Nelle Marche, terra di Leopardi, è l’università del vero sapere

-di PIERLUIGI PIETRICOLA-

Personalmente ho un ricordo bello degli anni universitari. Vi trascorrevo giorni interi a seguire lezioni, confrontarmi con alcuni compagni di corso – pochi quelli intelligenti e animati da passione – e a inventare soluzioni per dar vita a una tesi che fosse originale, meno noiosa, in grado di divertire me e chi l’avrebbe letta. Non avevo idea delle camarille su cui poggiavano ed esistevano personale docente, concorsi, assegni e progetti di ricerca: un mondo tutt’altro che splendente.

Oggi ignoro se sia cambiata o meno la situazione. Leggendo i giornali, apprendendo notizie degli scandali di cui il mondo accademico si fregia, mi pare che tutto sia declinato verso baratri da cui risalire è impossibile.

Pare che quello universitario sia un universo simile al mondo dei balocchi di Pinocchio: fulgore, leggerezza e spensieratezza di giorno; di notte, luogo dove ciascuno viene tramutato in stupido asino. È davvero così?

Di primo acchito, parrebbe di sì. L’ultimo scandalo accaduto all’università di Catania – è notizia di pochi giorni fa – sembra confermarlo. Mentre leggevo i vari articoli man mano pubblicati sui quotidiani, dove apprendevo che anche il mondo dei dottorati di ricerca veniva investito da questa grigia e sotterranea aura di corruzione – con buona pace di Raffaele Cantone che sostiene che il male universitario alligna a cominciare dall’arruolamento del personale docente –, ripensavo a quanto distante è il mondo dove, un tempo, insegnavano insigni letterati quali: Giovanni Macchia, Angelo Maria Ripellino, Roberto Longhi, Elémire Zolla, Mario Praz e tanti tanti altri.

Oggi quando mai un professore, costretto dai suoi mali fisici a permanere in sanatorio lontano dai suoi studenti, scriverebbe righe del genere: “Miei cari ragazzi, grazie per le lettere, per gli auguri, per le felicitazioni. Voi sapete che vi voglio bene e che il mio più grande rammarico è di esser costretto dai mali a star lontano da voi. Io non sono venuto in mezzo a questo piccolo gruppo di studiosi di cose slave come un eletto, con cilindri e medaglie, ma come un umile innamorato di poesia che voleva trasmettervi i suoi sogni, le sue impressioni, – e nello stesso tempo ho sempre cercato di imparare da voi, perché non fosse perduta la giovinezza. Insieme dobbiamo fare qualcosa di vivo, qualcosa che ci aiuti a vincere lo squallore e che sia appunto, non accademia né scienza in stiffelius né seccume d’erbe da farmacia di provincia, ma giovinezza, sfida ai testi, rêverie, giuoco coi congegni dello stile, una scienza-spettacolo. Spero di uscire infine da questo labirinto di continue infermità, per potermi più dedicare a voi, perché voi siate più miei e continuiate questo taglio del bosco, questo rinnovamento, questo sterminio dei luoghi comuni… Ho mulini di idee, di piani, di progetti, da svolgere con voi, e sempre sogno che un giorno i vostri lavori portino un incancellabile indizio che li distingua, la nota comune d’una tendenza, il colore, l’aroma di predilezioni comuni, il folgorio insomma d’un nostro fuoco… Abbiate fede come me nel nostro prossimo, sereno, spavaldo lavoro comune. E non vi fate sfuggire nulla della vita, è bella, è impagabile, e il male non conta… vostro Angelo Maria Ripellino”.

Esistono ancora professori simili? È possibile una università che sia scambio gratuito, trasmissione di sapere e di passione?

Pensavo che tutto ciò fosse solo una mia pallida speranza, quando ho appreso che ad Ancona, in questi giorni, si sta svolgendo un corso di aggiornamento di neurochirurgia per festeggiare il cinquantesimo anniversario dalla fondazione dell’Università Politecnica delle Marche.

Dove la novità? Iniziative simili se ne realizzano ovunque e in gran numero. Ma non con la particolarità di questa: essere totalmente gratuita per tutti gli specializzandi neurochirurghi che intendono prendervi parte.

Presieduto da Maurizio Iacoangeli, professore ordinario di neurochirurgia all’Università Politecnica delle Marche, dal 3 al 5 luglio il corso prevede la partecipazione dei migliori scienziati al mondo di questa branca medica. Ed è stato strutturato – altro gran pregio – in modo tale che vi sia equilibrio e confronto tra luminari già affermati e giovani, promettenti futuri scienziati.

Università come interscambio gratuito di competenze, di speranze, di prospettive ed utopie da realizzare. La segreteria organizzativa di questo corso garantisce che tale formula si ripeterà ogni anno, proprio per dare a tutti gli specializzandi neurochirurghi di accrescere il loro sapere e le rispettive competenze senza impiegare ingenti somme di denaro per la loro formazione culturale.

Ecco lo spirito universitario, quello vero che dovrebbe prevalere, invece delle squallide vicende di favoritismi e ingiustizie che formicolano fra i corridoi dei dipartimenti negli atenei italiani.    

pierlu83

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