Ho già segnalato il gran numero di libri, saggi, studi sulla crisi del 2008, i quali sostengono che non si tratta di una crisi ciclica, ma di sistema del capitalismo industriale-finanziario, al centro della quale è il fallimento del mercato come supremo regolatore economico. A questa vasta letteratura si è aggiunto un altro libro importante, quello di Robert B. Reich: “Aftershock. Il futuro dell’economia dopo la crisi”. (Fazi editore). Su questo libro tornerò più distesamente.
E’ difficile prevedere quali saranno gli sviluppi – non solo economici – di questa crisi. Marx ha scritto che non si può giudicare un società dalla coscienza che ne hanno i contemporanei. I dati econonometrici ci danno dei segnali: come un termometro, ma come un termometro non ci danno la diagnosi. E sono tanti gli elementi che fanno pensare a grandi mutamenti. Ad esempio, Oba a sarà sostituito da un repubblicano conservatore reazionario? Che farà l’America di fronte alla potenza crescente della Cina? La Cina, la cui economia si sviluppa a ritmi impressionanti con un mercato strettamente regolato dal partito comunista (anomalia imprevedibile!), allargando la sua influenza anche con la sua crescente presenza in altri continenti, specie l’Africa, è un fattore di mutamento profondo anche di “valori” sociali.
L’India, il Brasile conoscono una intensa crescita del reddito nazionale. La loro presenza sulla scena internazionale modificherà equilibri: modificherà anche i rapporti interni? Le caste, la superstizione, l’arretratezza indiane resteranno immutate?
Il mondo arabo si “sveglia”. Si tratta prevalentemente di lotte tra sette religiose o dell’irruzione della modernità?
E l’Europa, che doveva essere una grande famiglia, non è poco più di una associazione di egoismi nazionali?
L’Italia della II Repubblica conosce un disfacimento profondo di valori: sono obsolete nei comportamenti collettivi le regole fondamentali della convivenza civile. E’ nave senza nocchiero in acque sempre più scure e di cui è difficile vedere il futuro e cioè un’alternativa, perchè non esiste, né nel seno della società e nemmeno nelle forze politiche. Oggi il sistema sembra ancora reggere: è apparenza. Il Cavaliere è come quel cavaliere che andava combattendo ed era morto. Quando si “accorgerà” di essere morto ci sarà un gran crack.
Giuseppe Tamburrano