– di GIULIA CLARIZIA-
Il 25 giugno 1946 iniziarono i lavori dell’Assemblea costituente, che nominò il socialista Giuseppe Saragat come suo presidente.
Dopo le elezioni del 2 giugno e la vittoria della Repubblica al referendum istituzionale, si insediò la prima Assemblea eletta a suffragio universale nel nostro paese.
La guerra era finita da poco più di un anno, ed era ormai tempo di ricostruire le fondamenta dello Stato. Guidava il governo il leader democristiano Alcide De Gasperi, lo stesso che aveva portato l’Italia alle elezioni.
Non tutti i Costituenti sedettero in aula quella mattina del 25 giugno. Dei 556 che sarebbero stati, i presenti erano 468 (di 479 costituenti confermati).
Quella mattina del 25 giugno sventolava da Montecitorio il “tricolore repubblicano”, come specifica il filmato dell’Istituto Luce che racconta l’evento.
Fu un giorno solenne, che segnava la volontà di lasciarsi la dittatura fascista e la guerra alle spalle. A ricordare, però, lo status di paese sconfitto in cui verteva l’Italia era la presenza nella tribuna diplomatica dell’ammiraglio Ellery Stone, capo della Commissione Alleata.
Il giurista liberale Vittorio Emanuele Orlando fu chiamato a presiedere provvisoriamente l’Assemblea. Quello stesso giorno si procedette al volo per eleggere il Presidente ordinario dei lavori. Fu Giuseppe Saragat a ricevere questo ruolo, con 401 voti. Egli lo mantenne fino al febbraio del 1947, quando diede le dimissioni e fu sostituito dal comunista Umberto Terracini.
“Viva l’Italia, viva la Repubblica, viva Trieste italiana” si gridò quel giorno.
Iniziava dunque il processo che portò, in circa un anno e mezzo, alla nostra Costituzione. Inizialmente i lavori si sarebbero dovuti concludere in sei mesi, ma la difficoltà di un compito così importante, e che richiedeva un così complesso sforzo per la ricerca di compromessi fra i diversi partiti in campo, richiese più tempo del previsto.
Fra i compiti dell’Assemblea non vi fu tra l’altro solo quello di redigere la Legge fondamentale dello Stato, ma essa aveva anche il dovere di votare le leggi di bilancio, la fiducia al governo e ratificare i trattati internazionali. Fu proprio in seno alla Costituente, infatti, che si delineò il complesso dibattito relativo alla firma e alla ratifica del trattato di pace, poi concluso nel luglio del 1947.