-di PIERLUIGI PIETRICOLA-
Si è appena aperta la XXXIII edizione del Todi Festival, kermesse teatrale e culturale che, come ogni anno, propone in anteprima quelle che saranno le novità più importanti e gustose delle varie stagioni drammatiche che popoleranno i palcoscenici d’Italia.
Molti i nomi e gli spettacoli in programma: da Roberto Herlitzka a Galatea Ranzi, fino ad arrivare all’omaggio a Dario Fo e al suo Mistero Buffo in occasione dell’anniversario del suo primo debutto cinquant’anni fa.
Per fare il punto su un festival che mette assieme tradizione e innovazione, abbiamo incontrato e conversato col suo direttore artistico Eugenio Guarducci.
Direttore, parliamo dell’edizione 2019 del Todi Festival. Quali saranno le sue punte di diamante?
Da quando ho assunto la direzione di questa kermesse – sono quattro anni ormai – il mio intento è sempre quello di proporre progetti non solo propriamente teatrali, ma anche musicali e di poesia. Difatti, quest’anno l’apertura è stata affidata al poeta slammer Simone Savogin e al suo spettacolo Via. Diciamo che lo scopo che la mia direzione artistica vuole perseguire è quello di stupire il pubblico con qualcosa di originale e valido al contempo. E poi di dare spazi ad anteprime e a debutti nazionali.
Quest’anno il Todi Festival ricorderà due figure culturali di una certa importanza per l’Italia e per l’Occidente intero: Primo Levi e Dario Fo.
È vero, e siamo molto felici che un gigante del teatro come Roberto Herlitzka abbia deciso di debuttare in anteprima nazionale proprio a Todi con lo spettacolo Il canto di Ulisse, nel corso del quale si ripercorrerà non solo la tragica vicenda vissuta da Levi ad Auschwitz, ma anche come l’amore per la cultura – per Dante in particolare – abbia dato a lui e ad altri poveri sventurati la forza di poter andare avanti e continuare a sperare in un futuro di salvezza. Quanto a Dario Fo, per celebrare il cinquantesimo anniversario del debutto, Matthias Martelli riproporrà Mistero Buffo – con la regia di Eugenio Allegri – in un’edizione nella quale sono stati inseriti anche scene inedite previste nel testo originario. Saranno due momenti importanti e molto belli.
Ci sarà, come l’anno passato, anche il Todi-Off, dedicato alle giovani compagnie. Che tipo di spettacoli verranno proposti in questa sezione?
Questo è il secondo anno del Todi-Off, che si svolgerà sempre nella bellissima cornice del Teatro Nido dell’Aquila: un vero e proprio gioiello. Questa sezione del Festival è il frutto di un’attenta selezione di compagnie ed opere – anche queste inedite – per far sì che i giovani abbiano modo di esprimersi mettendoci al corrente del loro universo artistico. Il pubblico che verrà ad assistere a questi spettacoli, come per l’anno passato, immagino sarà composto in gran parte da giovani e trovo che sia un dettaglio stimolante, soprattutto in tempi come questi che viviamo non particolarmente facili per avvicinare le nuove generazioni alla cultura.
A suo avviso gli spettacoli presentati al Todi Festival trovano giusta attenzione ed accoglienza nel corso delle stagioni teatrali?
Assolutamente sì. Ad esempio Silvano Spada, fondatore del Festival e oggi direttore artistico dell’Off/Off-Theatre di Roma, ha mostrato grande interesse per gli spettacoli che noi abbiamo presentato e proposto. E come lui tanti altri. Il bello di questa kermesse è soprattutto l’entusiasmo che le compagnie manifestano nel volervi prendere parte. E ciò lo si deve, oltre che dall’importanza dell’iniziativa, anche dall’eccellente attività comunicativa che rende gli spettacoli massmediaticamente ben visibili.
Lei che dirige un festival importante come quello di Todi, che idea ha dell’attuale situazione del teatro e dei teatri in Italia?
Personalmente trovo che ci sia un atteggiamento un po’ troppo ingessato verso la novità da parte di coloro che governano il variegato universo teatrale. E questo non permette, ovviamente, a quanto c’è di nuovo di venir fuori in modo agevole. Per quel che riguarda me e il Todi Festival, l’intento è di offrire quanto di nuovo c’è nel panorama drammaturgico nazionale e dare ai giovani di valore l’opportunità di esprimersi. Se si facesse la medesima cosa anche durante le varie stagioni, se si intensificasse questo modus operandi, trovo che verrebbero a crearsi buone opportunità per valorizzare i giovani e quanto c’è di nuovo e qualitativamente buono che ancora non conosciamo.