Quando Mussolini divenne un fantoccio: la Repubblica di Salò

–  di GIULIA CLARIZIA-

Il 23 settembre 1943, i tedeschi proclamarono la nascita della Repubblica Sociale Italiana, altrimenti nota come Repubblica di Salò, dal luogo dove avevano sede il Ministero degli Esteri e quello della Cultura Popolare.

Una delle conseguenze dell’armistizio siglato dal maresciallo Pietro Badoglio, incaricato capo del governo dal re dopo l’arresto di Mussolini, fu la dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania. I nazisti, pronti a questa eventualità, occuparono tempestivamente il nord Italia, e attivarono una missione di salvataggio per far evadere Mussolini dal carcere sul Gran Sasso dove era stato rinchiuso.

Quando nell’ambasciata tedesca a Roma si annunciò la nascita del nuovo stato, poco riconosciuto come tale a livello internazionale- egli non era neanche presente. Si trovava in Germania, dove Hitler lo convinceva a prenderne ufficialmente la guida.

Da fiero alleato del führer, il duce veniva declassato a poco più di un Quisling, un governo fantoccio funzionale agli interessi tedeschi. Un’area da sfruttare per ottenere manodopera a basso costo, mantenendo la parvenza dell’amicizia dei “gloriosi” giorni dell’Asse Roma-Berlino.

I fascisti rimasti fedeli al duce- quelli che non fecero la fine di Ciano- si impegnarono per mantenere alta una ideologia che quasi tornava alle origini nel 1919. La denominazione di Repubblica Sociale, stabilita solo il 24 novembre 1943, doveva rimandare non solo all’ideale repubblicano, ma anche alla socializzazione delle imprese, in contrapposizione al capitalismo.

Di fronte a tale appropriazione ideale, i repubblicani antifascisti, il cui leader Randolfo Pacciardi era rifugiato negli Stati Uniti, non poterono non esternare il loro disprezzo. Scriveva Pacciardi da New York: “Riappare a Cremona o più lontano, in caricatura neroniana, il triste fantoccio che doveva fare ‘l’Italia grande, l’Italia imperiale, rispettata e temuta’. Dopo aver ammazzato tanti repubblicani e socialisti ora fa “il repubblicano” e “il socialista”, quasi per voluttà d’insudiciare, toccandole con mano impura, le insegne dell’Italia dell’avvenire, prima di esalare l’ultimo respiro pestifero sotto i colpi del plotone di esecuzione”[1].

Così fu. Il programma della repubblica di Mussolini, che prevedeva anche l’elezione di una costituente, non si realizzò mai. Gli anglo-americani risalivano e liberavano l’Italia, mentre tra i monti si armavano i partigiani.

[1] R. Pacciardi, “Dov’è l’Italia?”, in Italia Libera, vol. II, n. 19, 1 ottobre 1943.

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