Quel che resta della Rai

 Non bastava aver tolto alla Rai i 724 miliardi di lire (dopo le tasse) già versati dai texani di Crown Castle per il 49 % di Rai Way (Bbc aveva loro venduto il 100% delle “torri”). Non bastava aver aumentato in misura insignificante il canone che era già di gran lunga il più basso e il più evaso d’Europa. Non bastava aver apertamente incitato gli italiani a non pagarlo per “punire” Santoro, Floris, persino la Dandini (invito prontamente raccolto a Castel Volturno e dintorni dove il 90 % non paga). Non bastava aver assicurato a Mediaset il 66 % degli spot, ascolti o non ascolti (e Mediaset nel 2010 è scesa dal 38 al 33% dello share). Non bastava aver nominato presidenti e consiglieri di breve durata e , in maggioranza, di obbedienza berlusconiana. Non bastava aver infilato nei Tg e nelle reti direttori di una disperante mediocrità e arrendevolezza che si sono subito circondati di gente ancor più mediocre e più arrendevole. Berlusconi ha messo in Rai alcuni “colonnelli” ex Mediaset fra i più fidati e fedeli, perinde ac cadaver: così le tanto detestate (e si capisce) intercettazioni hanno svelato l’esistenza in Viale Mazzini e a Saxa Rubra di una struttura Delta di autentici infiltrati (regista l’attuale deputata del Pdl, Deborah Bergamini, già segretaria del premier) preoccupati di frenare la Rai per la quale formalmente lavoravano, e lavorano, e di non danneggiare l’azienda di famiglia del Capo. Spionaggio industriale? Sabotaggio aziendale? Probabilmente anche qualcosa di più grave. Un “puttanaio”. Peggio di Arcore in certe serate “distensive”. Perché in viale Mazzini e a Saxa Rubra di danneggiava, e si danneggia, l’immagine, la credibilità, la capacità di fare ascolti, il bilancio stesso di un’azienda che, per ora, è pubblica, cioè di tutti. 

Vittorio Emiliani

fondazione nenni

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