Una ferita alla laicità dello stato

 “Una ferita alla laicità dello Stato”. Così è stato definito da Michele Ainis il testo sul testamento biologico approvato dalla Camera il 12 luglio scorso. E giustamente. Se  otterrà anche l’approvazione del Senato, ci troveremo di fronte a una legge che toglie ai cittadini il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari. Questi sono obbligatori. E lo sono tassativamente sulla base di un principio che il testo non esplicita. E si capisce agevolmente perché: se lo avesse fatto, avrebbe, il Legislatore, confessato che la sua preoccupazione è quella di non entrare in conflitto con la Legge di Dio così come essa è interpretata dalla Chiesa cattolica. Avrebbe, cioè, confessato di avere rinunciato a svolgere in modo autonomo la sua funzione. Di essere, per dirla senza mezzi termini , al servizio dei desiderata della Curia.

E quali sono tali desiderata lo sappiamo da tempo. Lo sappiamo dal momento in cui Giovanni Paolo II e il suo successore hanno deciso di condurre una guerra totale contro l’Illuminismo e la cultura laica. Essi hanno adottato una strategia di segno opposto a quella di Giovanni XXIII – un grandissimo Papa laico –, sfociata nel Concilio Vaticano II con l’accoglimento della piena autonomia delle due sfere : quella della Chiesa e quella dello Stato. Tant’è che in Memoria e identità Giovanni Paolo II ha formulato con la massima franchezza il seguente principio : “ Il codice morale proveniente da Dio, codice sanzionato nella Antica e nella Nuova Alleanza, è l’intangibile base di ogni legislazione umana , in qualunque sistema, e, in particolare , in quello democratico. La legge stabilita dall’uomo, dai parlamenti, e d ogni altra istanza legislativa umana, non può essere in contraddizione con la legge di natura cioè, in definitiva, con l’eterna Legge di Dio”.

Non diversa la teorizzazione del primato assoluto della legge di Dio – eterna e immutabile – sulle leggi umane che si trova nel al centro del Governo islamico di Khomeini. E non diversa la conseguenza logica: la negazione, recisa e assoluta, del diritto dello Stato di legiferare autonomamente. E, infatti, di fronte alla sentenza della Corte d’appello di Milano, con la quale fu autorizzata la sospensione della alimentazione artificiale ad Eluana Englaro, il cardinale Severino Poletto così sentenziò : “La Legge di Dio deve prevalere sulla legge dello Stato”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, si è mosso il cardinale Camillo Ruini quando ha pubblicamente ed esplicitamente auspicato niente di meno che “il superamento storico della fase del laicismo e della secolarizzazione”. E che la Chiesa consideri la laicità il nemico da battere è confermato dal fatto che Benedetto XVI ha citato, approvandola senza riserve, la tesi dell’integralista cattolico Andrei Szizypiorski , secondo la quale “tutto il patrimonio di pensiero dell’illuminismo non ha alcun valore”.

La cosa paradossale è che l’influenza sulla vita politica italiana della Chiesa sta crescendo proprio mentre le chiese si svuotano per mancanza di fedeli. Un fenomeno di tali proporzioni da indurre Enzo Bianchi a riconoscere che è emerso, negli ultimi decenni, “un novum molto appariscente: la sopravvenuta condizione di minoranza da parte dei cristiani , minoranza numerica di fronte a una gran massa di indifferenti e di agnostici rispetto alla fede”.

Stando così le cose, non può destare sorpresa alcuna che — secondo un recente sondaggio Eurispes — il 77% degli Italiani disapprova la pretesa della Chiesa di imporre i suoi valori e i suoi divieti a chi cattolico non è. Quello che sorprende è che l’attuale governo abbia rinunciato a pensare con la propria testa e sia pronto a prostrasi davanti alla Curia fino al punto di approvare un testo che è qualcosa di peggio di un vulnus alla laicità dello Stato: è una autentica vergogna.

Luciano Pellicani

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

2 thoughts on “Una ferita alla laicità dello stato

  1. Sottoscrivo in toto l’intervento di Luciano Pellicani. Questa legge (se passerà al Senato), insieme alla Legge 40 che già limita fortemente la libertà di ricerca scientifica e di procreazione assistita, allontana ulteriormente l’Italia dal resto del mondo progredito. Tra l’altro, ci mette in condizione di debolezza, perché impedisce un uso razionale e morale delle risorse in campo sanitario. Ci obbliga a curare chi non vuole o non può essere curato, sottraendo risorse a chi vuole e può essere curato. Ci sono grandi paesi e culture – come la Cina, l’India, la Russia e la stessa Europa secolarizzata – che insieme fanno metà della popolazione mondiale e non condividono le “superstizioni” della minoranza cristiana italiana. Questi paesi vanno avanti nel campo delle biotecnologie. Mentre le gerarchie ecclesiastiche – con l’aiuto della casta politica al loro servizio – vogliono ricacciare il nostro Paese nell’era pre-illuministica (leggi: Medioevo). Un referendum senza quorum spazzerebbe via questa vergogna senza troppa difficoltà, ma sappiamo che con l’attuale legge la minoranza giocherebbe sporco astenendosi. Non ci resta che sperare nella magistratura, data la palese incostituzionalità del provvedimento. Ma dobbiamo mettere in campo uno sforzo per fare comprendere ai giudici che il mondo della cultura e la maggioranza della popolazione sono più vicini al dettato della Costituzione di quanto non lo sia questa maggioranza parlamentare in via di disfacimento.

    Riccardo Campa

  2. Ho letto con attenzione lo scritto di Pellicani che condivido pienamente e che ha contribuito, unitamente alle riflessioni che da tempo mi porto dentro, ad aumentare la mia angoscia.
    Non la mia ira nei confronti di un governo che ha rinunciato volutamente alla difesa dei cittadini laici e non, non la mia rabbia per una “sinistra” tiepida e incerta nel prendere decisioni chiave contro l’obbrobrio che si sta realizzando, ma è una terribile angoscia che mi attanaglia. Non sono giovane e con l’avanzare dell’età c’è la certezza di dover affrontare le inevitabili défaillances della salute, ma non sarò io a decidere del mio corpo, delle cure da affrontare e se il mio male dovesse essere grave dovrò sopportare cristianamente l’inevitabile dolore, la perdita di ogni mia capacità, dovrò essere oggetto nelle mani di medici a cui la legge impedirà di essere pietosi.
    Io non sono cristiana e altri decidono che io lo sia. Io credo che sempre, in ogni occasione, la mia libertà di decidere per la quale e con la quale vorrei vivere e morire deve essere rispettata: d’ora in poi, nel momento in cui la mia capacità di combattere si affievolirà naturalmente con l’avanzare della vecchiaia, sul mio corpo non potrò più decidere; e già ora sono angosciata.

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