di FEDERICO MARCANGELI
L’Italia è sempre più precaria. Una precarietà che sta infettato tutto il sistema paese. I dati ISTAT di ieri non lasciano spazio a molte interpretazioni perché, nella loro cruda rappresentazione della realtà, dipingono un quadro che dovrebbe far riflettere molto sulle politiche assunte in questi anni e su quelle che saranno portate avanti dal governo. L’istituto di statistica ha certificato che il 2018 si è chiuso in “recessione tecnica”, cioè con due trimestri a crescita negativa del PIL consecutivi. I dati del 2018 mostrano comunque un segno positivo (grezzo dell’1%, il definitivo arriverà il 1° Marzo), grazie ai trimestri precedenti di crescita. Era dal quarto trimestre del 2013 che l’Italia non registrava un -0.2% e ciò significa che il paese entrerà del 2019 a rilento rispetto alle stime. Un pò come far partire la macchina in seconda: può darsi che vada avanti, nel caso si dia molto gas, ma il rischio che si spenga non è così remoto. Il problema evidenziato dai dati ISTAT è stato quello della domanda interna (la somma di consumi privati, spesa pubblica, scorte, investimenti lordi), bilanciata parzialmente dall’export. La precarietà economica è quindi certificata, così come quella relativa al mercato del lavoro. L’espansione dell’occupazione dello 0.9% è un dato sicuramente positivo (Dicembre 2018 rispetto a Dicembre 2017), ma il problema vero riguarda le componenti del segno “più”, generato solo da contratti a termine (+ 257 mila) e indipendenti (+ 34 mila), che bilanciano gli 88 mila posti persi a tempo indeterminato. Aumentano anche gli inattivi tra i 25 ed i 34 anni (+ 28 mila unità), segno di una sfiducia dei giovani nei confronti della situazione lavorativa italiana.
In risposta a questa situazione, Di Maio ha dichiarato che “i dati Istat di oggi testimoniano che chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha portato fuori dalla crisi”. Lo stesso Ministro che l’11 Gennaio disse “Io credo che possa esserci un nuovo boom economico come negli anni ’60, all’epoca abbiamo costruito le autostrade e ora la nuova sfida sono le autostrade digitali”. Mentre Salvini, nella registrazione di ieri di Porta a Porta, ha preferito concentrarsi sui bot “mi interessa che i Bot hanno richiesta doppia (…) Alla fine di questo anno avremo il segno più, ne sono convinto”. Appare quantomai curiosa l’improvvisa importanza che Salvini attribuisce ai titoli di stato e quindi allo spread, che ad ottrobre aveva definito come “economia virtuale (…) la vita vera contro la realtà finanziaria”.
Tornando all’inizio del discorso, appare evidente che la precarietà sia il fil rouge di questi mesi: nell’ambiente economico/sociale e, soprattutto, nelle risposte che questo Governo sta offrendo per affrontarla.