Quando il comico fa dell’autoironia

-di PIERLUIGI PIETRICOLA

 

Per oggi voglio prendermi una pausa dall’argomento onnipresente da settimane: il coronavirus, questa peste – mediatica più che medica – che sta dannando le nostre esistenze, infettandole di angoscia e paura. Voglio parlare, invece, di quello che Freud chiamava motto di spirito e Bergson l’anestesia del cuore: voglio parlare della comicità.

Di libri sul comico e l’umorismo ne esistono tantissimi. Non volendo indicare i sempiterni classici (oltre ai già menzionati Freud e Bergson, immancabile è Pirandello), vi suggerisco la lettura di un agile volumetto di Marco Malvaldi, Per ridere aggiungere acqua. Piccolo saggio sull’umorismo e il linguaggio, dal quale traggo questa citazione che mi tornerà utile per ciò che dirò: “Il riso nasce dall’inaspettato. Quando capita un evento, sia esso concreto – una persona che inciampa e cade per terra – o verbale – qualcuno che ci racconta un episodio divertente –, si verifica una condizione necessaria per far sì che noi ridiamo… Tutto quello che fa ridere è inaspettato, ma non tutto quello che è inaspettato fa ridere”. Perché?, vi domanderete. Lo scoprirete leggendo il libro di Malvaldi.

Ho ripensato molto a questo concetto, soprattutto nei momenti di pausa tra i vari notiziari virologici. Vi ho riflettuto in particolare quando sulla rete mi sono imbattuto in una serie di programmi creati da giovani ragazzi, e trasmessi in diretta tramite Facebook, allo scopo di far passare qualche ora spensierata e lieta. Ne sto seguendo uno in particolare – Slive show. Lo show che “non” funziona – creato da Alessandro Miele. In questo programma surreale che molto si ispira allo stile di Renzo Arbore, dove non si segue un copione e tutto s’improvvisa, in cui l’errore e la difficoltà del momento vengono ostentati in chiave comica invece che nascosti impacciatamente, ogni giorno viene invitato un giovane ospite diverso, dandogli modo di parlare del suo lavoro e della sua attività così da promuoverli e farli conoscere il più possibile. Agli ospiti quotidiani se ne affiancano altri fissi, il cui compito è quello di divertire regalando momenti di comicità. Uno in particolare ha attirato la mia attenzione: il cantautore, al secolo: Marco Vannucci.

Di Vannucci ho già avuto modo di parlare proprio in questo blog il 5 gennaio scorso (Marco Vannucci, ovvero l’arte del fantasista) concentrandomi sulla sua versatilità. Stavolta voglio parlare delle sue chiavi ironiche.

Nel personaggio che interpreta per Slive show, un cantautore dall’aria sognante, strafottente, che ostenta una civettuola superiorità e che raramente canta, non accontentando le richieste del conduttore del programma Alessandro Miele, Marco Vannucci ricorre a un armamentario comico complesso, tale da renderlo surreale ma senza andare nell’assurdo. Humor nero di stampo anglosassone; nonsense sullo stile di Renato Rascel, Achille Campanile, Marcello Marchesi e Nino Frassica; umorismo da raffinata farsa teatrale: la comicità di Marco Vannucci è il risultato della compresenza di tutte queste chiavi d’ironia.

Contrariamente a quanto avviene per gli interpreti comici, che scelgono uno stile e mai se ne distaccano, Vannucci non vuole ad ogni costo identificarsi in un solo genere d’umorismo. Egli preferisce adottare di volta in volta, in base alla situazione, una chiave differente. E lo fa utilizzando un escamotage che rende unitari, nel suo caso, tutti i tipi di comicità che esprimono la sua persona: l’autoironia. Difatti il suo personaggio del cantautore non appare serio in ciò che dice o in ciò che fa. Ed è qui che scatta l’elemento dell’inatteso di cui parla Malvaldi. Mentre gli interpreti comici appaiono tali proprio perché aderiscono ai paradossi da loro raccontati e vissuti, Marco Vannucci non crede ad una sola parola di quello che dice, non si immedesima nemmeno per un istante con ciò che fa. Un distacco che potrebbe far venir meno l’aspetto comico, ma che viene recuperato da un’autoironia beffarda e mai crudele, tale da conferire al personaggio tratti stralunati ma mai inverosimili.

Vorrei invitare i lettori del blog a vedere Slive show. Lo show che “non” funziona ideato da Alessandro Miele. Lo potrete seguire tutti i giorni dalle 19:00 alle 20:00 sulla pagina Facebook di Talenti Scontati. Sarà un’occasione per distrarci dai noiosi programmi sul coronavirus che imperversano sulle reti televisive e per vedere all’opera un talento comico (surreale, sottilmente perfido, spassosissimo) come Marco Vannucci.

 

 

pierlu83

Rispondi