Aboubakar Soumahoro e la USB chiedono giustizia ed equità per i braccianti: le parole del nuovo leader delle sinistre.

 

– di GIULIA CLARIZIA-

Le condizioni di lavoro e di vita dei braccianti non sono una novità. Eppure, un ragazzo è dovuto morire perché i riflettori siano tragicamente puntati su di loro, i veri poveri della nostra società.

Riportiamo il discorso tenuto da Aboubakar Soumahoro, dirigente sindacale della USB, in occasione della manifestazione dello scorso 4 giugno presso San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, per chiedere giustizia rispetto alla morte di Soumaila Sacko.

Mentre si festeggiava la Repubblica, Soumaila, sindacalista di 29 anni, veniva ucciso. Stava cercando delle lamiere abbandonate per costruire un rifugio nella tendopoli nei pressi del paese, già tristemente nota per l’incendio dello scorso gennaio in cui era rimasta uccisa Becky Moses, una donna di 26 anni.   Additato come ladro, Soumaila è stato freddato da un colpo di fucile.

Il lutto ha spinto il sindacato e le comunità di braccianti a mobilitarsi. Il 4 giugno una folla di lavoratori agricoli si è riversata sulle strade del paese con l’obiettivo di incontrare il sindaco e chiedere un incontro con il neo-ministro del lavoro Luigi Di Maio (che ancora tace).

In questo contesto, è emersa la figura di Aboubakar, intervistato lo scorso venerdì da Zoro (Diego Bianchi) durante l’episodio di Propaganda Live. Ecco cosa ha detto durante la manifestazione:

“Noi vogliamo dedicare a Soumaila Sacko questa giornata che per noi è di sciopero. Sta mattina i lavoratori delle campagne del foggiano non hanno lavorato. Oltre duemila persone, nessuno è uscito sta mattina a lavorare. Questo è il messaggio che noi vogliamo lanciare. Soumaila era un cittadino, un bracciante, un lavoratore. Aveva una figlia di cinque anni. Ha una compagna in Mali. Soumaila è da ormai due anni che era impegnato nella lotta, ma era una lotta rispetto a una condizione di lavoro di assoluta schiavitù, di sfruttamento, di ghettizzazione abitativa. Soumaila, insieme a tanti altri, lavorava con meno di tre euro al giorno. Questo è Soumaila. Non è l’extra-comunitario, non è il migrante. È la persona, l’uomo, il lavoratore, il bracciante, il sindacalista USB. Soumaila è stato assassinato, e noi chiediamo verità, giustizia, e rimandiamo al mittente chi ha fatto uscire in queste ore sintesi e conclusioni affrettate e infami. Soumaila non era un ladro. Soumaila viveva in quella gabbia e andava a cercare le lamiere perché si lavora, e non si ha un tetto dove dormire. Ma è normale che Soumaila insieme agli altri braccianti siano in questa condizione? No. E lo vogliamo dire. Soumaila è stato assassinato in un contesto politico. Noi viviamo in questo clima. Un ministro della Repubblica italiana ha dichiarato in questi giorni che “è finita la pacchia”. Non siamo mai stati in quella condizione di parassita come lo è stato il suo partito politico che per anni, prendeva i contributi e li mandava, guarda caso, in Africa. Allora, vogliamo dire al ministro dell’interno che la pacchia è finita per lui. Non è finita per noi. La pacchia per noi non esiste. La legge Bossi-Fini, la legge schiavista che crea illegalità, la legge ingiusta, non l’abbiamo portata noi dall’Africa. L’hanno approvata loro in parlamento. Noi non siamo stupidi, e non ci faremo intimidire. Sappiamo che in Calabria c’è anche una società che si ricorda del suo passato. Perché questa terra è stata saccheggiata non dai migranti, è stata saccheggiata da politiche che hanno rubato le risorse di questo paese. Noi siamo con le famiglie italiane che ritengono che non c’è differenza tra neri, bianchi o gialli. Siamo con i lavoratori italiani che ritengono che il salario deve essere uguale per tutti. Siamo con gli studenti, i disoccupati che chiedono un lavoro non perché si è bianchi, gialli o rossi, ma perché siamo degli esseri umani. Abbiamo il sangue rosso nelle vene. Siamo sulla stessa barca. Loro vogliono una guerra tra di noi, migranti contro italiani. Qualcuno dirà: “Ma questo governo si è insediato appena tre giorni fa”. No. Hanno fatto una campagna elettorale che dura ormai da anni, e questa politica noi la sconfiggeremo, non in quanto migranti, ma in quanto lavoratori, braccianti, disoccupati, studenti, italiani- poco importa- perché siamo le persone che subiscono le loro ingiustizie. E il problema non sono i migranti, i migranti sono la soluzione. Perché ritengono che non bisogna mai inclinare la testa di fronte a un padrone che ci schiavizza. E dobbiamo lottare insieme per fare piena luce sulla questione di Soumaila”[1].

Che queste parole possano essere di ispirazione per molti.

[1] Il discorso è stato trascritto sulla base del video trasmesso durante l’episodio del 8-6-2018 di Propaganda Live.

giuliaclarizia

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