In tempi di crisi economica, l’onda lunga dei conservatori sulla scena politica europea è un dato piuttosto significativo del ritardo delle sinistre. Le coalizioni di centrodestra governano quattro delle prime cinque economie dell’Unione (Germania, Regno Unito, Francia e Italia, con la sola eccezione della Spagna) e hanno espugnato gli storici bastioni della socialdemocrazia scandinava (Svezia e Danimarca). Le opposizioni nazionali che si riferiscono al Partito del Socialismo Europeo, principali candidate all’alternativa di governo, non hanno ricavato alcun beneficio elettorale dalla crisi: il loro trend negativo è stato confermato dai risultati delle ultime consultazioni europee, laddove i conservatori hanno ottenuto la maggioranza relativa dappertutto. La socialdemocrazia europea (laburisti inglesi e postcomunisti italiani inclusi) sconta una crisi di credibilità, dovuta soprattutto al progressivo appiattimento sulle politiche economiche liberiste; il calo dei consensi, tuttavia, non implica un arretramento delle istanze riformiste nella società. Le elezioni europee hanno registrato anche l’avanzata dei green parties, attestatisi intorno al 9% nei sette paesi citati (media ribassata dallo scarso radicamento in Italia e in Spagna, altrimenti pari al 12%); un dato in netta controtendenza rispetto all’egemonia conservatrice, ribadito dal più recente exploit alle amministrative tedesche in Baden-Württemberg, dove i verdi (24%) hanno superato addirittura gli alleati della SPD (23%), conquistando la regione dopo sessant’anni di dominio democristiano. L’entità di tali risultati non può essere fraintesa con il voto di protesta; al contrario, testimonia l’esigenza di un cambiamento di cui i socialisti dovranno essere protagonisti.
Lo shock ecologico, per usare la definizione di Beck, è la prossima frontiera del socialismo. Ingenerando la percezione di un pianeta finito, esso restituisce alla società un orizzonte comunitario entro cui stabilire nuovi vincoli di cooperazione e solidarietà, laddove la globalizzazione aveva dissolto i vecchi legami delle comunità nazionali (privando i socialisti del terreno in cui, storicamente, si era svolto il conflitto sociale). In tal senso, l’onda verde che sta attraversando l’Europa non si esaurisce con l’allarme per il cambiamento climatico o la catastrofe di Fukushima, ma sprigiona una nuova visione della società che riconosce nella salvaguardia dell’ecosistema e nella corretta gestione delle risorse una ragione di più per affermare gli ideali della giustizia sociale e dell’eguaglianza. D’altro canto, lo sviluppo sostenibile passa innanzitutto attraverso una riforma strutturale del sistema economico; la progettualità che scaturisce dall’ecologia investe i fondamenti stessi del socialismo (il controllo sociale sulla produzione, la gerarchizzazione del lavoro), rilanciandone l’iniziativa politica. In quest’ottica, l’asse rosso-verde non è un semplice espediente tattico ma un’alleanza strategica lungimirante, come s’intuisce anche dalla ripresa economica e dallo stato di salute energetico della Germania, che oggi raccoglie i frutti dei governi di coalizione rosso-verdi guidati da Schröder.
La prospettiva ecologica può ridare al socialismo europeo quel senso dell’alterità che è andato perduto, insieme all’utopia comunista, tra le macerie del Muro. Paradossalmente, finché il bipolarismo internazionale manteneva viva la tensione fra gli opposti del capitalismo e del comunismo, lo spazio di manovra del compromesso socialdemocratico era molto più ampio, tanto da evocare l’immagine di un secolo socialdemocratico in Dahrendorf. Oggi che la retorica del libero mercato domina le categorie culturali della società, il socialismo ha bisogno di una nuova proposta per ritrovare lo slancio dell’alternativa; l’ecologia, con la sua carica etica e la sua dimensione transnazionale, è l’occasione più importante offerta dalla globalizzazione. Si tratta di una sfida doppiamente impegnativa in Italia, dove la cultura politica socialdemocratica è stata colpevolmente accantonata, mentre quella verde è completamente assente dalla scena.
Mario Trifuoggi