La sinistra dopo le elezioni europee

Roma, raccolta firme e presentazione dei candidati per la Lista

-CESARE SALVI-

Le elezioni europee sono state un autentico terremoto politico non solo in Italia. Molte analisi sono state dedicate alla travolgente vittoria del PD in Italia, e ai contraddittori risultati negli altri paesi dell’Unione. Ma vorrei qui concentrarmi sulle prospettive per la sinistra in Italia.

La lista Tsipras ha superato lo sbarramento, e questo certamente è un dato positivo per chi si è impegnato per questo risultato. Vanno segnalati in questo contesto risultati molto superiori alla media nelle grandi città.

Ma ora la domanda è: si è trattato di un episodio già concluso, dopo il quale ciascuno tornerà come prima, o è possibile ripartire da questo 4% per costruire in Italia un partito della sinistra?

I primi segnali non sono incoraggianti. Già nelle elezioni regionali amministrative le forze della sinistra si sono perlopiù presentate divise, con risultati modesti (è significativo che invece laddove si sono presentate unite il risultato è stato molto migliore rispetto alla somma dei partiti).

Soprattutto, subito dopo il voto, non vengono segnali incoraggianti dalle forze politiche che hanno concorso alla lista europea. SEL appare divisa tra chi pensa a una confluenza nel PD, o comunque a un rapporto privilegiato con questo partito, abbandonando quindi la prospettiva di una sinistra unita, e chi, sul versante opposto, ripropone, per andare avanti, pregiudiziali di ogni tipo.

Si rischia però in questo modo di rinunciare definitivamente alla possibilità di dare all’Italia una formazione politica analoga a quelle che non solo in Grecia, ma anche in Germania, in Francia, in Spagna, hanno mostrato in queste elezioni di avere un significativo radicamento e consenso. Questi partiti hanno assunto come denominazione la parola “sinistra”, e hanno dimostrato che è possibile unire socialisti, comunisti, ambientalisti, le forze nuove dei movimenti, intorno a un progetto condiviso.

La mia opinione è che occorre fare la stessa cosa in Italia. Bisogna subito dare vita a una costituente della sinistra, partendo dal programma della lista per le europee. Il percorso va concluso con la costituzione di un vero e proprio soggetto politico, basato sulla regola “una testa un voto”.

Non bisogna fare del rapporto con il PD la questione dirimente, e in questo momento divisiva. Il buon senso dice che la questione va affrontata volta per volta, confrontandosi sul programma, a livello nazionale, regionale e amministrativo. Il primo banco di prova sarà l’anno prossimo, quando dieci regioni andranno al voto. Bisognerebbe essere pronti per allora.

Per molti aspetti il PD di Renzi resta da decifrare. I prossimi mesi diranno come sarà utilizzato il grande consenso conseguito, sul piano sia economico sociale sia dell’assetto costituzionale. Dividersi adesso non avrebbe senso. E in ogni caso solo una democrazia partecipata, non intese o contrasti di vertici ristretti, può offrire gli strumenti per le decisioni che dovranno essere prese dall’ipotizzato nuovo soggetto politico. Come si dice in questi casi, pessimismo della ragione, ottimismo della volontà.

 

 

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One thought on “La sinistra dopo le elezioni europee

  1. non si può impedire a nessuno di girare attorno all’ostacolo, ovvero, il termine sinistra, come se il socialista con i sui contenuti culturali fosse una semplice componente. Mi spiegate storicamente e politicamente perché, non può racchiudere il pensiero composito della sinistra? O tale, forse novello settarismo, è frutto della sconfitta storica del comunismo?

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