– di FRANCESCA VIAN –
Massimo Gramellini ci ha dato appuntamento per un “caffè”, nel quale ha criticato la ministra dell’Istruzione, rea di avere affermato che “gli studenti non sono imbuti da riempire”, anziché sottolineare che non si riempiono “con gli imbuti” (Fatti non foste a viver come ‘mbuti, Corriere della Sera, 21 maggio 2020).
Egli ha esordito con una tecnica chiamata preterizione, in cui si dice qualcosa sostenendo di non volerla dire: non intende “demonizzarla per un lapsus”, perché l’atto gli sembra “feroce”. Con la preterizione si finge di essere virtuosi nel momento in cui si fa un’azione discutibile, così discutibile che non si userebbe altrimenti la preterizione.
La ministra fa riferimento a un’incisione del 1648 in cui un insegnante riempe un imbuto collocato sopra la testa di uno scolaro: ha espresso il suo pensiero in modo lampante, e altri che hanno illustrato l’incisione, in passato, si sono più o meno espressi come lei. Chi ha abitudini domestiche sa che, quando riempi qualsiasi recipiente, ti limiti a versare il fluido dentro l’imbuto ed è così che riempi la “testa” della situazione. Inoltre, siamo nel campo delle metafore e la rigidità non è prevista. La ministra dell’Istruzione, definita con un ossimoro antifrastico “della Distruzione” e “la preferita”, centra invece il nodo cruciale: la scuola che tiene soltanto alle conoscenze deve essere superata e lo studente non si può “riempire“. Poi peserebbe troppo e deve invece volare sopra lidi a noi ancora sconosciuti (come il ragazzo nella foto di copertina di Alessandra Sampaoli). E la scuola può fare la differenza.
Lo scrittore avrebbe fatto meglio a offrire il suo caffè agli studenti, invece che alle sottigliezze, peraltro pretestuose e praeter-ite. Nonostante i caffè di Gramellini siano in genere amabili e sorprendenti, non era proprio il caso di farne scivolare uno dentro un imbuto così stretto.
Si avvicinano gli scrutini e la maggior parte dei docenti si interroga sul destino dei propri allievi: alcuni di essi cavilleranno se la nozione A sia entrata nella testa X, anche in tempi di pandemia, per via digitale, con qualsivoglia imbuto. Si presenteranno allo scrutinio con il misuratore di livello delle teste, opportunamente graduato, permettendo a una sola goccia fuori posto di sfasciare il futuro di un giovane. E anche se spero che saranno pochi, il contenutismo è una via decisamente più breve, e la tentazione sfiora tutti.
L’ultimo appunto è per l’ultima riga, nella quale Gramellini si dispiace che qualcuno abbia chiuso la scuola. La scuola non è mai stata chiusa. I muri della classe sono risultati inaccessibili, a causa del possibile diffondersi di una grave epidemia, ma la scuola è stata riaperta immediatamente con tanto lavoro e con tanta dedizione; ha continuato a svegliare passioni, a sollevare angosce, a ridisegnare spazi, a tratteggiare volti, a scrivere sogni, a narrare luoghi, a visitare infermi, a svelare segreti e ad esplorare grotte. E talvolta anche a riempire teste… I docenti, il personale ATA, i dirigenti hanno sfondato i muri della classe fisica, inseguendo tutti coi pc, coi telefonini, col telefono fisso o coi piccioni viaggiatori. E anche gli studenti hanno fatto la loro parte nel tenere rigorosamente aperte le porte della scuola; come scrive la psicologa Francesca Andrisani: “Gli studenti hanno il potere di andare oltre l’ostacolo e di abbattere gli schermi del digitale”. La scuola nessuno può chiuderla, nessuno può fermarla. La scuola vince sempre.
francescavian@gmail.com
Articolo stupendo
Cara Francesca,
bellissima la foto di Sanpaoli. Non comprendo la necessità che traspare dalle tue parole di difendere Azzolina: 2 lauree, vincitrice di concorso per presidi, sindacalista e ministro. Da una persona così titolata mi sarei aspettata una migliore capacità comunicativa… ciò non toglie che mi stia infastidendo parecchio il continuo dibattere, criticare, puntualizzare qualsiasi cosa da parte dei media, (anche le parole della ministra), attitudine prevalentemente italiana.
Con affetto, Mavi