Quando avremo una casa comune?

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-ANTONIO TEDESCO-

Dal momento in cui è penetrata con effetti gravosi e dirompenti la crisi economica in Europa, in Italia l’agenda politica si è impoverita ulteriormente di contenuti, di prospettive e di progettualità. L’emergenza ha gettato nel caos i Partiti, in evidente declino di consenso e di radicamento territoriale, che oggi puntano più alla sopravvivenza, che al rilancio dell’azione politica.

L’Italia stenta ad avere non solo una maggioranza,ma soprattutto un’agenda politica capace di salvare il Paese dall’empasse culturale, economica e politica e di guardare con fiducia nel futuro. Le proposte avanzate da Matteo Renzi non ci sembrano shock, forse dettate più dall’urgenza del Premier e dalla necessità di mostrarsi più efficace e pragmatico dei predecessori che da una reale presa di coscienza delle vere necessità del nostro Paese; poi con una maggioranza del genere potrà realmente smuovere l’economia, il lavoro? Se l’alleato Alfano è contrario a forme di patrimoniali, come si fa a cambiare il sistema della pressione fiscale in Italia e in che modo spostiamo la ricchezza dall’alto verso il basso, in una Nazione che ha un elevato livello di diseguaglianza economica( che ci rende molto simile ai paesi anglosassoni)?

La priorità è intervenire con Riforme che vadano nella direzione di un rafforzamento dell’efficienza economica che favorirebbe il crescere dell’uguaglianza, con la rimodulazione del sistema fiscale che deve diventare maggiormente progressivo e non come oggi gravoso per il ceto medio dipendente e per chi non ha reddito. Le grandi trasformazioni che hanno interessato le economie capitaliste occidentali necessitano di una riflessione più profonda. La crisi, dalla quale stentiamo ad uscire, ci ha mostrato la fragilità strutturale dell’economia italiana, debole e priva delle dovute protezioni a tutela dei ceti più deboli. Abbiamo constatato che durante le crisi internazionali in Italia si esasperano, rispetto ad altri Paesi europei, gli effetti perversi del Capitalismo finanziario.

Nelle fasi di difficoltà economica c’è il rischio che si aggiri uno spettro: l’analfabetismo politico. L’assenza di una cultura politica fa avanzare colorite espressioni antipartitiche, prive di precise identità, senza un’Idea di Società, molto abili a toccare le corde tese degli animi esasperati. Contribuisce a questa sfiducia nei Partiti “tradizionali” la bassa qualità della classe politica, che favorisce la creazione di sentimenti di sfiducia che atomizzano le Comunità locali. Attualmente i cittadini hanno una minore propensione e disponibilità a mettere in comune le proprie risorse, competenze e condividerle. Si è spezzato il clima fiduciario che è alla base dello sviluppo economico, ed è aumentata contestualmente la competizione distruttiva, l’individualismo. Il successo dei Movimenti antipartitici e dei partiti personalistici che formulano visioni semplificatrici della realtà mettendo sullo stesso piano, banalizzando le differenze, tutti i politici e i partiti, non deve affossare la speranza che può esistere uno spazio alternativo rappresentato dalla buona politica, capace, attraverso la partecipazione democratica, di valorizzare le competenze e l’entusiasmo dei cittadini.

È proprio in questa fase di crisi del Capitalismo finanziario si deve inserire una nuova idea di Società: socialmente, economicamente, culturalmente e ambientalmente sostenibile. Quando ci sarà una “Casa Comune”, dove chi crede nella Democrazia, nella libertà, nei diritti, nella solidarietà, nello sviluppo sostenibile potrà riconoscersi? Una “Casa Comune”che accoglie-raccoglie, strada facendo, quel complesso groviglio di sensibilità, culture, e pratiche di una sinistra diffusa e dispersa?

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