Prima che il XX secolo volgesse al termine, l’attuale crisi del capitalismo globale era stata prevista, e con grande precisione, da George Soros. Il quale aveva anche individuato i responsabili : i “fondamentalisti del mercato”, cioè quegli studiosi che , di fronte alla bancarotta planetaria dell’economia di piano, erano giunti alla conclusione che il laissez faire era l’unico sistema capace di garantire il massimo di efficienza. Quanto allo Stato, esso doveva tornare ad essere quello che era stato nel XIX secolo: il garante della correttezza del gioco catallattico. “Noi non promettiamo uguaglianza, bensì crescente benessere”. Con queste parole, il guru del neoconservatorismo americano , Irving Kristol, aveva sintetizzato il programma dei “fondamentalisti del mercato”. I quali avevano elaborato la comoda e rassicurante “teoria della goccia” : la ricchezza, come una goccia,sarebbe scesa dall’alto verso il basso e tutti, pertanto, avrebbero partecipato alla festa. E’ accaduto, però, che la “goccia” non è arrivata ai working poors. In aggiunta, l’intero sistema economico statunitense è stato devastato da un vero e proprio tsunami.
Che Soros avesse solidissime ragioni dalla sua quando avvertiva i “fondamentalisti del mercato” che il neoliberismo , oltre ad essere iniquo, era irrazionale , lo ha ammesso Alan Greenspan . Chiamato, alla fine del 2008, dal Congresso degli Stati Uniti a deporre sulla crisi finanziaria, ha fatto questa significativa dichiarazione: “ Ho trovato una pecca nel modello che consideravo la struttura di funzionamento cruciale che definisce come va il mondo… Proprio per questo sono rimasto sconvolto , poiché per oltre 40 anni ho creduto che vi fossero prove inconfutabili che il modello funzionasse eccezionalmente bene”.
Greenspan avrebbe dovuto prestare un minimo di attenzione agli avvertimenti di Soros. E avrebbe anche dovuto riflettere sull’ammonimento formulato da Max Weber in Economia e società : “ Quando il mercato è abbandonato alla sua auto-normatività , esso conosce solo soltanto la dignità della cosa e non della persona, non doveri di fratellanza e di pietà, non relazioni umane originarie di cui le comunità personali sono portatrici. Queste costituiscono altrettanti ostacoli al libero sviluppo della nuda comunità di mercato; e gli specifici interessi di questa, a loro volta, costituiscono lo specifico banco di prova di tutte queste relazioni”
E’ appena il caso di ricordare che Weber non era un nemico dell’economia di mercato. L’ accettava poiché la riteneva dotata di una superiore efficienza a petto di tutti altri sistemi ( reali o immaginari). Nello stesso tempo, però, percepì con l’abituale lucidità che, senza adeguati correttivi istituzionali , l’economia di mercato rappresentava un attentato contro il principio di solidarietà , senza il quale non si dà società propriamente detta. E’ per questo che i socialisti oggi dicono sì alla ”economia di mercato ” e no alla “società di mercato”. E, coerentemente ai loro principi, difendono, contro la reazione neo-liberista, il Welfare State.
Luciano Pellicani