Giustizia, finalmente, è stata fatta: un processo, purtroppo, non era possibile. Osama bin Laden, bestia sanguinaria, era un nemico dell’Occidente e degli stessi musulmani. Una straordinaria vittoria politica per Barack Obama. Il clima politico negli USA si era invelenito; l’ala oltranzista dei repubblicani dipingeva Obama come un imbelle in politica estera, quasi fosse un amico degli estremisti islamici. C’è chi ha tentato di delegittimarlo sostenendo che egli non sarebbe neppure nato negli USA! Una polemica volgare e pretestuosa per colpire alle spalle un leader riformista coraggioso. L’operazione militare è stata una dimostrazione di geometrica potenza: la rivincita di una grande democrazia, offesa dal vile attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001. Un Presidente democratico, di colore, un progressista contrario alle guerre preventive di Bush e a ogni forma di tortura, ha colpito con determinazione il cuore nevralgico di Al Qaeda. Guai a illudersi: il terrorismo non è morto. Una cosa, però, è certa: la sinistra riformista ha le carte in regola per sconfiggerlo. (Ma in Italia anche il Partito comunista, nonostante gli errori che commise, difese senza esitazioni la nostra democrazia dalla barbarie assassina delle Brigate Rosse.) I leader di sinistra hanno una formazione politico-culturale che li avvantaggia: sanno che la repressione di per sé non basta. Il terrorismo può essere battuto solo se si opera contemporaneamente su due livelli: quello militare e quello politico – le vicende di casa nostra lo hanno ampiamente dimostrato. Come diceva un manifesto del New Labour: bisogna essere duri con i criminali e altrettanto duri con le cause del crimine. Sbaglia, dunque, Magdi Allam a dire che il terrorismo è sempre ‘’aggressivo’’ e giammai ‘’reattivo’’. Questo può valere per singoli individui come Osama bin Laden. Ma il terrorismo, come fenomeno, è l’una cosa e l’altra: ci sono individui folli che troveranno sempre un’ideologia per giustificare la loro sete di sangue (= i burattinai); ma i più (=i burattini) vengono traviati da una propaganda subdola che si auto-alimenta in determinate realtà economiche-sociali. Senza un terreno di coltura, le teorie che inneggiano all’odio e alla violenza non si propagherebbero. Qui è utile il raffronto col nazismo: nessun sociologo può spiegare la brutale follia di Hitler. Ma l’analisi politico-sociale aiuta a capire perché milioni di tedeschi, prostrati dalla crisi economica post-bellica ed umiliati dal Trattato di Versailles del 1919, si fecero irretire dalla propaganda nazista. La migliore prevenzione è nel perseguire la giustizia politica e sociale su scala planetaria, garantendo a tutti il diritto all’autodeterminazione e a condizioni di vita dignitose. L’estremismo va sconfitto anche sul piano ideale: con un’incessante opera di educazione ai valori della tolleranza, della non-violenza e della libertà.
Edoardo Crisafulli