– di ENRICO MATTEO PONTI –
Impegniamoci a capire cosa si nasconde veramente dietro il provvedimento legislativo che va sotto il nome di “Autonomia differenziata”
Quando la Corte di Cassazione confermò la condanna ad Umberto Bossi riconosciuto colpevole del reato di vilipendio alla bandiera per avere, con la sua eccelsa eleganza politica e verbale, dichiarato che “il tricolore io lo uso per pulirmici il c….”, in molti pensarono che si fosse toccato il fondo nel processo secessionista.
Tale processo, però, è stato, nel tempo, portato avanti con strumenti più sottili ma parimenti aggressivi e, comunque, finalizzati al raggiungimento dello stesso scopo che fu alla base della nascita della Lega Nord.
Quella Lega Nord, oggi solo Lega nel nome ma non nell’animo, i cui esponenti, più per furbizia che per convinzione, stanno mordendo il freno fingendo di dimenticare e sperando che anche altri dimentichino quello che loro hanno, in un recente passato, pubblicamente fatto, dichiarato e affermato.
Quel tal Roberto Calderoli che, da Vice Presidente del Senato della Repubblica Italiana così scriveva ai sindaci e agli amministratori leghisti “Il 2 giugno tenetevi lontani da qualsiasi celebrazione. Non c’è nulla da festeggiare” affermando, inoltre “personalmente non ho mai sentito questa festa”. Il tutto nel mentre il signor Roberto Castelli, ministro della Repubblica Italiana, saltellava in piazza cantando “Chi non salta italiano è!”.
E che dire di Matteo Salvini, lo stesso che oggi gira indossando felpe delle Polizia di Stato sulle quali campeggia il tricolore. E qui sorge netta una domanda: Ma è lo stesso Salvini che ai microfoni de La Zanzara affermava “Il tricolore non mi rappresenta, non la sento come la mia bandiera. Il tricolore è solo la nazionale di calcio per cui io non tifo”?
E’ lo stesso Salvini che, da direttore di Radio Padania, conduceva la trasmissione Mai dire Italia che, coerentemente con il titolo, inneggiava a tifare Francia in occasione di una finale degli europei che vedeva, per l’appunto, i nostri cugini d’oltralpe impegnati contro la nazionale azzurra?
Sì, è lo stesso!
Lo stesso che in questi mesi, forte della sua incontrastata posizione nel Governo, opera per definire i contenuti del provvedimento, ormai, da molti definito “Spacca Italia”.
Provvedimento che, pur se in maniera solo apparentemente soft e grazie al mellifluo titolo di “Autonomia Differenziata”, raggiunge, comunque, lo scopo voluto dai suoi padrini.
Come, infatti, non chiamare “Spacca Italia” una legge che, dando l’addio definitivo all’unità nazionale, consentirà di arrivare alla regionalizzazione della scuola pubblica, dei docenti e dei dirigenti scolastici; al superamento del Servizio Sanitario Nazionale; a stabilire i fabbisogni standard in proporzione alle imposte riscosse in ogni regione sancendo che il 90% di tali imposte restino nella regione stessa. E potremmo continuare richiamando la prevista regionalizzazione delle normative in materia di ambiente; di sicurezza sul lavoro; della ricerca scientifica e tecnologica; dell’urbanistica; del territorio; della previdenza complementare. E vogliamo parlare del potere di veto delle regioni sulle nuove infrastrutture o del passaggio a titolo gratuito al demanio regionale di strade, ferrovie, dighe, porti?
E se aggiungessimo anche i beni culturali, museali ed il patrimonio artistico il disegno sarebbe perfettamente concluso.
Operazione questa, per chi non lo avesse capito, che porterà alla creazione di cittadini serie A, di serie B e, anche, di serie C. In pratica la scuola, la salute, la cultura e via elencando saranno a beneficio dei ricchi e gli altri, come le stelle nel romanzo di Cronin, al massimo, potranno stare a guardare .
Il tutto anche grazie ad un rivoluzionario, aberrante e mostruoso marchingegno normativo che, una volta approvato il provvedimento quadro, nella fase operativa vedrebbe la completa esclusione del Parlamento Nazionale.
Ora qualcuno si chiederà: Ma come è possibile? La risposta è nei numeri di cui, oggi, lor signori dispongono e sui quali contano per riuscire a realizzare tutto questo e anche molto di più… considerando che i testi conosciuti sono ancora in fase di ulteriore affinamento…
In questo sfacelo, è ovvio che in primis confidiamo fortemente sulla figura del Presidente della Repubblica in quanto, come prevede la Costituzione, garante dell’unità nazionale.
Ma sarebbe illusorio sperare che questo possa bastare. Riteniamo che serva una ritrovata coscienza collettiva, riteniamo che sia ora che la stampa tutta e non solo poche, isolate testate, spieghino quello che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ignora e la attuale maggioranza parlamentare fa di tutto perché continuino ad ignorare cosa si sta preparando per il loro domani.
Quindi, non teniamo la testa nella sabbia come gli struzzi che possono, così, vedere al massimo solo vermi e radici, ma alziamola la testa e pretendiamo di conoscere e condividere ovvero di non condividere in nome di quei principi che furono alla base della nascita della nostra Repubblica. Quella Repubblica Italiana che una genia di suoi dichiarati nemici vorrebbe distruggere per farla tornare ad essere quel niente politico valutato come tale dallo statista austriaco Klemens von Metternich nella famosa lettera scritta nel 1847 al conte Dietrichstein: ”L’Italia è una espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua ma che non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle”
Noi, invece, vogliamo che l’Italia torni ad avere un grande valore politico, quel valore che una pessima politica, una scarsa attenzione e una corta memoria di troppi nostri concittadini stanno contribuendo a farle perdere a livello interno ed internazionale.
E se qualcuno ci apostrofasse dicendo “Se vuoi parlare fatti eleggere”, siamo generosi. Regaliamogli una copia della nostra bella Costituzione. Avrà, così, modo di imparare, se vuole e se ne è in grado, che la facoltà di criticare, al pari di quella di vigilare, è una prerogativa inalienabile di tutti i cittadini che godono dei diritti civili e dei diritti politici . Facoltà di criticare e di vigilare che solo esseri ignoranti e in malafede ovvero i cattivi politici non vorrebbero riconoscere, ampliando a dismisura il solco fra cittadini e istituzioni e fra buona politica e cattiva politica.
E poiché da qui il passo verso la dittatura è breve, ci torna alla mente un bellissimo pensiero di Voltaire che ci permettiamo di parafrasare così: “La cattiva politica è il mezzo grazie al quale uomini senza principi, senza onestà e senza storia possono dirigere uomini senza memoria e senza futuro”.