Il privato è sempre affidabile?

Prima di decidere sul voto da dare al quesito sull’acqua bisogna chiedersi: l’affidamento al privato della gestione di un servizio pubblico è profittevole alla comunità (oltre che al privato)? I socialisti sono sempre stati a favore della gestione pubblica e memorabili pagine di storia sono state scritte da socialisti sulle municipalizzate; due nomi per tanti Caldara sindaco a Milano e Montemartini teorico e organizzatore.

Agli albori del comune moderno troviamo l’opera di socialisti che conquistarono, dopo il 1921, migliaia di comuni e li traformarono. Cito un brano di Turati che illustra quella esperienza: “E’ soprattutto come ente economico che il comune popolare si distingue dal suo antenato e antagonista. Altra volta, come il governo era il comitato d’affari della borghesia nazionale, il comune lo era della locale; soprattutto negativamente, astenendosi dal turbarne gli interessi di speculazione…[Oggi] si è arrivati a considerare il consiglio comunale come il direttore di una grande società cooperativa, della quale ogni cittadino è un azionista, che riceve i suoi dividendi sotto forma di salute, di comodità della vita, di sane ricreazioni e di felicità ripartite equamente per tutti […]. Una volta il servizio pubblico era la strada, il lampione….la posta, l’esattore, il gendarme, il becchino e il prete; poi vennero l’ospedale, il medico, il maestro elementare, il pompiere, l’accalappiacani, la fognatura, i pubblici mercati; oggi sopraggiungono i bagni, le case, i lavatoi, i musei, i parchi, l’acqua potabile, la luce elettrica, la forza motrice, le tranvie, le panetterie e le beccherie comunali, la biblioteca, le sale di lettura e di conferenze popolari, le scuole professionali e speciali, le assicurazioni, i telefoni ecc. ecc. e ogni sorta di assistenza intellettuale, igienica, civile”.

Lo stesso Einaudi, liberista per eccellenza, sostenne che la gestione di un monopolio naturale deve essere “naturalmente” pubblica.

La società e l’economia non sono ovviamente più quelle di un secolo fa e i problemi si pongono in modo diverso.

In linea teorica, oggi, sarei favorevole all’ipotesi della gestione privata (revocabile). A condizione che il privato rispetti la convenzione con l’ente pubblico, riduca le tariffe, migliori l’efficienza del servizio, lo renda disponibile ovunque, perchè no?! E’ un caso tipico di collaborazione tra la mano pubblica – che pone le condizioni e i fini – e quella privata nell’interesse di tutti: un pilastro del moderno socialismo riformista.

Ma questo è vero in teoria. In pratica, quel è il bilancio delle privatizzazioni fin ora realizzate? Non conosco un’opera completa che analizza l’esperienza italiana, ma conosco, al pari di tutti gli italiani, come funzionano i servizi dati in varie forme alla gestione privata: l’esperienza non è positiva. E perciò voterò “si”.

Giuseppe Tamburrano

fondazione nenni

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