di FEDERICO MARCANGELI
Italia, Malta, Francia e Germania hanno trovato un accordo (almeno una bozza) per quanto riguarda la redistribuzione provvisoria dei migranti, un problema che, per quanto possa sembrare strano vista la retorica degli ultimi anni, serve in primis a Malta che ospita 18,3 rifugiati ogni mille abitanti, per i numeri dell’Unhcr (2018), contro i 2,4 dell’Italia. Tralasciando questo particolare, una strategia che preveda la solidarietà europea è certamente da festeggiare, vista la grande difficoltà a far passare questo genere di accordi tra i 28 stati.
All’incontro del 23 settembre a La Valletta, hanno partecipato i ministri dell’interno di 5 stati: Italia, Malta, Francia, Germania e Finlandia. Quest’ultima ha svolto un ruolo super partes di coordinamento e sarà proprio lei (che in questo momento ha la Presidenza UE) ha presentare la proposta in Lussemburgo il 7 e l’8 ottobre agli altri Ministri dell’Interno europei.
Ma cosa prevede questo accordo? I punti chiave sono 4:
- Si supererà il principio di primo paese d’ingresso che, secondo l’accordo di Dublino, è quello preposto all’identificazione dei migranti. Con il nuovo accordo la redistribuzione dovrà avvenire entro 4 settimane dallo sbarco, sia che avvenga in Italia che a Malta, quindi indipendentemente dal paese che provvederà al salvataggio ed alla prima accoglienza.
- Si prevederà una rotazione volontaria dei porti di sbarco che però, vista la geografia del Mediterraneo, appare alquanto complicata. Con molta probabilità Italia e Malta rimarranno i porti che accoglieranno più persone.
- L’adesione all’accordo sarà su base volontaria, quindi ogni paese dei 28 potrà o meno ratificare l’accordo.
- I principi di questo accordo riguarderanno tutti quei migranti soccorsi dalle ONG o da mezzi militari nel Mediterraneo centrale, ma non quelli che utilizzeranno altre rotte (come quello occidentale Marocco-Spagna o la rotta orientale Turchia-Grecia) o arriveranno in autonomia senza essere salvati in mare.
La ministra dell’interno Luciana Lamorgese si è detta soddisfatta dell’accordo ed ha spiegato che “l’Italia non è più sola e arrivare in Italia o arrivare a Malta vuol dire arrivare in Europa e su questo c’è ampia condivisione da parte di tutti”. Nonostante ciò, non pare essere nei piani la cessazione dell’accordo con i libici del 2017, molto criticato per le condizioni che ha generato nel paese nordafricano nei confronti dei migranti.
L’accordo ha certamente molti punti critici, primo fra tutti quello di escludere Spagna e Grecia dalla redistribuzione, isolando due stati che stanno soffrendo molto più dell’Italia la crisi migratoria degli ultimi anni e ciò potrebbe sicuramente creare attriti in fase di Consiglio.
Quello che è certo è che esso rappresenti un primo passo verso la solidarietà europea che dovrebbe essere alla base di questa unione e che, quasi mai, è stata dimostrata in questi anni.