Sbatti il CNEL in prima pagina

-di FRANCO LOTITO-

Villa Lubin è una bellissima costruzione degli inizi del secolo scorso immersa nello splendore di Villa Borghese a Roma e da 60 anni ospita il CNEL. Che cos’è il CNEL? Il suo statuto lo descrive come un organo di rango costituzionale tramite il quale le rappresentanze delle forze sociali (organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro) vengono chiamate a dare il loro contributo alla formazione degli indirizzi generali di politica economica e sociale del Paese. Recentemente il Governo ha provveduto a rinnovarne cariche e composizione del “Parlamentino”.
Lo spazio riservato dagli organi di stampa alla notizia della “riapertura” del CNEL dopo il rischio di soppressione scampato grazie alla vittoria del NO nel referendum del 4 dicembre scorso non è stato poco. Se ne è occupato persino il Corriere della Sera e con un risalto ed un’enfasi degna di miglior causa. Per Pierluigi Battista, che tre giorni fa ha firmato un articolo di fondo, il rinnovo delle cariche del CNEL è diventato il “simbolo” di un sistema abitato da un ceto politico pervicacemente “arroccato nei suoi privilegi” ed indifferente alla dura sanzione che gli elettori hanno depositato nelle urne il 4 marzo. Nientemeno!
L’invettiva contro la decisione del Governo è aspra ed individua una specie di reato di “privilegio” aggravato e continuato nel fatto che le nomine dei nuovi consiglieri continuerebbero ad essere coperte da lauti compensi. Certo, Battista potrebbe avere una qualche ragione se effettivamente i consiglieri appena nominati percepissero una qualche forma di compenso. Il fatto è che sono ormai 4 anni che opera una legge che ha cancellato ogni forma di indennità, sicché i nuovi nominati potranno godere soltanto del rimborso delle spese effettivamente sostenute per partecipare all’attività dell’organo. Quindi, niente sinecure, niente nomine “lautamente indennizzate”. Come la mettiamo con la portata “simbolica”? Difficile credere che un giornalista esperto e degno della massima stima professionale quale è sicuramente Pierluigi Battista, sia incorso in un errore di documentazione così grossolano. Allora c’è da chiedersi se le ragioni di un attacco così pesante non siano da ricercare nelle pieghe di un pensiero che viene da lontano.
Concepito e voluto dai Padri costituenti come un organo consultivo al quale il Governo, il Parlamento e le Regioni potevano rivolgersi per acquisire il parere delle Parti sociali sulla formazione delle leggi in materia economica e sociale, il CNEL è diventato nei fatti un canale di collegamento diretto tra le forze vive del mondo del lavoro e delle imprese e delle Istituzioni democratiche. Recentemente il CNEL ha ulteriormente articolato la sua composizione includendo la rappresentanza del Terzo Settore. Quando questa funzione è stata svolta al meglio, Villa Lubin è stata un centro di grande stimolo culturale che ha chiamato intorno a se le migliori energie nel campo della ricerca sociale e sui temi di fondo dell’economia; ha saputo costruire quella che resta la più importante banca-dati sui contratti di lavoro e sull’attività contrattuale. Dal CNEL sono scaturite proposte e contenuti che hanno ispirato il Legislatore, e non di rado nel lavoro delle Commissioni e del Parlamentino le Parti sociali hanno trovato la sede opportuna per approfondire i rispettivi punti di vista nei momenti in cui i tavoli di confronto negoziale registravano tensioni ed intoppi.
Certo, non è stato sempre cosi. Quando la crisi economica ha messo le forze sociali con le spalle al muro e le culture della disintermediazione hanno preso il sopravvento sui modelli della partecipazione, anche il CNEL ne ha subìto le conseguenze. E’ stata l’epoca degli attacchi alle sue prerogative istituzionali, alla piegatura burocratica delle sue strutture, alle sue risorse, alla sua effettiva rappresentatività, infine alla sua utilità. Critiche non di rado meritate che tuttavia miravano non al suo miglioramento, ma alla sua distruzione. Con il referendum sulla proposta di riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi la sua abolizione sembrava cosa fatta. Invece gli elettori hanno detto di NO, anche all’abolizione del CNEL. Battista sostiene che se gli italiani fossero stati chiamati a pronunciarsi solo su questo punto, il SI all’abolizione sarebbe stato un plebiscito. Su questo punto ha ragione. Il ché deve suonare come la più potente sirena d’allarme per le forze che sono appena state chiamate a riprendere la loro funzione di rappresentanza a Villa Lubin. Gli attacchi dal versante dei costi delle strutture possono essere facilmente respinti e – come fa sapere Tiziano Treu, il nuovo presidente – anche quelli che prendono di mira le strutture gestionali. Tuttavia è inutile negarlo: un problema di ruolo esiste. Il CNEL deve ripensare la sua missione istituzionale, il rapporto con le agenzie legislative, dovrebbe anche proporsi alle forze sociali nel suo complesso, scavalcando il recinto delle rappresentanze istituzionalizzate, come luogo dove ricostruire il tessuto del dialogo e della mediazione sociale oggi confutata da una presunta superiorità della cosiddetta “democrazia del web”. E non c’è dubbio che ad un progetto di riforma di tale portata che metta al riparo il CNEL dal principio di “utilità” debbano provvedere innanzitutto le grandi Organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro. Debbono farlo senza indugio, altrimenti Pierluigi Battista tornerà presto alla carica.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Sbatti il CNEL in prima pagina

  1. Condivido pienamente il pensiero di Franco Lotito. Non ci sono indennità, quindi non c’è trippa per gatti. Ormai lì non si ci va più per parcheggiare sindacalisti o rappresentanti di associazioni datoriali trombati.
    Bisogna rivivacizzare il senso e le finalità che i Costituenti avevano assegnato al CNEL. Alcune osservazioni sulla sua composizione sono, quindi, d’obbligo. Se il CNEL è un organismo consultivo di intermediazione tra le istituzioni ed i cittadini attraverso il sistema della rappresentanza sociale e del mondo del lavoro a che serve il principio di proporzionalità prodotto dai precedenti e dall’attuale Governo? Se il principio è il pluralismo delle forze da rappresentare, perchè Confindustria dovrebbe avere 6 rappresentanti (nonostante abbia perso la Fiat) e altri associazioni datoriali niente? Stessa cosa vale per Cgil, Cisl. Uil. Non sarebbe più opportuno, fatto uguale a 48 i componenti (quindi non aumento dei posti e dei costi, ma qualità e pluralismo della rappresentanza), assegnare un componente a tutte quelle associazioni datoriali e sindacali che abbiano certi requisiti (non autocertificati) di essere presenti nell’organismo costituzionale? Considerato che la norma costituzionale prevede il pluralismo, che senso ha questa prova muscolare con numeri elevati a Confindustria e triplice? Se si è portatori di idee, capacità di produrre proposte di legge e progetti per migliorare il sistema della contrattazione e la legislazione a sostegno del lavoro e delle imprese, basta uno di confindustria, uno per la Cgil, uno per la Cisl e così via e quindi dare a tutte quelle forze che hanno certi requisiti òa possibilità di partecipare ed essere rappresentati in quanto sigla e non in quanto azionista di maggioranza. Necessita una legge che riorganizzi e regoli la materia e per una volta non sia, di nuovo, una leggina concertata con i giocatori in campo e cioè Confindustria e triplici e poi passata in parlamento. Così si fa male al sistema della rappresentanza ed al Paese.

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