Rinsavite, squadristi digitali!

– di EDOARDO CRISAFULLI –

Ora che la polvere dell’aspro combattimento si sta depositando, e gli animi sono un po’ meno isterici, si può — spero – ragionare a freddo sul punto chiave della vicenda di Silvia Romano, la cooperante liberata dai suoi carcerieri islamisti grazie all’intervento benemerito dello Stato.

No, cari lettori, non vi spiegherò le ragioni per cui credo fermamente nella trattativa umanitaria, né rintuzzerò le assurde obiezioni all’idea che si possa pagare un riscatto (mica vero che gli Stati democratici autorevoli hanno sempre il mitra e il bazooka in mano!). Mi basta ricordare cosa disse Aldo Aniasi, a nome del Partito socialista, nel lontano 1978, quando Aldo Moro era prigioniero di aguzzini non meno feroci dei jihadisti d’oggi – italiani veri, autoctoni, che sparavano in testa all’innocente di turno:

“L’autorità e il prestigio dello Stato si affermano anzitutto dimostrando che il primo dovere è quello di saper difendere la vita e la libertà di ogni cittadino e successivamente quella di punire i colpevoli. I rifiuti pregiudiziali sono fondati su discorsi astratti, retorici o peggio crudeli”.

Ebbene sì: non m’interessano i lati oscuri di questa vicenda – le eventuali responsabilità della ONG/ONLUS presso cui era impiegata Silvia, la congruità del riscatto e l’uso che ne verrà fatto (posto che sia stato effettivamente pagato!), lo spettacolo delle nostre autorità all’aeroporto ecc. In realtà, vorrei parlare di queste cose. Ma l’atmosfera è troppo incattivita. D’ora in poi discuterò, anche accapigliandomi, solo con persone civili. A monte di ogni ragionamento critico, prima di abbozzare qualsivoglia legittima perplessità, vorrei che sottoscrivessimo tutti un principio irrinunciabile: il rispetto sacrosanto per Silvia Romano. Una nostra concittadina è ritornata sana e salva! Trattenete un attimo la vostra rabbia, la vostra faziosità, il vostro livore antigovernativo, e pensateci per un momento: e se, al posto di Silvia, ci fosse stata mia sorella, mia cugina, mia figlia, una mia cara amica? L’avrei sacrificata sull’altare della ragion di Stato, per puro sfregio ai terroristi? Pensateci, e siate onesti nel rispondere! Siatelo almeno con voi stessi, nell’interiorità della vostra coscienza.

In questo periodo tumultuoso, di crisi a getto continuo – sembra che assistiamo all’eruzione di un vulcano! –, certi leader politici soffiano a pieni polmoni sull’odio e sulla rabbia popolare. Perché lo fanno? Semplice: pensano di trarne un utile. Intendiamoci: io credo nella Realpolitik. Ma a che pro incitare al linciaggio mediatico? Questo è cinismo e spregiudicatezza fini a se stessi – cattiveria un tanto al chilo e un tanto al pezzo, come si dice in Emilia. Neppure nel fare il male, cari leader xenofobi, dimostrate spessore politico e intelligenza. Consiglio di leggere l’intervista a Dacia Maraini: “Sul corpo di Silvia stanno combattendo lo scontro di civiltà” (Huffpost). Suggerisco che tutti – anche i dubbiosi e gli indignati a ragion veduta – facciano un bel respiro profondo e poi meditino sulle parole che, come frecce, scoccano dall’arco di Dacia: “non le perdonano che non odi i suoi carcerieri. È un fatto che li scandalizza, li manda su tutte le furie. Perché loro odiano tutto, forse pure sé stessi. Così si precipitano all’attacco, anche vile. La insultano e la dileggiano”.  Navigando su Facebook, mi sono imbattuto in uno stuolo agguerrito di leoni da tastiera, costoro avrebbero gettato la stampella in faccia ai terroristi islamici, come l’eroico bersagliere Enrico Toti, che preferì morire crivellato di colpi piuttosto che arrendersi al nemico austriaco; c’è anche chi non offrirebbe volentieri il collo allo sgozzatore di turno, e lo ammette; di certo però il nostro prode internauta si sarebbe comportato con orgoglio e dignità, diversamente dalla psicolabile Silvia: appena sceso dall’aereo a Fiumicino, avrebbe inscenato una passerella in bikini, petto in fuori, sorrisi a tutto campo, mostrando l’indice medio ai rapitori. Complimenti, che coraggio virtuale!! E che profonda empatia nei confronti di una ragazza vissuta per 18 lunghissimi mesi nell’insopportabile costrizione fisica e psichica della prigionia!

