Europa, meglio con più politica e meno regole

 
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-ALFONSO SIANO-

 
Con l’approssimarsi delle elezioni europee si moltiplicano gli appuntamenti di approfondimento sul tema. Tra questi, degno di nota quello recentemente organizzato dallo IAI presso la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Durante l’incontro si è discusso del ruolo del Parlamento Europeo, destinato nel futuro ad essere il luogo privilegiato dell’innovazione istituzionale, quale che sia l’esito del voto del 25 maggio, anche cioè se si affermassero le forze politiche euroscettiche. Di fatto il Parlamento Europeo, nonostante abbia acquisito negli ultimi anni prerogative crescenti, in molti casi risulta ancora, per i cittadini chiamati ad eleggerne i rappresentanti, un illustre sconosciuto. Pochi infatti sanno che si tratta di una istituzione chiamata a co-decidere, insieme al Consiglio Europeo, su gran parte delle politiche comunitarie. Anche in settori tipicamente intergovernativi, come quello della politica estera e di difesa europea, il Parlamento Europeo gioca un proprio ruolo. Negli ultimi anni, infatti, il Parlamento Europeo ha conquistato un peso maggiore tra le istituzioni europee utilizzando la leva del bilancio, che gli ha consentito di affermare progressivamente i propri poteri di controllo e, possibilmente, di co-legislazione.

Ciò nonostante, non si può ancora dire che il Parlamento Europeo abbia i classici poteri dei Parlamenti nazionali. Manca ancora il fondamentale potere di proposta legislativa, che è demandato alla Commissione Europea. Inoltre gli eventi degli ultimi anni hanno spiazzato il Parlamento Europeo per almeno tre ragioni. Primo, la crisi economica ha fatto emergere una incapacità di reazione delle istituzioni europee ed il ruolo di Governo dell’Europa, prima assolto dalla Commissione, si è spostato sul Consiglio Europeo, con una crescente difficoltà da parte del Parlamento Europeo di assolvere la funzione di controllore politico. Inoltre, per risolvere la stessa crisi, si sono stipulati due nuovi trattati – Fiscal compact ed European Stability Mechanism – che sono al di fuori del Trattato di Lisbona. Infine, il Parlamento Europeo è stato spiazzato dal prevalere della “filosofia delle regole”, , ossia la mancanza di discrezionalità nelle scelte europee, come metodo di governo, che ha avuto la conseguenza nefasta di produrre austerità senza crescita.

Si tratta quindi oggi di ripristinare a livello europeo una maggiore discrezionalità politica e, soprattutto, di colmare il vuoto tra cittadini ed istituzioni europee. Negli ultimi anni quando si è parlato di Europa si è parlato soprattutto della Commissione Europea e, nella maggior parte dei casi, in termini negativi. Occorre dunque creare uno spazio politico in Europa e favorire la collaborazione tra le istituzioni europee ed i Parlamenti nazionali. L’indicazione indiretta da parte dei cittadini del Presidente della Commissione Europea non può che rappresentare il primo passo in questa direzione. La priorità per chi sarà eletto dovrà essere quella di battersi per far assegnare al Parlamento Europeo il potere classico delle assemblee parlamentari, cioè quello di proposta legislativa, attualmente in capo alla sola Commissione Europea. Inoltre occorre favorire la nascita e lo sviluppo di partiti politici europei, di cui i partiti nazionali dovrebbero essere emanazioni. Infine, occorre colmare a livello europeo non solo il deficit democratico ma anche quello di Governo, riducendo il peso delle regole ed individuando un “governo politico” che da solo può giustificare l’esistenza del Parlamento Europeo e colmare il vuoto fra cittadini ed assemblea parlamentare. Per far ciò bisogna modificare il Trattato di Lisbona. Prima o poi bisognerà modificarlo per integrarvi Fiscal Compact ed ESM ed inoltre, molto probabilmente, nel 2017 l’Inghilterra chiederà una modifica dei trattati e questa potrebbe essere l’occasione giusta per ripensare le istituzioni europee. Gli obiettivi possono essere almeno tre: primo, politicizzare la Commissione facendone l’altra vera gamba, insieme al Consiglio Europeo espressione degli Stati nazionali, del Governo europeo. Secondo, saldare assieme Parlamento Europeo, partiti politici europei e cittadini dell’Unione. Terzo, utilizzare di più lo strumento della cooperazione rafforzata e riequilibrare i rapporti fra le istituzioni europee.

Oggi l’Europa assomiglia più ad una monarchia costituzionale che ad una Repubblica, con il Consiglio Europeo che svolge le funzioni del sovrano, ma non bisogna dimenticare che nonostante tutto resta una grande conquista di pace e benessere. Sono passati 37 anni dall’ultima volta che un italiano, Emilio Colombo, è stato eletto Presidente del Parlamento Europeo. Il prossimo 25 maggio avremo la possibilità di votare non solo la forza politica preferita ma anche di selezionare il candidato: è importante mandare in Europa persone preparate e consapevoli che contribuiranno ad adottare norme che avranno un impatto importante sul nostro quotidiano. Persone che siano in grado di costruire e non di distruggere, persone che siano magari anche papabili per farsi eleggere dai propri pari Presidente. Il mondo cambia, e questo è un grande momento perché l’Italia e gli italiani possano contribuire a pilotare il cambiamento e non a subirlo.

 

 

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