Greg Burke, Ratzinger cambia passo

Tanto di cappello allo statunitense Greg Burke, l’advisor vaticano per le comunicazioni entrato in servizio nel luglio scorso e che ha già prodotto dei piccoli ‘miracoli’ per far uscire Papa Ratzinger dall’angolo mediatico in cui era stato spinto da una sequela di fattacci.
A colpire l’opinione pubblica italiana e internazionale era stato prima il coinvolgimento omertoso della Santa Sede in una serie di scandali legati alla pedofilia, poi la questione serissima dell’esenzione degli immobili della Chiesa dal pagamento dell’IMU e quasi contemporaneamente quella dei Vatileaks, il giallo delle rivelazioni sugli affari poco chiari che si consumano Oltretevere.
Una gragnuola di colpi che aveva indebolito fortemente l’immagine complessiva della Chiesa cattolica, che già non godeva di buona salute, come testimonia la discesa costante delle vocazioni, e la sua marginalizzazione nell’attualità politica e sociale. D’altronde la stessa presenza di Ratzinger era apparsa fin dalla sua salita al soglio pontificio mediaticamente inefficace rispetto a quella ridondante del suo predecessore, Wojtyla che aveva fatto invece proprio dell’apparire in pubblico, lo strumento privilegiato di proselitismo, soprattutto nei Paesi meno sviluppati, e di contrasto all’Islam e alle tante sette religiose che spuntano come funghi nell’Occidente opulento e relativista.
Poi è arrivato Burke, un ‘tecnico’ (da 36 anni nell’Opus Dei), che ha cambiato registro a cominciare dall’atteggiamento sui Vatileaks, dove ha imposto una trasparenza ‘guidata’ nella comunicazione sullo scandalo (anche perché le voci dal di dentro impedivano ogni opacità).
Il 12 dicembre scorso, battendo perfino Mario Monti, ha inaugurato un profilo su tweet, che certo non serve a comunicare con le masse dei cattolici nel mondo, ma fa tanto ‘modernità’. Ma dove davvero si vede la mano del ‘comunicatore’ di professione, è nella qualità degli slogan che ora ci arrivano da Papa Ratzinger.
Solo per stare all’ultima settimana citiamo lo ‘spread sociale’. Se è una ‘invenzione’ mediatica dell’‘americano’, è una frase di grande livello. Dire “non rassegnatevi allo spread sociale”, come ha fatto Ratzinger nella domenica della Befana, significa intervenire con intelligenza nel dibattito politico, economico e sociale, italiano ed europeo. Un passo che ha sottolineato ulteriormente affermando ancora che “nell’attuale situazione di crisi economica, in Europa da soli alcuni Paesi andranno forse più veloci, ma, insieme, tutti andranno certamente più lontano”.
Certo poi ci sono le consuete prese di posizione sui temi ‘etici’, dalle unione gay al matrimonio, dall’eutanasia all’aborto, ma dobbiamo prepararci a un modo nuovo di comunicare che costringerà anche i ‘laici’ a togliere un po’ di polvere da un armamentario piuttosto logoro e consunto, soprattutto da quando è divenuto materia quasi costante nello scontro bipolarista degli ultimi anni. Non ci farà male ritrovare le ragioni profonde delle scelte compiute in passato, ma soprattutto servirà a preparare quelle nuove che non mancheranno di interpellare le nostre coscienze, col procedere della scienza in tutti i campi dello scibile umano.

Carlo Correr

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