Caro Ernesto Galli della Loggia: la scuola cambia se eleva, non se si eleva.

-di FRANCESCA VIAN-

Caro Ernesto Galli della Loggia, immagino che la Sua lettera al nuovo Ministro della Pubblica Istruzione abbia fatto sorridere molti, ma sarà dispiaciuta a chiunque abbia a cuore un reale ‘cambiamento’ della Scuola. 

Tutti i punti da Lei indicati sono irrilevanti per un qualsivoglia ‘cambiamento’ degno di questo nome, e non farebbero che mantenere lo status quo. Sono del tutto marginali oppure già in essere.

  • Ho insegnato sia con, sia senza la predella: variando l’altezza della cattedra, la carismaticità del professore non cambia. Inoltre ci si sbatte le caviglie e ci si rompe gli abiti, e gli spigoli sono pericolosi. Però è uguale. Se mi trovo la pedana, la accetto. Per l’appunto, non cambianiente.
  • Idem per l’alzarsi in piedi: variando l’altezza degli alunni, quando salutano, il rispetto per il professore non cambia. Si alzino pure, comunque. La scuola non ‘cambierà’ per questo.
  • Non è togliendo ‘le feste degli alberi’, che si comincerà a studiare. Se qualcuno non studia, non è certo per colpa degli alberi.
  • Gli organi rappresentativi sono un piccolo esercizio di democrazia: se gli altri non ce li hanno, perché dobbiamo privarne la scuola? Togliendoli, non ‘cambieremo’ la scuola. Produrremmo un più agevole mantenimento dello status quo.
  • Riducendo le riunioni, non miglioreremo il servizio. Faremo semplicemente meno riunioni.
  • Le pulizie non potrebbero fare male agli studenti, ma nemmeno ‘cambiare’ il volto della scuola.
  • La scheda SIM è già vietata ai giovanissimi, ma i genitori se la intestano e risolvono il problema. Il telefono è comunque interdetto nelle classi. Lei vuole vietare ciò che è già vietato. I docenti che non rispettano il divieto vigente permettendo l’uso del cellulare, non rispetteranno nemmeno questo Suo ulteriore divieto.
  • Le biblioteche devono certamente crescere; in genere ci sono nelle scuole, anche se piccole, ma i ragazzi le frequentano poco. Il cambiamento non sta soltanto nell’averle, ma nell’imparare ad amarle.
  • Andare in gita in Italia va bene, ma la Scuola non cambierà solo per la meta della visita.
  • Quasi tutte le scuole sono già intestate a grandi personaggi: titoliamole tutte, va bene. Certo che sì.

Nessuno di questi dieci punti ha proposto un reale valore aggiunto alla Scuola. Nessuno di questi punti dice come si vuole cambiare e in quale direzione. Nessuno di questi dieci punti investe in misura apprezzabile sugli studenti, che sono il soggetto interessato dal cambiamento. Nessuno di questi dieci punti rispetta un sistema complesso e in movimento, votato alla formazione culturale e umana di persone in crescita, né rispetta le molte persone che combattono ogni giorno per cambiare la scuola.

Lei ha un po’ banalizzato la scuola, caro professore. Ho studiato per intero un suo libro, e so che Lei non è certo un uomo che banalizza. Ma forse, per parlare di scuola, bisogna avere in mente un reale ‘cambiamento’. Da addetta ai lavori, Le garantisco che negli ultimi decenni sono stati agiti cambiamenti importanti, anche da parte della legislazione scolastica, che ha progredito nella direzione di far avanzare tutti gli studenti. Bisognerebbe cominciare intanto a interiorizzare lo spirito di questa legislazione, che non è ancora entrato nelle coscienze. E già si produrrebbe un cambiamento. E poi bisogna andare avanti verso il fine, che è quello ‘di elevare la condizione umana di ciascun uomo sulla terra’ (Pietro Nenni, 1926), e di ‘liberare la società umana di tutte le forme di alienazione e di oppressione’ (Pietro Nenni, Mondoperaio; cito una fonte a cui Lei ha avuto il merito di contribuire).

Elevare non equivale a elevarsi, salendo sulla pedana. 

Lei che conosce così bene la Storia, sono sicura che può proporre cambiamenti più sostanziali, che mirino ad elevare realmente la condizione umana. Affettuosi saluti.

francescavian

One thought on “Caro Ernesto Galli della Loggia: la scuola cambia se eleva, non se si eleva.

  1. Se l’illustre Ernesto Galli della Loggia ha scritto i dieci comandamenti con intento ironico, bene ha fatto ridere! Se l’intento era serio, lo invito a riflettere sul fatto che non si deve intervenire sullo “strumento scuola” (le sue proposte sono tutte di tipo strutturale organizzativo…) ma sulle variabili educative agite per aumentare le competenze dei ragazzi. L’illustre cita la sanità, ma ricordo che i professionisti della sanità hanno, con il sistema ECM, un obbligo formativo annuale e le aziende sanitarie finanziano la formazione continua dei loro dipendenti! Il sistema salute ha capito che se cambia le sedie della sala riunioni ma ha degli asini di Primari le vite non le salvano! Per non parlare poi degli organi rappresentativi dei pazienti e del sistema qualità che prevede immancabilmente il coinvolgimento dei pazienti (credo sia necessario parlare sempre con cognizione di causa, sempre)!
    Dunque grazie all’autrice per il coraggio di sconfessare e smascherare il “parlare vuoto” di personaggi pubblici dai quali, ci aspettiamo di più.
    Grazie. Un genitore sensibile ai problemi della scuola. FB

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