In un’intervista concessa mercoledi’ scorso al Corriere della
Sera, Giuliano Amato ha rilanciato l’idea di una imposta
patrimoniale per abbattere il debito pubblico, nel tentativo di ridare
credibilita’ al nostro Paese sui mercati finanziari ed evitare
cosi’ la crescita dei tassi di interesse ed i conseguenti maggiori
oneri per il bilancio dello Stato.
La proposta consiste nell’applicare un prelievo straordinario sulla
ricchezza privata, reale e finanziaria, delle famiglie italiane, pari
a 9.088 miliardi di euro, corrispondenti a circa 150.000 euro
pro-capite, per ridurre il debito pubblico italiano, che ha raggiunto
i 1.890 miliardi di euro, poco piu’ di 31.000 euro pro-capite.
L’idea, in qualche modo valida da un punto di vista meramente
teorico e semplice nell’applicazione pratica, non e’ oggi
applicabile in Italia, innanzitutto per ragioni di equita’
fiscale.
Appare infatti poco opportuno agire su questa leva prima di aver posto
in essere una seria lotta all’evasione fiscale ed aver ridotto i
costi della pubblica amministrazione.
Per quanto concerne il primo punto, l’Italia detiene la maglia nera
in Europa, con oltre il 50% del reddito imponibile che non viene
dichiarato; in tale classifica il nostro Paese supera persino Romania
e Bulgaria, che certamente non dispongono dei nostri stessi strumenti
informatici di lotta all’evasione.
Il Centro studi di Confindustria ha stimato che nel 2009 l’evasione
fiscale abbia raggiunto i 124,5 miliardi di Euro, mentre la pressione
fiscale effettiva che grava sui contribuenti che pagano integralmente
imposte e contributi e’ al 51% del reddito italiano.
Al contempo, i dati recentemente diffusi dal Ministero delle Finanze
sui redditi dichiarati dalle categorie soggette agli studi di
settore, indicano valori al limite del paradosso: a fronte, di una
media complessiva di 27.500 euro annui, una serie di categorie
professionali si colloca al di sotto dei 16.000 euro annui, tra cui
parrucchieri (11.400 euro), macellai (16.000 euro), orefici (14.300),
gestori di impianti sportivi (4.800 euro), albergatori (13.200 euro),
fiorai (11.400 euro), tassisti (14.500 euro), antiquari (10.100 euro),
proprietari di discoteche e sale da ballo (5.800 euro), proprietari di
centri benessere e di palestre (meno di 5.000 euro).
Dai pochi dati citati si comprende come una seria lotta
all’evasione possa da sola consentire di compensare in pochi anni
l’imposta patrimoniale proposta da Amato.
Inoltre, occorrerebbe ridurre il costo dello Stato ed aumentare
l’efficienza della Pubblica Amministrazione.
Mentre in Germania tra il 2000 ed il 2010 la spesa per il personale
pubblico e’ diminuita dal 8,1% al 7,4% del Prodotto Interno Lordo,
in Italia tali oneri sono aumentati passando dal 10,4% all’11,2%
del PIL. Se la nostra Pubblica Amministrazione fosse altrettanto
efficiente quanto quella tedesca potremmo quindi risparmiare circa 60
miliardi di euro all’anno. In Francia il Presidente Sarkozy, per
rendere piu’ efficiente la Pubblica Amministrazione, ha adottato
una regola tanto semplice quanto efficace: per ogni due dipendenti
pubblici che vanno in pensione subentra un unico dipendente.
In tema di riduzione del costo della politica, occorre pensare
seriamente ad una riorganizzazione delle province: si potrebbe imporre
un numero minimo di residenti per provincia, il che porterebbe
all’eliminazione delle province piu’ piccole; allo stesso
tempo, sempre in base al criterio dei cittadini residenti, imporre ai
comuni di realizzare delle associazioni per suddividersi gli oneri
amministrativi. Non si capisce poi quale sia l’utilita’ di
avere piu’ consiglieri di amministrazione, con relativi
indennizzi, in societa’ interamente detenute dallo Stato o da Enti
Locali: sarebbe sufficiente la nomina di un amministratore unico.
Sempre in tema di amministrazione della res publica sono maturi i
tempi per discriminare tra cittadini e non: come a Venezia il
vaporetto costa 1,20 euro per i residenti e 6,50 euro per i non
residenti, cosi’ occorrerebbe iniziare a discriminare tra i
cittadini che pagano le tasse e quindi ricevono o, dovrebbero ricevere
(si pensi al caso dei rifiuti urban
i di Napoli), dei servizi ad una determinata tariffa e le schiere di
turisti ai quali dovrebbe essere applicata una tariffa piu’ alta,
non essendo gli stessi turisti assoggettati ad alcuna tassa.
Infine, val la pena qui sottolineare che l’imposta patrimoniale
proposta da Amato, deprimerebbe ulteriormente i consumi, con un
effetto dunque controproducente in termini di crescita economica.
Concludendo, sui ceti medi, ed in particolare sui dipendenti del
settore privato, grava oggi un fardello eccessivo. La proposta di
nuove semplicistiche imposte patrimoniali, indirette o sul reddito di
qui al 2014, appare in questo momento meno prioritaria che trovare in
tempi brevi soluzioni serie al grave fenomeno dell’evasione
fiscale ed ai costi eccessivi della politica e della pubblica
amministrazione.
Alfonso Siano