Il peggio di sé l’hanno dato i mass media allineati con la destra becera e xenofoba. Non facciamo di tutte le erbe un fascio: c’è anche una destra sana e illuminata, in Italia. È a questa parte politica che mi rivolgo ora. Si può essere al contempo conservatori e persone civili: ribellatevi alla barbarie imperante! Sbarrate la strada a coloro che vomitano bile contro Papa Francesco, colpevole di predicare la Caritas evangelica, contestate coloro che disprezzano in blocco gli immigrati, i rifugiati, i musulmani, le ONG e chi ci lavora, i centri sociali, i froci e le lesbiche, le zecche comuniste, i transessuali, i partiti del socialismo europeo, i francesi, i tedeschi, l’Unione Europea, e chi più ne ha più ne metta. Non l’avete ancora capito che questi manganellatori virtuali strizzano l’occhio ai loro compagni di cordata, i sovranisti europei, le laboriose formiche che negano il piano di aiuti economici all’Italia rinfocolando luoghi comuni sprezzanti sulle cicale italiane? Bell’esempio di patriottismo…

Bordate contro i deboli; carezze col guanto di velluto con i forti. Aggrediscono e insultano a ruota libera, mentre sbraitano il loro amore per la patria. Eppure toglierebbe la cittadinanza a chi non rientra nel loro razzistico canone del vero italiano, e fanno di tutto per negarla a chi è nato qui, in Italia, da genitori stranieri, musulmani. Quanto razzismo e quanta intolleranza c’è negli insulti e nelle accuse a Silvia! Eh, sì, perché questa è la sua colpa più grave: preferiva i negri agli italiani. Ora non si può più neppure aiutarli a casa loro: dobbiamo abbandonarli al loro destino di miseria. Inorridisco: abbiamo avuto un regime fascista, che ha partorito le odiose leggi razziali antiebraiche, ma la cultura italiana non ha mai generato un teorico del razzismo al livello del francese De Gobineau (Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane), del britannico H. S. Chamberlain (I fondamenti del diciannovesimo secolo), dell’austro-tedesco, Hitler (La mia battaglia). E infatti nelle nostre vene di italiani DOC scorre un miscuglio di sangue etrusco, latino, sannita, greco, celta, germanico/normanno, arabo, ebraico, fenicio ed anche africano! (L’imperatore romano Settimio Severo, nato in Libia, aveva la pelle nera; Sant’Agostino era di etnia berbera). Indoeuropei imbastarditi con i semiti e gli africani, ecco cosa siamo. Altro che razza ariana! Il razzista italiano è antipatriottico perché rinnega la nostra tradizione bimillenaria di coesistenza pacifica fra etnie diverse.

