Raccontare il carcere per risolverne i problemi: “Un ambasciatore a Regina Coeli”

-di GIULIA CLARIZIA-

 “Un ambasciatore a Regina Coeli”. Questo è il titolo del libro di Claudio Moreno presentato ieri presso la Fondazione Pietro Nenni. Un titolo accattivante- sottolinea Alessandro Minuto Rizzo, presidente del NATO Defence College, – dietro al quale si apre un libro importante, che immerge il lettore nella poco nota dimensione del carcere e di tutte le serie problematiche che esso presenta.

Sono due i principali aspetti che durante la conferenza sono stati più volte ribaditi dai relatori: l’approccio straordinariamente oggettivo ed incisivo offerto dall’autore, e lo stimolo alla riflessione.

Come è noto, l’ambasciatore Claudio Moreno trascorse sei mesi nel carcere di Regina Coeli all’inizio degli anni ’90, quando durante il suo incarico come ambasciatore in Argentina fu richiamato a Roma per delle indagini sui programmi di Cooperazione allo Sviluppo. Erano i tempi di Mani Pulite, e Moreno finì nel vortice delle incarcerazioni preventive.

Molti di noi possono solo provare a immaginare quanta sofferenza e disagio possa provocare un’esperienza del genere. Eppure, l’ambasciatore Moreno- riflette Rita Bernardini, presidente del Partito Radicale- ha avuto la lucidità di “prendere carta e penna” e fare della sua esperienza una battaglia in nome della giustizia e dei diritti fondamentali. Giorgio Benvenuto, presidente della fondazione ospitante, si aggiunge a questa riflessione rilevando come il libro non racconti una violenza subita, ma guardi ai problemi e alla necessità di trovarvi una soluzione.

Infatti, Alessandro Minuto Rizzo paragona il libro a un rapporto diplomatico, in cui l’autore lascia che parlino i fatti, in maniera oggettiva, e racconta la concretezza della vita nel carcere attraverso ritratti dei detenuti, di comportamenti, abitudini, parole e modi di comunicare. In questo modo, come ha sottolineato Giuseppe Pennisi, presidente della Commissione speciale dell’Informazione del CNEL, si offre al lettore il quadro completo di un mondo che probabilmente nessuno vorrebbe conoscere.

Di qui il secondo aspetto: quello della riflessione che deve raggiungere i cittadini ma anche- e forse soprattutto- i decisori. Si è più volte richiamata la situazione dell’iter legislativo riguardo la riforma delle carceri che è rimasta in sospeso tra il vecchio governo e quello che verrà.

Violazione dei diritti della persona, abuso dell’incarcerazione preventiva, mancanza di un’adeguata rieducazione e di un reale reinserimento nella società che dunque comporta un’altissima percentuale di recidiva, mancanza di presa in considerazione delle pene alternative al carcere. Queste sono le principali questioni che ieri sono state solo accennate, ma dietro alle quali esiste un mondo di problematiche e sofferenza.

Oltre al gravissimo disagio sociale che ne deriva, la situazione delle carceri italiane è un motivo di forte imbarazzo del nostro paese nei consessi internazionali. Proprio l’autore ha raccontato di come durante la sua esperienza alla guida della CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti Umani), si sia trovato a dover riportare nelle commissioni delle Nazioni Unite l’indice del rispetto dei diritti umani in Italia e dunque, a discutere sul piano internazionale proprio di quelle violazioni da lui subite in prima persona.

Il libro, dunque, si presenta come un fondamentale punto di partenza per dare uno sguardo al mondo dietro le sbarre, spesso ignorato, ma cruciale per il funzionamento della nostra società.

giuliaclarizia

Rispondi