Non lo dimenticheremo mai

di Antonio Tedesco

Il 10 giugno del 1924 Mussolini fece uccidere il principale e più combattivo suo oppositore: il deputato socialista Giacomo Matteotti.  Quell’efferato omicidio politico, concepito per stroncare la voce alle forze proletarie italiane antifasciste, che di fatto spianò la strada al regime, ha sortito l’inaspettato effetto di rendere il deputato veneto immortale; perché Matteotti non è stato mai dimenticato; non lo hanno dimenticato i socialisti, non lo hanno dimenticato tutti gli antifascisti italiani. Ancora oggi resta un simbolo.

Pietro Nenni aveva una grande ammirazione per il deputato di Fratta Polesine e comprese, forse prima di tutti, il significato delle sue battaglie e il reale pericolo del fascismo.  

Pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti, nell’agosto del 1924, Nenni scrisse un opuscolo dal titolo evocativo “L’assassinio di Matteotti e il Processo al Regime” (una rara copia è conservata presso la Biblioteca della Fondazione Nenni ) e prese una condanna a sei mesi di carcere, poi amnistiati nel 1926; poi scrisse altri due opuscoli di condanna per l’omicidio – oramai introvabili perchè distrutti dal regime – e si fece venti giorni di carcere duro. Dalle pagine dell’Avanti! Nenni cercò di riprendere la battaglia politica di Matteotti contro il fascismo, smascherando violenza, corruzione in vari settori dell’economia e della società, brogli e il tentativo del regime di controllare e di servirsi di ampi settori dell’editoria e del giornalismo.

Quando migliaia di antifascisti varcano il confine nel 1926, dopo le leggi fascistissime, le celebrazioni in memoria di Matteotti all’estero, in Francia (soprattutto a Parigi e Marsiglia) e in Sudamerica, divennero importanti occasioni per gli esuli di rivedersi, condividere e rilanciare, nel nome di Giacomo Matteotti, la battaglia antifascista.  

Le commemorazioni non cessarono mai: durante gli anni ‘30 in alcune città all’estero furono inaugurati diversi monumenti ed alcune piazze furono intitolate al martire.  In Italia le celebrazioni ripresero dopo la liberazione di Roma dal nazifascismo.

Il 10 giugno del 1944, pochi giorni dopo la Liberazione di Roma, una grande folla partecipò al ventesimo anniversario del delitto, una commemorazione resa triste dalla notizia della uccisione di Bruno Buozzi ed Eugenio Colorni, qualche giorno prima, due tra le menti più brillanti del sindacalismo e del socialismo italiano.  Quel giorno, sulla tribuna delle autorità, tra gli altri c’erano Emilio Lussu, Giuseppe Di Vittorio, Oreste Lizzadri e Pietro Nenni che si era fatto crescere dei baffi “clandestini”. Presente anche Matteo Matteotti, acclamato e issato sulle spalle dai vecchi socialisti che nel figlio rivedevano l’immagine di lui. Alla fine un lungo corteo si avviò verso Ponte Littorio, intitolato per l’occasione Ponte Matteotti.

Ogni anno il Partito socialista organizzava imponenti manifestazioni a Roma e a fratta Polesine, perchè Matteotti non è solo un mito passato alla storia ma un esempio concreto di uomo vicino ai più deboli, forte dei suoi ideali di giustizia sociale, promotore indiscusso di valori democratici, che ha lottato per i diritti, la libertà e la pace. Ancora oggi la commemorazione che si tiene a Roma (nei pressi del monumento eretto nel 1974 sul Lungotevere Arnaldo da Brescia), promossa dalla Fondazione Matteotti, dall’associazione Matteotti-Saragat, in collaborazione con la Fondazione Nenni, richiama centinaia di cittadini e di rappresentanti del mondo della cultura, delle istituzioni, della politica e del sindacato, per ricordare le sue idee e per difendere i valori dell’antifascismo.

Antonio Tedesco

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