Silvia si è macchiata di un’altra colpa: ha preferito l’Islam esotico (e violento) al pacifico cattolicesimo italiano. Siete ignoranti, ottusi e provinciali. Studiatevi la storia italiana: il cattolicesimo è, sì, la tradizione dominante in Italia. Ma accanto a questa vi sono i protestanti, sopravvissuti per secoli a ogni tentativo di fagocitarli; c’è la più antica comunità ebraica al mondo (precedente alla diaspora); c’è anche una fiorente comunità islamica, cresciuta a seguito dell’immigrazione. La tradizione islamica italiana, in realtà, sarebbe antichissima, ma venne spazzata via dalle repressioni di papi e sovrani cattolici. Federico II di Svevia, fondatore del primo Stato europeo nel Mezzogiorno d’Italia, non era né un comunista né un sovversivo: ciononostante proteggeva sia gli ebrei che i musulmani, suoi sudditi fedeli. Alcune delle sue truppe scelte erano di fede islamica. I problemi più grossi li aveva col Papa romano, che ostacolava i suoi disegni di unità nazional-imperiale! L’identità religiosa italiana era, e deve tornare ad essere, eclettica e plurima: un coacervo costituito da rimasugli del paganesimo (evidenti nel culto per le statue e i santi tramandato ai cattolici), cristianesimo, giudaismo, islam.

Intendiamoci: la libertà di parola e di stampa è sacra, e tale deve rimanere. Altrettanto sacro è il mio diritto di indignarmi quando leggo titoli di questo tenore: “eroina del terrorismo”; “complice dei jihadisti”; “islamica felice e ingrata”; “gite buoniste”, “volontaria senz’arte né parte”; “ventriloquio pericoloso della Jihad”. Ripetiamole ossessivamente due verità scomode, politicamente scorrette; ripetiamole anche se fossimo una minoranza a crederci: 1) ve la prendete con Silvia perché è una ragazza, per giunta ‘buonista’; più il bersaglio è debole maggiore è la violenza con cui lo colpite; 2) il vostro martellamento merita un solo appellativo: squadrismo massmediatico e socialmediatico.   Ieri il manganello e l’olio di ricino, in venti contro un antifascista riverso a terra; oggi gang mobbing, violenza psicologica di gruppo virtuale: alcuni giornalisti in cerca di facile notorietà incitano al ruggito migliaia di leoni da tastiera che godono nel massacrare una ragazza indifesa. Nella civiltà della comunicazione, puoi finire in pasto a bestie umane che graffiano e fanno male a distanza: basta postare una foto di Silvia tutta bardata all’islamica con tanto di commento mordace, e l’effetto valanga delle condivisioni è garantito. Siete una massa di vigliacchi, spesso vi nascondete dietro un falso profilo su Facebook: così, pensate, si spanderà per l’etere il lezzo delle cloache dell’odio. Pensate di essere coraggiosi, e che io stia esagerando? Può darsi. Ebbene, dimostratemelo con un’azione semplicissima: attaccate i boss mafiosi e camorristi con la stessa identica protervia con cui massacrate una ragazza, anzi attaccateli con tutto il furore di cui siete capaci – non sono forse, costoro, assassini o mandanti di omicidi efferati? E metteteci la faccia, firmatevi – alla luce del sole. Non condividerei comunque questo scempio allo Stato di diritto – le condanne spettano alla magistratura, non ai tribunali popolari aizzati dai demagoghi di turno –, tuttavia vi riconoscerei almeno il coraggio delle vostre azioni.

Sia chiaro, leoni da tastiera: non vi odio, né vi disprezzo. Non ne sarei capace. Provo solo una pena infinita, non dev’essere piacevole essere corrosi dall’astio verso l’universo mondo. Sono addirittura convinto che possiate rinsavire, guarda un po’! Come ripeteva Don Oreste Benzi, il fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII, “la persona non è il suo errore”. Non state commettendo crimini, avete solo bisogno di un sacco delle botte. Allora mi appello alla vostra coscienza: non fatevi strumentalizzare da leader xenofobi e sovranisti a cui non importa nulla di voi: il loro obiettivo, squallido, è quello di scatenare una guerra fra poveri. Potete ravvedervi, potete cambiare in meglio. Ma fatelo al più presto, per favore. Per voi, più che per Silvia.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi