Premessa: ritengo che il finanziamento ai partiti non vada abolito. Basterebbe adottare stringenti criteri di controllo sui soldi destinati dallo Stato all’attività politica, come accade nel resto d’Europa, invece di lisciare il pelo all’opinione pubblica che invoca, spesso a ragione, una forte riforma dei partiti (e della politica?): come se abolissimo ospedali e scuole perché sanità ed istruzione pubblica, spesso, non funzionano. Se poi l’abolizione si rivela una presa per i fondelli, l’opinione pubblica finirà per esaurire definitivamente la pazienza: il disegno di legge “Disciplina del finanziamento dei movimenti e partiti politici” annunciato venerdì scorso dal governo Letta sembra andare decisamente in questa direzione, sin dal primo comma dell’art.1 che recita icasticamente: “E’ abolito il finanziamento pubblico dei partiti” (ma non era già stato abolito per via referendaria?) E la lettura del comma successivo che parla di forme di contribuzione volontaria privata parrebbe confermare. Se non fosse che la principale forma di contribuzione volontaria è quella già sperimentata con le confessioni religiose, il famoso otto per mille, che qui diviene due per mille. In pratica chi presenta la dichiarazione dei redditi, potrà indicare se devolvere la quota parte prevista ai partiti oppure allo Stato, fino ad un tetto massimo di spesa, che i giornali hanno indicato in 61 milioni, ma che la bozza di disegno di legge non precisa mettendo tre X al posto dello stanziamento previsto. Se inoltre come sempre capita (e nel caso dei partiti tutto fa pensare che le indicazioni a loro favore non saranno tantissime) il contribuente non indicherà preferenze e il tetto di spesa non venisse raggiunto, la quota di risorse rimasta a disposizione verrebbe distribuita in proporzione alle scelte espresse fra partiti ed erario. E la somma fra i partiti verrà distribuita in base ai voti ottenuti alle elezioni politiche. Insomma continuano ad essere i cittadini a finanziare i partiti, che fino al 2016 continueranno inoltre a ricevere, sia pure in forma gradualmente ridotta, il “vecchio” finanziamento pubblico, visto che la definitiva entrata a regime del nuovo sistema è prevista per il 2017.
Altra forma di contribuzione volontaria privata è quella delle detrazioni fiscali: il 52% per erogazioni fino a cinquemila euro; il 26% fino a ventimila, e naturalmente anche il costo di queste detrazioni sarà a carico delle casse dello Stato. Nessuna detrazione, ma anche nessun tetto per le donazioni superiori ai 20.000 euro: chi vuole difendere corposi interessi, rinuncerà con un sorriso alla mancata detrazione
Controlli? Potrà accedere a queste forme di finanziamento chi si doti di statuto (il Movimento 5 Stelle se ne esclude in partenza, ma il riparto in base ai voti ricevuti alle elezioni come verrà fatto?) che rispetti regole non particolarmente stringenti (diritti e doveri degli iscritti, tutela delle minoranze, parità di genere ecc) e sottoponga l’approvazione del bilancio ad una riconosciuta società di revisione . Questi dati saranno sottoposti ad una pomposa “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici”, istituita per legge nel luglio 2012, i cui componenti, che fortunatamente svolgono il loro compito a titolo gratuito, sono designati da Corte di Cassazione, Consiglio di Stato e Corte dei Conti Come tutto ciò possa prevenire corruzioni e bustarelle varie non è chiaro: si controlleranno le entrate e le spese alla luce del sole.
E le spese dei gruppi parlamentari? Quelle dei gruppi consiliari regionali e comunali? Le spese elettorali dei candidati, ancor più importanti in caso di ripristino di collegi e candidature? Silenzio. L’importante è l’annuncio: la polvere si nasconde sotto il tappeto, nella speranza che gli elettori non si accorgano di nulla.
Alfonso Isinelli
Una legge confusa e piena di buchi, ma che continua nello smantellamento dei Partiti ridotjti a comitati elettorali. Il Pd sta insieme per questo: è una via collaudata per entrare nelle istituzioni.Va asolutamente mantuto il rimborso delle c ampagne elttorali: come rimmborso di spoese anticpate e documentyate il che significa fiscalmente relari e sulla base di voti validi ottenuti con una percentuale direttamente aasegnata alle strutture periferiche. Va escluso come è ora la divisione in proporzione ai voti ottenuti dell’ammontarwe calcolato sugli iscritti alle liste elettorali. I partiti si son distribuiti bi soldi degli astenuti, delle schede bianche e nulle