei due terzi o un rischiosissimo referendum. Io aggiungo che la trattativa del Nazareno ha intorbidito la dialettica politica tra maggioranza e minoranza berlusconiana. Quanto al merito , a parte i rilievi sul nuovo Senato (ne riparleremo quando il progetto sarà definito) sull’Italicum (il progetto di nuova legge elettorale) pesano due macigni di cui Renzi (finge?) non si accorge: il referendum del 1991 che ha sancito una preferenza e la sentenza della Corte costituzionale che annullando il Porcellum ha ribadito che nella legge elettorale è necessaria almeno una preferenza: e invece l’Italicum conferma la regola aberrante dell’eletto “nominato” dagli apparati di partito.
 
Mi viene da pensare a Craxi (prescindendo ovviamente dalla vicenda giudiziaria). Eletto al Midas egli si consacrò non tanto alle promesse, ma si dedicò ai fatti: fatti di grande rilievo, imponendosi sulla scena politica con la battaglia per salvare la vita di Moro: solo contro tutti e stando dalla parte giusta (la storia appurerà che Moro poteva essere tolto ai brigatisti); sfidò Berlinguer sulla scala mobile; tenne testa a Reagan a Sigonella; e aiutò i perseguitati politici dall’URSS al Cile.

Renzi giustamente si vanta del suo 40 per cento alle elezioni europee; nei sondaggi Craxi raggiunse il 42,5 per cento. Con la differenza che nello stesso sondaggio il partito di Craxi raggiunse solo l’11 per cento del gradimento. Nel 40,8 per cento di Renzi c’è il 25 per cento del PD alle elezioni politiche del 2013. Naturalmente non va dimenticato che Craxi fu travolto dalla corruzione.

Questo per dire che la parola è argento ma i fatti sono oro. E se Renzi si occuperà di economia, occupazione, tenore di vita, salvezza degli immigrati passerà alla storia come un grande statista.

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