Le divise tedesche

divise tedesche

-CESARE MILANESE-

Si sono aperti sfarzosamente i Giochi di Sochi. Nella giornata inaugurale c’è stata la sfilata degli atleti delle varie nazioni partecipanti. A sorprendere, in particolare, per il look, è stata la rappresentanza tedesca. Vittorio Zucconi su “la Repubblica” così ne scrive: “Quando lo squadrone tedesco è sfilato esibendo un’orribile tuta multicolore da circo equestre, è stato inevitabile pensare a una deliberata allusione all’arcobaleno simbolo della non discriminazione razziale e sessuale, anziché attribuirla al semplice cattivo gusto teutonico.”

I teutonici che “alludono”? Questa sì che è una sorpresa. Comunque sia, la loro messa in mostra da “divisa fuori ordinanza”, è stata interpretata generalmente nel senso sospettato e indicato da Zucconi. E in questo, Zucconi non si sbaglia. Volendo, essi, evidentemente (o probabilmente) dimostrare di essere pro gay, tanto per far dispetto personale a Putin e dimostrare così, testimonialmente, di essere essi “allineati e coperti” sul democraticismo effuso e diffuso, sperso e disperso in ogni dove (quindi anche nello sport), l’hanno fatto con pantomimica gaiezza, alla loro maniera.

Che astuti, che tempisti, che spiritosi, questi tedeschi, si direbbe! E può darsi anche che lo siano, sempre alla loro maniera. Ma è una maniera che induce a una certa diffidenza. Va da sé che qui il nostro rilievo, di diffidenza, non è dovuto, come per Zucconi, alla loro improprietà d’ordine estetico. Perché se mai, per noi, è proprio l’improprietà estetica che si fa indizio di qualcosa d’inappropriato che sta dietro alla loro pantomima. “Allineati” su questa, certo, ma non da questa “coperti”, anzi, si direbbe “scoperti”. Allora c’è da chiedersi: La Germania odierna recita una parte? L’impressione è questa. Anche perché, questa, è la convinzione che s’impone. Sotto la guida di Frau Merkel, la quale, non a caso, di suo veste in “divisa” rassicurante da massaia rurale, ecologicamente aggiornata, la Germania recita: la Germania finge. E non potrebbe essere altrimenti. E’ forzata a farlo. Ed essa, obbediente al diktat di civiltà che incombe su di essa per i suoi trascorsi, tedescamente ubbidisce. Ubbidisce disciplinatamente, ma si capisce, a fiuto, che questo non è il suo ruolo.

A fiuto, infatti, le “divise” adottate dai suoi atleti a Sochi, non convincono, proprio perché esteticamente stonano. Se qualche cosa stona esteticamente vuol dire che c’è dell’altro che, in tale cosa, che non funziona come cosa. Insomma, i tedeschi, che sbagliano nella loro specialità atavica, le divise, non convincono. E’ la loro mutazione d’allure così “fuori ordinanza”, che non convince. E si diventa ancora più non convinti, e indotti a una giustificata diffidenza, se si dà un’occhiata a come i loro soldati sono vestiti. Infatti, non sono vestiti da soldati. Sembrano al più dei guardaportoni alberghieri. Il che non può essere vero.

Non c’è nessun esercito al mondo, nemmeno il più scalcagnato, che mandi in giro i suoi soldati camuffati in quella maniera da non-soldati. Funzione rassicurante, da parte della Germania Riunita ed egemonizzante? Certo. Ma l’intenzione, per l’appunto, è del tutto “scoperta”. Sarebbe, semmai, molto più rassicurante, se i soldati tedeschi vestissero da soldati: palesati come tali e perciò più controllabili, perché più normali. Ma in questa maniera, vista la loro maniera, cioè la loro “divisa” impropria, il sospetto che si tratti di una mimetizzazione (molto tecnicamente militare in questo) si fa quasi quasi certezza.

Honni soit qui mal y pense? Può darsi. Ma quelle divise “fuori ordinanza”, proprio perché così fuori ordinanza, non possono essere vere.

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