Credo che i media e i partiti tradizionali stiano commettendo un grosso errore nel ridurre il “Movimento 5 stelle” a qualunquismo forcaiolo. Premetto, a scanso di equivoci, che ho trovato stucchevoli certi discorsi di Beppe Grillo e Marco Travaglio intesi a caratterizzare Bettino Craxi e i socialisti come Alì Babà e i quaranta ladroni. Craxi avrà commesso degli errori, ma è stato uno statista ben al di sopra della media italiana del dopoguerra (e ancor più degli ultimi vent’anni). Aveva una visione di politica interna ed estera che ora possiamo solo rimpiangere. Tuttavia, nelle analisi politiche serve obiettività e se i nostri critici non vogliono riconoscere che è semplicistico dividere il mondo in buoni e cattivi, dove i buoni sono invariabilmente i cittadini e i cattivi i politici, non significa che noi dobbiamo essere manichei e parziali come loro.
Negli ultimi anni, ho seguito con una certa attenzione il blog di Beppe Grillo e, perciò, a differenza di altri politologi, non sono rimasto per nulla sorpreso dai risultati elettorali. In tutta onestà, devo dire che – aldilà di qualche eccesso nei toni – nei cittadini che orbitano attorno a quel blog ho notato tanta passione politica, voglia di costruire e non solo di distruggere, ma soprattutto idee che non sono poi distanti da quelle del socialismo filosoficamente inteso. Questi cittadini, per lo più giovani, vogliono una politica al servizio della società, e non di se stessa o di qualche centro di potere economico. Non è questo socialismo?
Un elemento essenziale affinché la politica sia davvero al servizio della società è l’onestà da parte degli amministratori. Pur tenendo fermo il garantismo, non possiamo negare che la classe politica italiana stia ultimamente dando un pessimo spettacolo. Non so in quali altri paesi democratici si trovino tanti pregiudicati e inquisiti in Parlamento o nelle amministrazioni locali, come nel nostro paese. Si può allora accusare di sfascismo chi chiede onestà e rispetto della legge, da parte innanzitutto di chi le fa? A me, pare il minimo del buon senso pretendere che la guida della società sia affidata alla maior et sanior pars della società stessa.
I “grillini” non sono affatto un movimento anti-sistema, come possono esserlo certe frange dell’estrema sinistra, dell’estrema destra, o dell’estremo centro (c’è anche questo). Si muovono all’interno del sistema delle libertà civili e politiche, anzi lo difendono, chiedendo più democrazia, più partecipazione alle decisioni, più trasparenza. Vogliono che siano i cittadini stessi a gestire le risorse delle città – l’acqua, l’energia, l’ambiente, gli ospedali, le scuole, ecc. – attraverso i propri rappresentanti nelle amministrazioni locali e attraverso aziende municipalizzate. Non vogliono che la gestione dei servizi sia “regalata” a monopoli privati, spesso intrallazzati con i politici che gestiscono gli appalti. Vogliono avere un controllo sulle tariffe. Vogliono sapere come viene speso il denaro pubblico. Non è questa l’essenza della politica? Non è quello che facevano le “giunte rosse” nel Nord Italia durante Prima Repubblica, quando la sinistra guardava agli interessi dei lavoratori e dei cittadini, prima che all’alleanza con i potentati?
I “grillini” chiedono inoltre che vengano pubblicate in rete tutte le informazioni di cui sono in possesso i rappresentanti politici nelle assemblee municipali e provinciali. Poiché sono rimasti in molti casi inascoltati (e non si sa perché, visto che la richiesta è più che lecita), hanno deciso di entrare nei Consigli per condividere le informazioni con la gente. Per questo hanno avuto i voti. Non è solo sterile protesta, è una questione molto pratica. La tassazione diretta e indiretta è ormai arrivata in Italia a colpire metà del reddito. Ovvero, si lavora sei mesi per se stessi e sei mesi per “la collettività”. E questo vale per i lavoratori più che per i capitalisti, dato che le tasse colpiscono il lavoro e non le rendite! Brief, abbiamo uno Stato che è un Robin Hood alla rovescia, che ruba ai poveri per dare ai ricchi. In questa situazione, chi vuole sapere come vengono spesi i propri soldi è forse un pericoloso rivoluzionario? A me pare la richiesta più normale del mondo. Il succo del discorso cinque stelle si può riassumere così: “Vi diamo metà della nostra vita e metà dei nostri soldi, ci fate vedere cosa ne fate? Servono davvero per creare una “società migliore” o lo scopo è alimentare una casta di privilegiati (composta non solo da politici, ma anche – nella colorita definizione di Grillo – da “industriali con le pezze al culo”)? Certo non si può fare di tutta l’erba un fascio, come spesso si fa in quel blog, ma in democrazia il dubbio è lecito e la “glasnost” è dovuta. Anche la proposta grillina di abolire le provincie e accorpare i comuni sotto i 5000 abitanti è “qualcosa di sinistra”, in un paese con la terza tassazione più alta del mondo e che tra l’altro colpisce i poveri più che i ricchi.
Infine, il Movimento 5 stelle chiede che i cittadini impegnati in politica restino in carica per due mandati e poi ritornino nel seno della società civile. Di nuovo mi chiedo come si possa definire questo punto programmatico come qualunquismo, giustizialismo, antipolitica, anti-sistema, sfascismo, ecc. È il Presidente degli USA o quello della Corea del Nord che può restare in carica solo per due mandati? Questo movimento dunque un programma ce l’ha, è accessibile in rete, può piacere o meno, ma è assolutamente praticabile. E se non capiamo e non riconosciamo questo, non riusciremo mai a capire perché loro prendono i voti, mentre alcuni partiti tradizionali sono ridotti allo zero virgola.
Ma dico di più. Per capire la forza di un’idea politica, non dobbiamo soltanto guardare al numero di voti ottenuti, ma al numero dei voti in rapporto ai soldi investiti nella campagna elettorale e al supporto mediatico di giornali e televisioni. Per esempio, il Movimento 5 stelle prende gli stessi voti del Terzo Polo, ma bisogna considerare che UDC, API e FLI hanno strutture partitiche finanziate con denaro pubblico, rappresentanti in Parlamento, una notevole presenza nei media, e appoggi da parte della Chiesa e altri centri di potere, mentre i “grillini” hanno ottenuto il risultato con un blog e pochi soldi (50 centesimi a voto!) raccolti con l’autofinanziamento. A Milano Letizia Moratti prende il 40% con 20 milioni di euro e un blocco di potere economico e mediatico alle spalle, mentre lo sconosciuto Calise sfiora il 4% con poche migliaia di euro di investimento. Lascio immaginare a voi le percentuali a parti invertite. Per questo, non ha tutti i torti Grillo quando dice che i partiti sono ormai dei cadaveri tenuti in vita dal sondino nasogastrico del denaro pubblico e dei poteri forti. Riflettiamo su questo. La rete sta cambiando il mondo. Il vecchio paradigma per cui si vincono le elezioni con candidati moderati, una rete clientelare estesa, l’appoggio delle banche e della grande industria, e la benedizione del Vaticano mostra i segni del tempo. A questo paradigma fa ancora riferimento il PD, nel maldestro tentativo di imitare il PDL, ma per sua fortuna la strategia sbagliata è saltata più volte grazie alle primarie (su questo do pienamente ragione a Michele Stumpo). Credo perciò che un partito di sinistra, vale per il PSI come per il PD, invece di accusare il Movimento 5 di qualunquismo, per rigenerarsi, dovrebbe osservarlo e prenderlo ad esempio. Anche nei contenuti programmatici.
Riccardo Campa