Le preferenze e la questione sociale

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-NUNZIO MASTROLIA-

Il dibattito sulla legge elettore, ed in particolare per quanto riguarda la questione delle preferenze, sembra essere ormai entrato nel vivo. Preferenze si, preferenze no: questo il dilemma. Ebbene, chi ha ragione? In linea di principio, visto il modo in cui questo dibattito si sta svolgendo, sia i sostenitori della preferenze sia coloro che non le vogliono hanno ragione e torto allo stesso tempo. Senza voler scomodare la filosofia politica, mi pare ovvio che al concetto di democrazia indiretta sia legata l’idea della scelta di una “parte” per il governo della cosa pubblica. Tuttavia quella “parte” politica (o partito) in sé e per sé, a livello astratto, non esiste, essa è gli uomini e le donne che la compongono. Il che vuol dire che poter scegliere una parte politica significa poter accordare la propria preferenze a Tizio piuttosto che a Caio.

“Questa è pura teoria”, potrebbero ribattere coloro che le preferenze non le vogliono. “Altro che democrazia”, potrebbero continuare ad argomentare “di fatto le preferenze alimentano la corruzione e così facendo distruggono la democrazia”. Si può dire che costoro abbiano torto? Certo che no. Hanno ragione e torto entrambi dunque. Eppure una cosa sbagliata c’è, ed è il modo in cui il dibattito è stato impostato, viziato com’è da una impressionante miopia. Proviamo a vedere perché. Il primo errore consiste nel ritenere che le preferenze siano la causa della corruzione. Di conseguenza eliminare le preferenze significa eliminare la corruzione. Eppure le preferenze non sono (e non possono essere) la causa della corruzione. Possono certo favorirla, agevolarla, semplificarla, ma non ne sono la causa.

Allora bisogna chiedersi quale sia la causa di questa corruzione. Perchè un libero cittadino è disposto a vendere il proprio voto? Rischiando anche (in teoria) di avere qualche problema con la giustizia? Catone avrebbe risposto in un lampo a questa domanda: è certo, è la decadenza dei costumi. Qualcun altro avrebbe detto che è tutta una questione morale, l’avidità e la sete di denaro hanno corroso ogni cosa e nessun sente più quel sottile e balsamico piacere che è quell’onestà che, come si diceva, fa dormire tranquilli.

Eppure a me pare che neanche questo discorso possa reggere, per una semplice questione di probabilità statistiche: possibile che tutti siano mossi esclusivamente da questa smaniosa sete di denaro? Possibile che tutti siano disposti a vendersi e a gettare alle ortiche qualsiasi altro principio e calpestare quell’idea di giustizia che è propria di ciascuno? Possibile che non ci sia più nessuno che voglia dormire sonni tranquilli? A me pare di no. Se dunque la corruzione non è il prodotto delle preferenze, né dell’avidità e della rovina degli antichi costumi e dei sommi valori, allora bisogna cercare qualche altra causa.

Quando nel 1478 la Congiura dei Pazzi a Firenze, il cui obiettivo era quello di uccidere il tiranno, vale a dire Lorenzo il Magnifico, non raggiunse il suo scopo, i congiurati furono dilaniati dalla folla al grido: “Viva Lorenzo che ci dà il pane!”. Ecco, io credo che la causa prima della corruzione di massa, così profonda e spaventosa tanto che è meglio non consentire al popolo di esprimere la sua preferenza, vada individuata proprio nel pane, o meglio nell’assenza di pane, e cioè nella fame.

Fuori di metafora, è il generale impoverimento del ceto medio e l’offuscarsi del futuro che è la causa prima della corruzione di massa. Il che equivale a dire che è la nuova questione sociale la causa della corruzione, vale a dire la presa d’atto che sempre più cittadini fanno di non poter più soddisfare i propri bisogni e quelli dei propri figli, né oggi, né domani. E’ questa dunque la causa per la quale una massa di persone è disposta a vendersi e a calpestare i propri principi: si può essere onesti solo a stomaco pieno, o meglio, si può essere onesti solo quando qualcuno ha quella ragionevole aspettativa di poter garantire a sé e ai propri figli un domani migliore. Il che equivale a dire che la questione morale è una variabile dipendente della questione sociale.

Se così stanno le cose, allora più che togliere le preferenze, se non si vuole che le democrazie vengano uccise per mano dei propri stessi cittadini, bisognerebbe provare a risolvere la questione sociale. Anche perchè se questa questione sociale non sarà risolta, se non si estinguerà la paura della fame, non si sarà sistema elettorale che tenga, e le vittime di questa questione sociale saranno disposte a svendere non solo il proprio voto, ma a cedere ogni proprio diritto e accorreranno ad acclamare nelle piazze colui che sarà in grado di dar loro il pane.

Qualcuno potrebbe obiettare: la riforma elettorale va fatta subito, mentre per risolvere la questione sociale ci vorranno anni, non foss’altro perchè bisogna che il vento ripulisca l’aria a Bruxelles dove ristagna, mefitico, il neoliberismo. E forse è vero. Ma quanto tempo ci vuole per far rispettare le leggi già esistenti? So personalmente di storie di sfruttamento del lavoro che rassomigliano a quelle raccontate da Marx ne Il Capitale. Come quella di una madre ed una figlia che lavorano per un grande albergo per dieci ore di fila (senza pausa pranzo) per venti euro al giorno. O meglio, lavoravano visto che sono state soppiantate da altre persone che sono state disposte a lavorare per 12 ore di fila sempre per venti euro. E’ una distruttiva corsa verso il basso.

Mi chiedo: dove sono i sindacati? Dove sono gli ispettori del lavoro? Quanto tempo ci vuole per approvare una legge sul salario minimo? Obama per decreto ha imposto un aumento a dieci dollari dalla paga oraria e lo stesso stanno per fare in Germania. Perchè in Italia su questo punto si tace? Volete che il voto non sia corrotto? Allora si risolva la questione sociale, iniziando a dare dignità e stabilità al lavoro, anche attraverso l’eliminazione dei contratti di lavoro che producono precariato e anche attraverso una estensione totale dell’articolo 18 (altro che abolirlo). Volete che i cittadini possano votare in maniera libera e consapevole? Allora non martoriate più la scuola pubblica e non privatizzate il servizio pubblico di informazione (la Rai).

Si vuole un futuro migliore per questo paese? Allora si dia applicazione ai principi della nostra Costituzione, i quali impongono alla Repubblica di garantire a tutti un’esistenza libera e dignitosa, e questo perchè chi vive una vita disperata non può essere libero, e là dove non vi sono più uomini liberi là non vi sono neanche cittadini. E dove non vi sono cittadini non c’è più la democrazia.

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