-di GIULIA CLARIZIA-
Il tema della salvaguardia dell’ambiente è sempre più spesso protagonista del dibattito pubblico. Dai venerdì verdi lanciati dalla giovanissima attivista Greta Thunberg alle numerose iniziative volte a ridurre il consumo della plastica monouso, lentamente stiamo acquisendo consapevolezza rispetto ai rischi che il mantenimento di alcune abitudini dannose comporterebbe.
Quello che però molti non sanno è che, anche compiendo azioni apparentemente innocue, corriamo il rischio di apportare un grave danno alla natura.
È questo il caso della lavatrice. Diversi studi hanno dimostrato che quando laviamo i nostri abiti sintetici, questi rilasciano frammenti di microplastiche che si riversano prima nei fiumi e poi nei mari. Secondo l’Unione Internazionale per la conservazione della natura (IUCN), il 35% delle microplastiche presente negli oceani deriva proprio dalle nostre lavatrici. Gli impianti di depurazione che scaricano l’acqua dei fiumi nei mari, infatti, trattengono solo una parte di questi frammenti che spesso sono inferiori ai 5 millimetri.
Cosa succede poi alle microplastiche che si trovano nelle acque? Diventano cibo dannoso per le specie animali che popolano fiumi e oceani. Le immagini delle creature marine spiaggiate dopo aver ingerito plastiche di varia natura sono d’impatto. Quello che ci colpisce meno visivamente, ma in maniera più diretta in termini di conseguenze, è la quantità di microplastiche che ingeriscono i pesci che finiscono sulla nostra tavola. Se anche qualcuno non dovesse ritenere importante la salute degli animali, quantomeno pensi alla propria!
Cosa bisognerebbe fare, dunque, per ridurre il rilascio di microplastiche nelle acque? Innanzitutto, avere la consapevolezza che i tessuti sintetici, che ormai occupano più del 60% dei consumi tessili nel mondo, causano questo fenomeno. Di conseguenza, se si ha la possibilità di acquistare capi composti da fibre naturali, si può optare per questa scelta.
In secondo luogo, esistono dei filtri che possono essere inseriti in lavatrice insieme ai nostri panni e che trattengono le microplastiche.
Il primo prodotto che è stato messo sul mercato a questo proposito è il Guppyfriend, un sacco realizzato in Nylon 66, materiale che tende a non perdere microplastiche, e che trattiene quelle dei tessuti posti al suo interno grazie a una trama molto fitta. Alla fine del lavaggio, bisognerà solo levare a mano i frammenti di abiti dal suo interno. Il suo costo è di circa 30 euro, con spedizione gratuita in tutta Europa.
In alternativa nel 2017 è stata lanciata la Cora Ball, una palla che trae ispirazione direttamente dal modo in cui i coralli filtrano l’acqua. Grazie a un sistema di “braccia”, questa trattiene le fibre rilasciate dai tessuti. Il costo è ugualmente di circa 30 euro, a cui però bisogna aggiungere le spese di spedizione.
Chissà se in futuro le lavatrici saranno dotate di un filtro interno in questo senso. Intanto, acquisire consapevolezza delle conseguenze che hanno le nostre abitudini è il primo passo per intraprendere uno stile di vita in armonia con l’ambiente.