Rai:la ricetta Gori

 A Firenze nel meeting dei “rottama tori” è comparso vicino a Matteo Renzi, alla Leopolda di Firenze, Giorgio Gori. Per anni uno degli uomini di stretta fiducia di Berlusconi, quello del “Grande fratello”, per intenderci, e di altre trasmissioni che hanno concorso a diffondere un virus in forza del quale tante/i si illudono che siano a portata di mano successo individuale, denaro, felicità, carriera, bellezza, gioventù perenne e via illudendo. Uno stile di vita che relega in secondo piano moralità, solidarietà, interesse generale, rispetto degli altri e quindi dell’ambiente in cui si vive.

Alla Leopolda, secondo i resoconti, Gori ha proposto questa ricetta per una Rai “senza partiti”: finanziare con la pubblicità Rai1 e Rai2, riservare il canone a Rai3 e agli altri canali (Rai News 24, Rai4, Rai5, Raisat, ecc.). Poi le due prime reti verrebbero vendute a privati. Il che vorrebbe dire una Rai pubblica rattrappita ad ascolti complessivi, se va bene, sul 14-15 %. Una mini-Rai che conterebbe poco o nulla. Il suo vertice sarebbe nominato (ha detto Gori, se leggo bene) dal presidente della Repubblica. Senza altre garanzie? E se al Quirinale (dio ne scampi) dovesse andare Berlusconi o un simil-Berlusconi? Idea sbrigativa. E anche vecchiotta. Un “usato degli anni ‘90”. Anche allora si proponeva, come panacea, di vendere due reti Rai su tre. L’Ulivo, sciaguratamente, su questo punto si divise e non fece poi nulla per mettere in sicurezza, concretamente, la povera Rai finita così sul marciapiede di Viale Mazzini.

Vittorio Emiliani

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